I “Beppe Grillo” del mondo arabo
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I “Beppe Grillo” del mondo arabo

Bassem Youssef in Egitto e Sami Fehri in Tunisia, i comici sono i veri nemici degli islamisti.

 

Se da questa parte del Mediterraneo c’è un comico che ottiene un quarto dei voti alle elezioni, sull’altra sponda del mare c’è chi viene criticato, multato e a volte arrestato perché scherza sul Presidente e sugli imam più conservatori.

Bassem Youssef è molto popolare e influente in Egitto, al punto di essere stato inserito nell’elenco delle cento persone più influenti del mondo dalla rivista Time. Ex cardiochirurgo, questo comico è diventato famoso nei giorni della rivoluzione, dopo aver pubblicato alcune puntate del suo show su internet per prendersi gioco della retorica di Mubarak. Oggi El barnameg (il programma) è lo show televisivo più seguito dell’Egitto.

Guardare il suo show non è più soltanto un modo per svagarsi. Le sue battute irriverenti nei confronti degli islamisti e del Presidente Morsi generano spesso feroci discussioni tra gli egiziani, sempre più divisi tra chi lo ama per la sua irriverenza e chi vorrebbe mettere un freno alla sua mancanza di rispetto. Bassem Youssef ha rotto, infatti, un tabù della televisione egiziana, portando nel suo programma l’umorismo delle barzellette popolari, una satira poco tenera nei confronti di alcuni Imam. Questo comico è diventato ormai il leader politico informale dell’opposizione egiziana, uno dei simboli della lotta contro il potere della “casta” politico-religiosa.

Nei mesi scorsi Bassem Youssef è stato arrestato con l’accusa di avere insultato l’Islam e il Presidente egiziano Morsi durante il suo show. Il comico ha pagato 1500 euro di cauzione. Ci sono state anche altre accuse negli ultimi mesi, tra cui quella di avere “promosso l’omosessualità”. La colpa del comico è di avere ospitato la band Masrouh Leila, famosa nel mondo arabo anche perché Hamed Sinno, il cantante del gruppo, è apertamente gay.  Bassem Youssef non è il solo ad essere stato accusato dal potere giudiziario e dagli islamisti. Anche il comico Ali Qandil ha dovuto pagare una multa per avere insultato l’Islam durante un monologo che si prendeva gioco dei sermoni di alcuni imam conservatori, andato in onda durante una puntata diEl Barnamag.

È andata peggio a Sami Fehri, direttore della televisione Ettonisiya. Questo imprenditore è stato arrestato lo scorso luglio con l’accusa di “utilizzo illegale delle risorse della televisione pubblica”, a causa di alcuni problemi di contratti con la tv di Stato. Questa emittente privata è stata creata poco dopo la rivoluzione ed è ormai una delle televisioni più seguite in Tunisia. Questo successo è stato ottenuto grazie ad una programmazione moderna e di successo.

Secondo diversi commentatori, il suo arresto è legato ad un programma satirico simile a Les guignols de l'info, lo showfrancese che si prendeva gioco dei politici e che ha ispirato “gli sgommati” in Italia, chiamato Ellougik Essiyasi (La logica politica). Questo era diventato uno dei programmi più popolari in Tunisia nell’estate del 2012. Durante alcuni degli episodi dello show, c’erano state battute feroci nei confronti dei politici più importanti, in particolare quelli del partito al potere Ennahda. Secondo il sindacato dei giornalisti tunisini, questo programma è stato chiuso a causa di alcune pressioni del Governo.
 
 Una delle novità  della rivoluzione è che la satira è uscita dalle barzellette per approdare alla televisione. C’è un proverbio arabo che dice “ridi e rifletti” perché fin dal medioevo la comicità è stata la forma più comune di critica al potere. I nuovi comici prendono spunto da questa tradizione popolare per essere capiti dal popolo, utilizzando lo stesso linguaggio di chi intrattiene gli amici al bar con storie divertenti e osservazioni argute. Oggi il Governo in Tunisia ed Egitto è in mano agli islamisti, ma il proliferare delle televisioni satellitari ha aperto nuovi spazi per la critica ai potenti, come è stato per internet in Italia. I comici sono stati i primi ad approfittare di questa nuova libertà, perché le loro battute sono semplici da capire. Per questo sono ormai diventati i leader informali del gruppo liberale, spesso temuti e censurati da quelli che hanno il potere.

 

 

 

 

 

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Matteo Colombo

Vive tra Ankara e Il Cairo per studiare arabo e turco. Collabora con  diversi siti di politica internazionale. Le sue grandi passioni sono  l’Egitto, la Siria e la Turchia

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