Elezioni israeliane: lo scontro tra ultra-nazionalisti e ultra-religiosi
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Elezioni israeliane: lo scontro tra ultra-nazionalisti e ultra-religiosi

È cominciata la campagna elettorale in Israele: uno scontro senza esclusione di colpi, tutto interno alla destra

Israele è in piena campagna elettorale: è una battaglia senza esclusione di colpi... e quasi tutta interna alla destra.

Si vota il 22 gennaio, per eleggere il Parlamento e, di conseguenza, il governo (proprio come l'Italia, anche Israele è una democrazia parlamentare, tradizionalmente governata da una coalizione di più partiti). Il super favorito per guidare il prossimo governo è l'attuale primo ministro Benyamin Netanyahu: per queste elezioni il suo partito Likud (ovvero la destra “tradizionale”) si è fusa con la formazione ultra-nazionalista di Yisrael Beitenu (letteralmente “Israele è Casa Nostra”): complessivamente, la formazione Likud-Beitenu raccoglierebbe il 35% dei voti, stando all'ultimo sondaggio diffuso dal Canale 10 della televisione israeliana. Al secondo posto c'è il partito laburista (centro-sinistra), con il 16-17% dei voti, seguito da due formazioni religiose: la Casa Ebraica (Ha-Bayt Ha-Yehudi, molto vicina ai coloni), data intorno al 14% e il partito ultra-ortodosso Shas, che secondo il pronostico viaggia intorno al 12%.

Insomma è una elezione decisamente dominata dai partiti di destra (in compenso, e forse come reazione, le due formazioni di sinistra radicale, Meretz e Hadash, raccoglierebbero ben l'otto per cento dei consensi). Non stupisce, dunque, che la campagna elettorale sia principalmente uno scontro interno alla destra... coi toni pesanti che sono tipici della politica israeliana.

L'attacco più duro è stato sferrato dallo Shas (il partito ultra-ortodosso) ai nazionalisti di Yisrael Beitenu. Con una pubblicità talmente sfrontata... da essere ritirata dopo un giorno dalle TV israeliane. Una vicenda che può essere utili le differenze, sempre più determinanti, interne alla destra israeliana. A cominciare dal fatto che estremisti nazionalisti ed estremisti religiosi sono sempre più acerrimi nemici.

Lo spot (che potete osservare qui sotto, con sottotitoli in inglese) rappresenta un matrimonio tra un giovanotto israeliano (piuttosto scuretto di pelle e dunque, possiamo supporre, di origine nordafricana) che sta per sposarsi con una ragazza alta e bionda che parla un ebraico stentato con un marcato accento dell'Europa orientale: il prototipo, insomma, dell'immigrata russa.

Lei ha portato al matrimonio un fax portatile: “a che ti serve?”, le chiede lui. “Per convertirmi,” risponde la sposina, che poi spiega: “Quando noi (ovvero: noi russi, NdA) ci sposiamo, ne riceviamo uno in regalo da Beitenu.” Lo sposo è furioso: “Come? Mi stai dicendo che non sei ebrea?” A quel punto lei riceve un fax, e glielo mostra soddisfatta: “Adesso sì.” La pubblicità si chiude con l'immagine di tutti i parenti che ballano al ritmo di una musica mediorientale, mentre la sposa fa per baciare lo sposo – che, da vero macho ultra-religioso, non si lascia toccare, disgustato dall'idea che sua moglie possa avere ottenuto una “conversione facile.” Infine lo slogan: “Difendi la tradizione ebraica, vota Shas.”

Per capire il significato di questo spot, bisogna conoscere il contesto etnico e politico. Yisrael Beitenu è una formazione ultra-nazionalista, molto intransigente su temi come il processo di pace, il trattamento della minoranza araba in Israele e l'espansione dei territori occupati . Con la religione ebraica ha un rapporto decisamente contraddittorio: da un lato il nazionalismo di Yisrael Beitenu ha una forte componente etno-religiosa e il suo stesso leader, Avigdor Lieberman, si definisce un ultra-ortodosso; tuttavia Yisrael Beitenu si rivolge soprattutto al pubblico degli immigrati dall'Unione Sovietica (che sono circa un milione), che spesso non sono molto religiosi e talvolta non sono affatto ebrei... o, se non altro, non sono riconosciuti come ebrei dal rabbinato centrale, che non riconosce come ebrei i figli di coppia mista (se solo il padre è ebreo) ed è molto scettico sulle “conversioni facili.”

Il messaggio, insomma, è: queste donne dell'Est europa, ebree solo a metà, corrompono i nostri figli e i nostri valori religiosi. Fermiamole. Fermiamo Yisrael Beytenu.

Invece lo Shas è un partito, ufficialmente ultra-ortodosso (o haredì ), che si rivolge principalmente a ebrei di origine nordafricana e mediorientale (marocchini, iracheni, yemeniti), più o meno religiosi. Sebbene ogni tanto i suoi leader religiosi facciano qualche sparata nazionalista, in realtà allo Shas di temi come la sicurezza, gli insediamenti o il processo di pace, non interessa più di tanto. I suoi temi “forti” sono la difesa dell'ebraismo come religione e il sostegno economico dei ceti bassi, specie quelli di origine mediorientale. Dal loro punto di vista, dunque, gli immigrati russi sono “il nemico”: da un lato perché “non sono veramente ebrei”, dall'altro perché “rubano” risorse allo Stato sociale.

Infine, cosa interessante, c'è da dire che sebbene lo Shas sia un partito ultra-ortodosso, guidato da leader dichiaratamente ultra-ortodossi, il pubblico cui si rivolge è composto anche da altri settori religiosi: nei ceti bassi, lo Shas va molto forte anche tra i cosiddetti “tradizionalisti ” (ovvero coloro che praticano solo in parte la religione). Infatti la famiglia nordafricana rappresentata nello spot era evidentemente non-ortodossa.

Dunque Shas e Yisrael Beitenu hanno una cosa in comune: sono entrambe formazioni politiche guidate da figure ultra-ortodosse, ma che si rivolgono anche a un pubblico non-ortodosso. E che, soprattutto, tendono a raccogliere voti principalmente su base etnica: per Yisrael Beitenu il gruppo di riferimento sono gli immigrati russi, per lo Shas sono gli israeliani di origine yemenita e marocchina.

La battaglia tra questi due partiti, tuttavia, è una battaglia tra due gruppi etnici, entrambi associati alle classi basse e medio-basse. Ma anche uno scontro su due anime della destra israeliana: nazionalismo o religione?

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Anna Momigliano