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Gulen: "Erdogan avvelenato dal potere, ma l'Ue accolga la Turchia"

L'ex primo alleato del presidente si dichiara estraneo al fallito golpe. E, pur criticando il governo, lancia un appello all'Unione Europea

Mentre continuano le "purghe" da parte di Erdogan dopo il fallito colpo di Stato, Fethullah Gulen - accusato dal presidente turco di aver ordito il golpe - torna a negare il suo coinvolgimento in un'intervista a Il Corriere della Sera, dicendosi anche sicuro che gli Stati Uniti rifiuteranno la richiesta di estradizione da parte del governo della mezzaluna.

"Ho più volte criticato il colpo di Stato", afferma il 75enne Gulen, a capo di un impero economico stimato in 25 miliardi di dollari, "e rifiuto con forza ogni accusa di un mio coinvolgimento. Le autorità del governo degli Stati Uniti hanno detto chiaramente che seguiranno le procedure legali nel rispetto della legge e del diritto. Non sono preoccupato e coopererò con le autorità americane".

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Un tempo braccio destro di Erdogan, prima di una completa rottura che l'ha portato a chiedere asilo negli Usa, Gulen parla poi così del suo ex-amico e alleato: "Durante il suo primo mandato Erdogan applicò davvero alcune riforme democratiche e fu elogiato per questo dai leader europei. Ma sembra che, dopo essere rimasto al potere troppo a lungo, il presidente Erdogan e il suo partito siano stati affetti dal veleno del potere".

Nell'intervista Gulen, che è anche fondatore della comunità religiosa Hizmet e di una rete mondiale di scuole e università private non coraniche e all'insegna di un islam moderato, invita poi l'Unione Europea a non chiudere le porte ad Ankara: "Ritengo che far parte dell'Ue sia il modo migliore per assicurare che la Turchia resti democratica e che i diritti e le libertà fondamentali siano protetti", sono le sue parole. Che suonano però ormai al passato, in termini appunto di democrazia e diritti, alla luce di quanto sta avvenendo nel Paese per mano di Erdogan come reazione al fallito golpe.

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Redazione