Immigrazione: l'Europa se ne lava le mani
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Immigrazione: l'Europa se ne lava le mani

La Commissione comunica che non ci sono soldi per potenziare il dispositivo Ue alle frontiere marine: una vergogna, una miopia che peserà solo sull'Italia

L’Europa quindi si lava le mani del problema dell’immigrazione, di questo fenomeno epocale che rischia di travolgerci. E nega fondi e condivisione politica al rafforzamento della missione Triton di pattugliamento di coste che sono nostre ma anche della UE. Non contano nulla quasi mille morti nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, gli oltre mille profughi (quasi 8mila) sbarcati in Italia in una settimana, la violenza che cresce e porta tragicamente alla luce la guerra di religione direttamente sui barconi (12 cristiani sarebbero stati accoltellati e buttati a mare).

Nulla conta la preoccupazione per le possibili infiltrazioni terroristiche dell’Isis tra i boat people, anche se documenti jihadisti già indicano traghetti e mercantili nel Mediterraneo come bersagli di possibili attacchi. In questo scenario un portavoce europeo della Commissione è costretto a ammettere che non ci sono soldi per potenziare il dispositivo UE alle frontiere marine.

Una vergogna, una miopia, un’ipocrisia che fanno paura e che dimostrano anche quanto poco si faccia ascoltare l’Italia.

L’uscita del portavoce precede la riunione cruciale di lunedì a Bruxelles sulla Libia. L’Alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini, dovrebbe portare proposte per la stabilizzazione o almeno per il contrasto al terrorismo dell’Isis. Ma le sue parole finora sono lettera morta. Il tema Libia è strettamente legato all’immigrazione. I flussi si erano interrotti, salvo sporadiche riprese nei momenti di frizione, grazie al dialogo riaperto dall’Italia con la Libia di Gheddafi. Dialogo che aveva portato a un Trattato di Pace che contemplava la cooperazione tra i due Paesi per impedire l’esodo e le traversate della morte.

La Francia, nostro partner europeo (è bene ricordarlo) si fece promotrice della guerra contro Gheddafi per interessi di predominio politico-economico nel Nord Africa (non è più la Grandeur di una volta neppure là) e gli Stati Uniti di Obama seguirono, seppure riluttanti, trascinando Londra. La Germania si astenne. Oggi si vedono i risultati. L’Isis ha i suoi capisaldi in Libia. Il Paese è nel caos, in preda a una guerra civile con oltre 200 bande armate che si sono divise il territorio.

Campo libero ai criminali che organizzano le partenze di profughi da tutta l’Africa e dal Medio Oriente. In questa situazione in cui le cui responsabilità sono pienamente europee (l’Italia tentò invano con Berlusconi di riportare i partner alla ragione) e con l’Isis e la questa bomba umana di quasi 400mila immigrati potenzialmente in arrivo in un anno, la Commissione dice di non avere soldi e consenso per un’azione efficace di contrasto. Soldi che però non mancano per tenere in vita due diverse sedi del Parlamento europeo, a Bruxelles e a Strasburgo (solo per accarezzare lo sciovinismo francese). Centinaia di milioni di spreco mentre l’Europa ha stanziato per l’operazione Triton appena 3 milioni al mese! Soldi che non mancano per finanziare la “comprensione della UE” o promuovere l’integrazione dei Rom (che non vogliono integrarsi).

E se l’Europa e le istituzioni europee dovrebbero vergognarsi della loro incapacità d’intervenire, questa volta per una giusta causa, in Libia, o della pervicace indifferenza verso la tragedia migratoria, l’Italia e il governo italiano dovrebbero vergognarsi per la loro inconcludenza fatta di proclami e parole. Il tutto mentre il presidente della Camera, Laura Boldrini, nega pure l’evidenza e dice che sopraffazioni sui barconi ci sono sempre e insomma non fa bene parlare di scontro di civiltà perché su quel barcone non sarà mica nata una disputa teologica…! Argomenti surreali.
Ecco, la rotta europea (e italiana) è quella del Titanic.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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