Emmanuel Macron
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Caso Benalla, bocciata la mozione di sfiducia a Macron

La maggioranza granitica del Presidente ha respinto per la seconda volta la proposta della destra dei Républicains

Per la seconda volta in pochi giorni la maggioranza parlamentare del Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha salvato il governo dalla mozione di sfiducia presentata dalla destra repubblicana (e votata anche da La France Insoumise e dai comunisti).

Bocciata la sfiducia

Solo 174 deputati, infatti, hanno votato sì mentre il resto dell'Assemblea ha protetto l'esecutivo rispedendo al mittente le accuse di deriva monarchica della Repubblica. La speranza di Macron è che con questo secondo no alla sfiducia (il primo era stato presentato dalla sinistra unita un paio di giorni fa) si plachi la polemica sul caso di Alexandre Benalla, l'ex bodyguard di Macron filmato a picchiare (con elmetto della polizia) due manifestanti nel corso dei cortei del primo maggio.

La scorsa settimana Macron aveva riferito del caso di fronte all'Assemblea Nazionale cui aveva detto: "Non è mica il mio amante" aggiungendo poi "Alexandre Benalla non ha mai tenuto i codici nucleari, non ha mai occupato un appartamento di 300 metri quadri, non ha mai avuto uno stipendio di 10.000 euro, Alexandre Benalla non è il mio amante".

Una battuta che voleva stemperare il clima di tensione, ma che non è piaciuta a tanti. Anche perché il Presidente oltre a parlare di non meglio identificate "Falle organizzative" non ha risposto alle domande cruciali dell'intera questione ovvero:

perché un funzionario dell'Eliseo addetto alla sicurezza personale del Presidente Macron indossava la elmetto della polizia? Perché, lo scorso primo maggio, si trovava alla manifestazione antigovernativa in mezzo alle forze dell'ordine invece che a lato del Presidente? Perché si è sentito autorizzato a picchiare selvaggiamente alcuni manifestanti? E soprattutto: perché Macron, che ha saputo dei fatti il giorno successivo, fino a ora aveva sempre coperto Alexandre Benalla?

Chi è Alexandre Benalla

Alexandre Banalla, 26 anni, è sempre stato un uomo di fiducia di Macron. Pare che viva in un appartamento all'Eliseo, che abbia a disposizione il badge per entrare all'Assemblea Nazionale e che venga pagato dai contribuenti francesi per occuparsi della sicurezza personale del Presidente della Repubblica (Macron, ma altri politici prima di lui).

Ora, però, l'uomo è in stato di fermo, ha perso il lavoro ed è il protagonista di quello che si sta trasformando in un caso politico gravissimo che ha addirittura portato alla sospensione dei lavori parlamentari e della discussione dell'importante riforma costituzionale voluta dall'amministrazione Macron. 

Cosa è successo

I fatti risalgono al primo maggio scorso. In occasione della festa dei lavoratori centinaia di manifestanti, come ogni anno, sono scesi in piazza per denunciare crisi e disoccupazione. Alcuni facinorosi sono stati fermati in maniera violenta dalla polizia francese che ha usato manganelli e calci. A sedare la rivolta, però, c'era anche Alexandre Benalla che indossava un elmetto della polizia e pestava selvaggiamente alcuni manifestanti. Solo che lui non è un poliziotto.

I fatti sono passati sotto silenzio sebbene, si scopre oggi, l'Eliseo ne fosse stato informato il giorno successivo. I video del pastaggio, però, sono finiti su Youtube, e da lì sotto gli occhi del mondo.

L'episodio ha portato così all'apertura di tre differenti inchieste, una giudiziaria, una interna alla polizia e una parlamentare.

Perché Macron ha rinviato il licenziamento?

Benalla è stato in un primo momento sospeso dall'incarico di occuparsi della sicurezza del Presidente e posto a svolgere funzioni amministrative all'interno dell'Eliseo, ma dopo poche settimane il funzionario è stato visto ancora accanto a Macron. Solo in seguito all'apertura di un'inchiesta preliminare da parte della Procura di Parigi e alla disposizione dell'uomo dello stato di fermo per cinque differenti reati l'Eliseo ha deciso di licenziarlo definitivamente.

Un tempo troppo lungo per una decisione che andava presa subito secondo le opposizioni che stanno mettendo Macron di fronte alle sue responsabilità e inadempienze mandando in crisi la popolarità già risicata del Presidentee chiedendone la testa. 

Di cosa è accusato Benalla

Tra i capi d'imputazione più gravi che pendono su Benalla ci sono quelli di "Violenze da parte di persona incaricata di una missione di servizio pubblico", "Usurpazione di funzioni" e "Usurpazione di insegne riservate all’autorità pubblica".

Benalle, però, non è la sola persona coinvolta in questo affare di Stato. Con lui sono stati fermati tre poliziotti accusati di aver fornito al funzionario presidenziale elmetti e manganelli (e di averlo informato della presenza dei video online) e Vincent Crase, un gendarme riservista pagato dal partito di Macron, La République en marche, che si trovava con Benalla al momento dei fatti.

Nella giornata di martedì, per la prima volta, ha parlato Macron che ha garantito che "Nessuno resterà impunito perché nessuno è sopra la legge".

Benalla: "Ho molte cose da dire"

Intanto Alexandre Benalla ha deciso di fornire la sua versione dei fatti e in soli 3 giorni ha già rilasciato tre differenti interviste. "Ero pronto a dare le dimissioni - ha detto l'ex addetto alla sicurezza riferendosi all'indomani dei fatti - ma mi hanno risposto che non ne valeva la pena".

Benalla ha anche aggiunto di essere pronto a farsi ascoltare dalla commissione d'inchiesta che è al lavoro per accertare tutte le responsabilità e negligenze

In attesa che riprendano i lavori parlamentari a settembre (quando verrà discussa la delicatissima riforma costituzionale) la popolarità del Presidente è comunque ai minimi storici con il 61% di scontenti contro un 39% di francesi pienamente soddisfatto. Il Presidente ha perso anche 12 punti  tra i centristi del Modem che appoggiano la maggioranza e avevano proposto la legge sulla trasparenza nella vita pubblica. 


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Barbara Massaro