Immigrazione, la spedizione contro gli scafisti è un bluff
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Immigrazione, la spedizione contro gli scafisti è un bluff

Irrisoria e irridente negazione delle aspettative dell'Italia di condivisione della risposta alla tragedia dei migranti

Chiamatelo come volete. Grande bluff, buco nell’acqua, falsa partenza.

Il pomposo proclama di ieri col quale i ministri degli Esteri e della Difesa dell’Unione europea hanno dato a Bruxelles il “via libera politico” (non quello vero, ma solo un avallo teorico-organizzativo alla spedizione navale europea contro gli scafisti libici, con uno stanziamento iniziale ridicolo di 11,82 milioni di euro) suona come un’irrisoria e irridente pietra tombale sulle aspettative dell’Italia di “condivisione” del dramma migratorio.

Siamo soli
La realtà è che restiamo soli, a dispetto del frenetico attivismo e del piglio decisionista di Lady Pesc, Federica Mogherini.La quale vanta di avere ottenuto, in meno di un mese dal varo dell’Agenda sull’immigrazione da parte della Commissione Juncker, il via alla spedizione. Peccato che come lei stessa ha detto, la ripartizione in quote dei richiedenti asilo tra i Paesi europei è una faccia della stessa medaglia.

La gestione dei flussi migratori non può esser limitata alla missione militare, dev’essere integrata con un sistema di ripartizione obbligatoria dei migranti tra i Paesi della UE. E qui le liti gettano ombre sulla credibilità dell’intero progetto.

Al tempo stesso, la spedizione navale, ancorché “politicamente decisa”, perde ogni giorno valore, smarrendo in mare le sue caratteristiche più proprie con la negazione di qualsiasi assetto mirato a azioni in territorio o acque territoriali libici (lo ha ribadito lo stesso presidente Mattarella in visita a Tunisi).

L'assenso della "autorità" libiche
Qualsiasi iniziativa anche pseudo-militare UE richiede l’assenso (anzi, l’appello) delle autorità libiche, cioè delle autorità di uno Stato che non è più uno Stato, che è privo di autorità riconosciute, è una pelle di leopardo di enclave, città-Stato in mano a fazioni tribali, politiche o religiose.
Che variamente si sono pronunciate contro l’intrusione (leggi incursione) degli stranieri. In più, deve pronunciarsi l’Onu.

Alle difficoltà tecniche dell’individuazione dei barconi degli scafisti nei porti e della loro distruzione, e ai rischi connessi di colpire civili (leggi donne e bambini, strumentalizzabili come scudi umani dai criminali), si aggiunge il veto russo alla violazione dell’integrità territoriale libica e il magma conflittuale di interessi che stanno dietro le singole fazioni (Egitto con Tobruk, Turchia con Tripoli).

Senza una risoluzione al Palazzo di Vetro che autorizzi l’uso della forza, la spedizione navale si ridurrà a un pattugliamento del Mediterraneo, che non respinge ma soccorre secondo la legge del mare, e che sbarca i migranti in Italia.

Restava solo la speranza che almeno l’Europa si prendesse in parte carico di una tragedia che l’Italia da sola non è in grado di fronteggiare, per di più provocata dalla sciagurata spinta francese verso la guerra a Gheddafi nel 2011.

Invece nulla. La quota da suddividere tra i vari Paesi ammonterebbe a appena 20mila richiedenti asilo (ma ne arrivano a centinaia di migliaia), con una percentuale appannaggio dell’Italia di circa il 10 per cento. Molti Paesi si sono sfilati, altri si stanno sfilando.

I paesi contrari
Dopo la Gran Bretagna, che ha teorizzato i respingimenti in mare e respinto l’idea di quote obbligatorie, si sono messe di traverso Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, più i baltici (Estonia, Lettonia, Lituania). La Francia sembrava della partita, invece ha ingranato una clamorosa retromarcia per bocca del suo primo ministro Manuel Valls.

E la Spagna, che da sempre respinge i migranti in Africa, contesta i criteri di ripartizione. Resta la Germania, che ha dato la sua disponibilità, che già deve reggere l’impatto maggiore di richiedenti asilo accolti, ma che non ha interesse a premere ulteriormente.

Il rischio per l'Italia
Il risultato, checché ne dica Lady Mogherini, rischia di essere catastrofico (per noi). Siamo già in dirittura dell’estate e dobbiamo aspettarci ondate di migranti che solo in parte sono profughi di guerra. Ci siamo incatenati all’obbligo di soccorrerli in mare, incentivandoli di fatto a salpare e quindi rischiar di morire, attraverso una spedizione navale che diventerà un nuovo Mare Nostrum con targa UE.

Ma ci saranno altri naufraghi e altri morti, e la destinazione finale non cambierà. Tutti a Lampedusa. Tutti in Sicilia, in Calabria, in Sardegna. Una gigantesca bomba umana che farà felici solo i trafficanti di esseri umani da un lato e dall’altro del Mediterraneo.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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