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Il mistero delle "città fantasma" cinesi

Viaggio in dieci "new city" costruite dal governo cinese per fare fronte alla pressione demografica dei contadini inurbati. Ma rimaste desolatamente vuote

Il governo cinese ha annunciato di voler fondere Pechino con il porto di Tianjin e con la regione dell’Hebei, per creare Jjj, una nuova capitale da 130 milioni di abitanti.

In Cina non è il primo caso di programmazione di una megalopoli: alla fine degli anni Novanta il regime progettò una serie di città che avrebbero dovuto ospitare da 600 mila a 1 milione di abitanti l’una, per assorbire la pressione demografica dei contadini dell’ovest, spinti all’inurbamento.

Queste «new city» sono costate decine di miliardi di dollari e hanno dato lavoro alle aziende edili cinesi, quotate in Borsa. Ma sono vuote. Troupe televisive e giornalisti ne hanno visitate alcune.

Eppure sulle sue "città fantasma" Pechino impedisce che trapeli una verità ufficiale ed è riuscita a trasformare il caso in un impenetrabile mistero. Anche il loro numero è incerto: dieci? 12? Di più? Ecco quel che Panorama ha potuto verificare. 

Ordos
È una città nella Mongolia interna: è una metropoli da 1 milione di abitanti per 355 chilometri quadrati di estensione, ma è abitata al 2-3 per cento. È stata costruita dal nulla negli anni tra il 2004 e il 2009 su campi coltivati, e pare sia costata 5 miliardi di dollari. Ne ha parlato Time nel 2009, è stata filmata anche da Al Jazeera. È piena di centinaia di grattacieli, in gran parte lasciati a metà.

Yujiapu
Sorge nella municipalità di Tianjin e secondo un recente reportage dell’emittente americana Nbc doveva essere la piccola "Manhattan cinese" sul fiume Hai e affiancarsi a Shanghai e Hong Kong come centro finanziario. Poi è stata abbandonata. Costruita a partire dal 2008, ricopre un’area di 15 chilometri quadrati, 120 chilometri a sud-est di Pechino. I primi edifici sono stati ultimati nel 2010, e doveva essere terminata nel 2019. Bloomberg in un suo reportage del giugno 2014 ha confermato che è disabitata, con la sua replica esatta del Rockefeller center e delle Twin towers.

Chenggong
È stata costruita dal 2003 sulle sponde del grande lago Dianchi, nel distretto di Kunming, nel sud della Cina. Era stata pensata come un grande centro universitario ed economico, ma è stata abbandonata. Dei 100 mila appartamenti costruiti, 90 mila sono vuoti. I pochi abitanti sono studenti della Yunnan University e guardie della sicurezza.

Nanhui
Dal 2012 ribattezzata Lingang, è una "new city" che sorge 60 chilometri a sud di Shanghai. È in costruzione dal 2003 e dovrebbe essere completata nel 2020. Estesa 266 chilometri quadrati, dovrebbe ospitare oltre 1 milione di abitanti ma in realtà è ancora semivuota.

Erenhot
Costruita nel deserto della Mongolia, doveva avere 600 mila abitanti ma ne ha appena 70 mila. Anche molti cantieri sono abbandonati.

Changsha
Business insider la indicava tre anni fa come una delle più grandi città fantasma cinesi: dovrebbe avere una popolazione di oltre 1 milione di abitanti, ma non arriva alla metà.

Zhengzhou
Il "new district", costruito a sud della metropoli, è stato visitato nel 2014 dalla tv australiana Sbs Dateline: è costato circa 19 miliardi di dollari ma è in massima parte disabitato.

Dantu
Nella provincia di Zenjiang, è stata una città fantasma per un decennio, fino al 2010. Doveva essere una new city da 1 milione di abitanti, oggi è abitata per meno della metà.

Xinyang
È una new city costruita nel cuore della Cina, 1.700 chilometri a est di Shanghai: doveva accogliere 1 milione di abitanti. È in gran parte disabitata.

Thianducheng
È una finta Parigi pochi chilometri a sud di Shanghai: è quasi disabitata. Costruita nel 2009, viene frequentata solo da curiosi o da sposi che ci fanno gli album di nozze. La finta Tour Eiffel per esempio sorge in un grande prato, ed è circondata da grattacieli vuoti.


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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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