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La guerra della Turchia è il fallimento dell'Europa

L'attacco di Erdogan ai Curdi dimostra ancora una volta la pochezza politica di Bruxelles

A due passi dai confini europei è scattata ieri una guerra. La Turchia ha invaso i territori a nord della Siria per sterminare il popolo curdo e le sue milizie armate. Le stesse che in prima fila, forse come nessun altro esercito del mondo, hanno combattutto per anni l'Isis con il plauso di tutti; chi però applaudiva ieri, oggi assiste impotente al loro massacro. Prima tra tutti l'Europa.

Certo, la politica attuale, dove si è tutti tifosi a prescindere e contrari a prescindere ci racconta come sia tutta e solo colpa di Trump che vuole togliere i soldati Usa da quell'area del mondo. Nessuno però se la prende più di tanto con chi l'attacco lo ha ordinato, cioè Erdogan. E nessuno sottolinea come davanti all'ennesima crisi internazionale, ma molto vicina a casa nostra, l'Europa stia dimostrando la sua pochezza politica, anzi la sua totale nullità.

Ricordiamo anzi che il buon Erdogan da anni tiene Bruxelles sotto ricatto minacciando di aprire anche la rotta balcanica ai migranti. Per tenere la porta d'ingresso chiusa ha chiesto giusto una cosuccia da nulla: 6 miliardi di euro per la gestione dei disperati. Soldi che sono stati prontamente versati ma sul cui utilizzo non è mai stato possibile effettuare alcun tipo di controllo. Esiste quindi la possibilità che parte delle armi che oggi scaglia contro i curdi siano state acquistate con quei soldi... 

Dopo il via all'attacco dai palazzi della Eu sono arrivate solo dichiarazioni di prassi. David Sassoli, il Presidente del Parlamento europeo, ad esempio ha tuonato: "Chiedo con forza alla Turchia di interrompere immediatamente ogni azione militare". Frasi che ad Istanbul forse nemmeno hanno letto e che non posso avere alcun effetto. Sarebbe, calcisticamente parlando, provare a fermare Messi mettendogli contro un bambino di 6 anni.

Servirebbero atti concreti, forti: la sospensione di ogni aiuto economico, lo stop definitivo a qualsiasi ipotesi di ingresso della Turchia in Europa (perché qualcuno, pure in Italia, vorrebbe allargare anche al regno di Erdogan i confini europei), l'invio di uomini e mezzi a difesa delle milizie curde. Per far questo però servirebbe una Europa forte, politicamente. Cosa che non è. Basti pensare a quello che è successo questa settimana.

Lunedì il fallimento del vertice europeo sui migranti, ieri il via alla guerra della Turchia contro i curdi. L'unica cosa che l'Europa ha fatto è stata spiegarci martedì che l'ergastolo ostativo è inumano e dobbiamo concedere permessi ed attenunati anche ad uno come Giovanni Brusca.

Non serve aggiungere altro.

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Andrea Soglio