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Ora in Germania è necessaria la Cultura della Memoria

Ha permesso alla Germania ovest di rifondarsi dopo il nazismo. Ma è spesso stata negata nell'est. Oggi serve per non perdere la percezione del passato

Nella Germania Occidentale era uno dei pilastri sociali. Si chiamava “Cultura della Memoria” (Erinnerungskultur) e consisteva nella costante elaborazione del nazismo, specialmente nelle scuole e nelle università. Naturalmente la Cultura della Memoria è un pilastro ancora oggi.

Tuttavia, dalla Riunificazione del 1990, la società tedesca si sta trovando, ancora oggi, a dover fare i conti con il fardello opposto: e cioè con la totale rimozione della barbarie nazista da parte del corpo sociale che viveva nella Germania Est.

Germania Est: la storia delle contraddizioni

Sembrerebbe una contraddizione ideologica da parte di un regime socialista alleato dei russi, i vincitori dei nazisti, eppure la Storia, oltre cortina di ferro, è come se si fosse congelata. Già nei primi anni successivi alla Riunificazione la Germania si era trovata alle prese col problema immigrazione. E cioè l’impatto negativo che i richiedenti asilo e gli stranieri in generale generavano in ampi settori della società tedesca, con particolare riferimento alle regioni orientali. Era l’epoca in cui i naziskin iniziavano a far parlare di sé.

Gli episodi cruenti non mancarono e fecero capire a tutto il Paese le dimensioni del conflitto latente. Già nel 1991 la polizia aveva dovuto evacuare un ostello che ospitava migranti a Hoyerswerda, Sassonia profonda da dove proviene anche Frauke Petry ex leader di AfD, il partito di estrema destra che ha ottenuto il 12,5% dei seggi nel Bundestag (si è dimessa dopo le utlime elezioni); poi ci furono le celebri sommosse di Rostock, Pomerania, dell’anno successivo, quando migliaia di xenofobi assediarono per giorni un palazzo abitato da vietnamiti (la DDR aveva aiutato il Vietnam socialista in guerra con gli USA accogliendo profughi nel decennio precedente).

Nonostante la consapevolezza da parte di tutte le forze sociali, l’eredità scomoda dell’ex Germania est continua ancora oggi ad avvelenare il clima politico nazionale. Ma se nei primi anni Novanta la CDU di Helmut Kohl, e alcuni spregiudicati origani di stampa come ad esempio la Bild Zeitung, avevano una posizione ambigua sul tema, oggi Angela Merkel ha dato un’indicazione precisa di tolleranza e accoglienza.

Il problema di oggi

Il problema tedesco, in fondo, oggi è riassunto tutto nella sfida tra due leader donne, Merkel e Alice Weidel, la 38enne che copre ora il ruolo di leader di AFD. L’eccezione Merkel è però duplice: abbraccia tanto la sua estrazione sociale, quanto quella politica.

Vista in questa prospettiva, come figlia di un regime che ha congelato la Storia e le connivenze col nazismo di larghissima parte della società tedesca, e come pupilla politica di Kohl tanto da succedergli alla guida sia della CDU che alla Cancelleria, Angela Merkel va davvero controcorrente.

Il film di Margarethe Von Trotta “Anni di piombo”, premiato a Venezia con il Leone d’Oro nel 1981, metteva in scena il conflitto proprio tra le due sorelle protagoniste: da giovani liceali stanno assistendo in classe ad una proiezione sui campi di concentramento e mentre una delle sorelle accetta la Cultura della Memoria, l’altra fugge dalla sala. Sono le due anime della Germania che oggi si risveglia con rappresentanti di AfD eletti democraticamente al Reichstag.

La Cultura della Memoria è stato il processo collettivo che ha permesso alla Germania Occidentale di rifondarsi come società dopo Hitler, e sembra oggi più necessaria che mai a garantire a tutto il vasto corpo sociale tedesco una consapevole percezione del proprio tragico passato.

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Alessandro Turci

Alessandro Turci (Sanremo 1970) è documentarista freelance e senior analyst presso Aspenia dove si occupa di politica estera

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