Il voto bavarese e la Germania allo specchio
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Il voto bavarese e la Germania allo specchio

Vittoria Verde e sconfitta, senza danni, dei moderati che pagano la fobia anti-migranti di Horst Seehofer

Il recente voto bavarese non deve trarre in inganno. O meglio, va letto con onestà intellettuale, perché se è vero che i Verdi, cioè un partito di sinistra, hanno trionfato, è anche vero che l’area di centro destra rimane fortissima, e anzi vede le proprie sigle ramificarsi. Insomma la transizione tedesca non è finita e non è bellissima da guardare.

Il voto in numeri

La fotografia dei numeri, virgole a parte, è questa: Csu 37%, Verdi 17%, Freie Wähler 11%, AfD 10%, Spd 9%.

Ha perso la CSU?

I cristiano sociali hanno ricevuto un colpo molto forte, un meno dieci per cento, ma restano il primo partito della regione. Eppure, per un Land abituato al governo monocolore, il voltafaccia degli elettori moderati è netto.

Dove sono finiti i voti persi a causa dell’ossessione anti migranti del ministro dell’interno Horst Seehofer? Se a sinistra è difficile crederlo, l’ipotesi è che essi siano finiti in altre due formazioni, entrambe forse ancor più conservatrici della Csu come i Freie Wähler e AfD (Alternative für Deutschland).

I bavaresi hanno la virtù della prudenza. Dote poco seducente ma molto concreta. Un partito troppo spostato a destra non piace. C’è unanimità nelle analisi della prima ora: la propaganda di Seehofer filo sovranista e anti-migranti ha spaventato i moderati. D’altronde non scopriamo oggi che la Germania ha elaborato sul piano storico il dramma del radicalismo politico, ed è in grado di respingere le pulsioni di pancia della società.

Tuttavia crescono due partiti che fanno del sovranismo e del qualunquismo (Freie Wähler - liberi elettrori - è un nome che cela non poche ambiguità) le loro armi principali. E proprio i liberi elettori sembrano i candidati preferiti dalla Csu per allearsi a governare, dal momento che il programma dei Verdi appare troppo sbilanciato a sinistra.

Ma è anche vero che la destra estrema di AfD arriva “solo” al 10% mentre il dato nazionale parla di un clamoroso 18% (dove c'è il peso dei Länder orientali), e quindi l’idea che la Baviera non ami toni esasperati e politiche di destra oltranzista si avvalora ulteriormente.

I Verdi

I Verdi, che erano in caduta libera dopo i gloriosi anni Ottanta e Novanta, sembrano risorgere proprio in un Land conservatore (dove, come da pronostico, la Spd subisce l’ennesima débâcle). Fuori dalla Germania può essere sfuggito, ma dentro no, che ormai Bayer con l’acquisto/fusione di Monsanto è diventata leader mondiale della chimica. E con l’operazione si è messa in pancia titoli validi in borsa, ma anche barili tossici e ampiamente contestati, come il temibile glifosato che molto fece discutere a Bruxelles quando proprio la Csu tradì, era il dicembre 2017, l’indicazione di Angela Merkel e votò a favore del suo utilizzo nell’agricoltura europea per i prossimi cinque anni.

I Verdi li guida una donna

Alla guida dei Verdi c’è Katharina Schulze. Giovane, ottima oratrice, con lei il partito ha raddoppiato i voti e ha convinto addirittura la base degli elettori della CSU, che poco incline al dogmatismo non vedrebbero male un’alleanza coi suoi Verdi (ma il vertice del partito ha altri piani, figurarsi). Schulze parla una lingua di buon senso ecologista senza fanatismi, basata sulla sicurezza alimentare e nelle strade; parla anche di diritto all’immigrazione, ma controllata. Peraltro un’ovvietà clamorosa, dal momento che l’immigrazione in Germania lo è da sempre.

Ricadute a livello nazionale? Presto per dirlo. Ma sia i moderati, sia la sinistra, hanno forse iniziato a capire cosa non piace ai loro elettori.

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Alessandro Turci

Alessandro Turci (Sanremo 1970) è documentarista freelance e senior analyst presso Aspenia dove si occupa di politica estera

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