Grecia: nemici e amici di Tsipras
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Grecia: nemici e amici di Tsipras

Il tempo stringe. C’è chi non è disposto a concessioni, come Schäuble, e chi attende, come Fmi, Bce e Ue. E anche chi provoca, come Mosca

Le richieste di Tsipras

Il ministro dell'Economia greco Yanis Varoufakis durante la conferenza stampa con il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. EPA/SIMELA PANTZARTZI

"Nessuno sta forzando la Grecia a chiedere un programma di aiuto". Così, il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schäuble, ha dato sfogo alla frustrazione di molti policymaker europei di fronte alle posizioni portate avanti dal primo ministro greco Alexis Tsipras. Atene, per voce del titolare del Tesoro Yanis Varoufakis, ha reso noto che intende chiedere un prestito ponte da qui fino a giugno, in modo da negoziare un nuovo accordo con ogni singolo membro della troika composta da Fondo monetario internazionale (Fmi), Banca centrale europea (Bce) e Commissione Ue. Fra le richieste della Grecia ci sono gli 1,9 miliardi di euro di profitti che la Bce ha fatto detenendo i bond greci comprati sul mercato secondario nella fase più acuta della crisi. Una domanda che l’istituzione guidata da Mario Draghi non è disposta nemmeno a discutere. Il tempo stringe e la Grecia si sta isolando sempre più. Il risultato di questo braccio di ferro, in cui sono sempre più coloro i quali stanno perdendo la pazienza, potrebbe essere un epilogo drammatico. 

Nemici/1: la Germania

Angela Merkel parla col Ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble al  Bundestag. Berlino, 20 novembre 2012 (Credits: Wolfgang Kumm/ AFP/ Getty Images)

I primi sono i contribuenti tedeschi. Secondo quanto riportato da Die Zeit e Die Welt, la maggior parte dei cittadini tedeschi ritiene che siano da considerarsi perduti i fondi erogati per il sostentamento della Grecia, quindi la maggior parte dei 240 miliardi di euro dei due piani di salvataggio più i 60 miliardi elargiti tramite il canale di liquidità emergenziale della Bce, l’Emergency liquidity assistance (Ela). E poi ci sono diversi ministri tedeschi, come Schäuble o il ministro dell’Economia Sigmar Gabriel, i quali non nascondono più il loro disappunto per la piega che sta prendendo la situazione in Grecia e per le richieste del governo Tsipras. Entro il vertice del 16 febbraio dovrà esserci una risposta sul futuro di Atene, dato che il 28 febbraio termina l’estensione di due mesi del piano di salvataggio negoziata dal precedente governo di Antonis Samaras.


Nemici/2: l'Inghilterra

Il primo ministro inglese, David Cameron

EPA/ANDREW WINNING / POOL

Non c’è però solo la Germania. Come ha comunicato oggi il primo ministro britannico David Cameron, è avvenuto un incontro fra il Tesoro e la Bank of England sulle conseguenze di un’uscita della Grecia dall’area euro. “È stato discusso un piano di contingenza per evitare il contagio nel Regno Unito”, ha spiegato Downing Street. Traduzione: se l’eurozona ha deciso di staccare la spina ad Atene, non vogliamo che ci siano delle ripercussioni per l’economia britannica. Un modo nemmeno troppo implicito per affermare che Londra non ritiene possibile he si arrivi a una soluzione.

Chi attende: la Troika

Mario Draghi presidente della BCEGEORGES GOBET/AFP/Getty Images

Se volessimo guardare invece chi ha ancora un pizzico di pazienza e speranza, non bisogna dimenticare la Troika, ovvero Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea e Commissione Ue. E come riportato da Reuters, in Grecia c’è la certezza che nessuno lascerà fallire Atene. “Non credo che Christine Lagarde, Jean-Claude Juncker e Angela Merkel lasceranno che la Grecia vada in bancarotta”, ha detto all’agenzia di stampa un funzionario del Tesoro ellenico dietro anonimato. Quello che è certo, tuttavia, è diverso. Un alto funzionario della Commissione Ue a noi aveva detto già a gennaio: “Sono stati aiutati, foraggiati, sostenuti, e ora? Ora fanno di nuovo quello che vogliono, riportando il Paese nel baratro. Bene, che facciano ciò che desiderano fino in fondo, allora”. Parole che sono l’esempio di una frustrazione dilagante nell’eurozona, con la quale Tsipras sta giocando sempre più.

Chi attende: le società finanziarie

Fra chi non ha ancora smesso di credere che ci possa essere una soluzione sostenibile c’è l’universo finanziario. Secondo la banca elvetica UBS è possibile che ci sia un accordo, ma il rischio di un’uscita dall’eurozona è quantomai elevato. E lo stesso scrivono Goldman Sachs, J.P. Morgan e la maggior parte delle banche globali. Se è vero che le negoziazioni fra Grecia e creditori sono praticamente ferme, è altrettanto vero che le conseguenze di un nuovo fallimento sovrano di Atene potrebbero essere ingenti. Abbandonare la Grecia al suo destino ha un costo, e nessuno vuol testare quale possa essere.

Gli amici/1: la Russia

Mosca. Il presidente russo Vladimir PutinKIRILL KUDRYAVTSEV/AFP/Getty Images

Fra chi crede ancora che si possa raggiungere un accordo c'è la Russia. Mosca sta tentando Atene da settimane. Così si legge l’invito di Vladimir Putin rivolto a Tsipras negli ultimi giorni, a cui ha risposto il ministro ellenico degli Esteri, Nikos Kotzias, che volerà a Mosca proprio nello stesso giorno dell’Eurogruppo straordinario su Atene, l’11 febbraio. La Russia sa che potrebbe giocare un ruolo di disturbo nelle negoziazioni fra Bruxelles e Atene, in modo da dividere ancora di più un’area euro che già oggi appare agli occhi degli investitori internazionali più divisa che mai.

Gli amici/2: L'Italia

Il ministro dell'Economia, Pier Carlo PadoanAlessandro Di Meo/Ansa

E non ha perso la pazienza nemmeno il ministro italiano dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Memore del suo ruolo come capo economista e vice segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), Padoan sta tentando di fare da mediatore informale fra Bruxelles e Atene. “Il prestito ponte potrebbe essere discusso al prossimo vertice dell’Eurogruppo”, ha detto oggi. L’obiettivo è quello di prender tempo, evitare scelte avventate e placare gli animi. Ma come si fa a calmare chi non ha intenzione di essere calmato?

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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