Egitto: se vai al concerto metal rischi l’arresto
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Egitto: se vai al concerto metal rischi l’arresto

Alcuni “metallari” sono stati accusati di satanismo da uno degli avvocati della Fratellanza Islamica

Se andate al Cairo, non mettete in valigia una maglietta dei Metallica o degli Iron Maiden, c’è il rischio che vi scambino per satanisti. Se ne sono accorti alcuni ragazzi egiziani, accusati di essere adoratori del demonio e di avere organizzato un rito satanico da Ismail Al Weshahy, uno degli avvocati del partito Libertà e Giustizia, espressione politica dei Fratelli Musulmani. L’avvocato ha dichiarato di avere prove documentate delle sue accuse. Sul caso stanno ora indagando alcuni ufficiali del Ministero degli Interni.

La vicenda si è svolta al centro culturale Sawy, dove è stato organizzato un concerto di musica metal a cui hanno partecipato alcune delle band più popolari dell’Egitto. Diversi ragazzi si sono radunati in questo centro culturale per sentire i loro gruppi preferiti; alcuni di loro indossavano delle magliette dei gruppi metal più popolari e avevano un look tipico dei “metallari”. Per questo motivo, diversi passanti li hanno subito notati, si sono insospettiti e hanno contattato Ismail Al Weshahy. Se l’accusa venisse confermata, questi ragazzi potrebbero essere arrestati per blasfemia e altri reati previsti dal codice egiziano.

“In Egitto la gente non è abituata a vedere dei ragazzi che si vestono in modo particolare ed è sufficiente una maglietta nera e un trucco pesante per essere ritenuti dei satanisti” mi spiega Ahmed Abdel Moneim, chitarrista dei Destiny in Chains, una delle band che ha partecipato al concerto. Nel 1997, durante un concerto metal in una villa abbandonata del Cairo, centoventi ragazzi sono stati arrestati con le accuse di satanismo, uso di droghe, devianza sessuale e blasfemia. Da quel momento molti egiziani che ascoltano musica metal hanno deciso di nascondere i loro gusti musicali e i concerti si sono tenuti soprattutto a porte chiuse.

Dopo la rivoluzione, diversi ragazzi si erano illusi di poter cantare le canzoni dei loro gruppi preferiti senza troppa paura, ma l’episodio di qualche giorno fa rivela che indossare una maglietta troppo scura durante un concerto metal è ancora un rischio.

All’epoca degli arresti del 1997, diversi intellettuali avevano puntato il dito contro la campagna stampa che si era scatenata sulle televisioni e sui giornali egiziani. In quel periodo, alcuni opinionisti televisivi avevano accusato i "metallari" di essere sionisti e satanisti. Qualcuno aveva parlato di un espediente per distrarre l’attenzione del pubblico dalla crisi economica che aveva colpito l’Egitto in quel periodo.

Oggi è in corso una discussione sulla nuova Costituzione egiziana e sul ruolo della religione nella politica. L’attuale codice penale di questo Paese punisce qualsiasi insulto nei confronti delle religioni “celesti” (Islam, Cristianesimo ed Ebraismo), e c’è chi parla della necessità di riscrivere queste norme perché lesive della libertà d’espressione. I salafiti e la Fratellanza Islamica ritengono invece necessario che tali leggi vengano preservate.

C’è chi ritiene che gli attacchi di alcuni giornali ai “metallari” siano da inquadrare in questo contesto, ma l’impressione è che la campagna di stampa stia fallendo. “Credo che paradossalmente questa discussione sia un’ottima pubblicità per tutto il movimento” mi conferma Ahmed “ci permette di chiarire, una volta per tutte, che non siamo satanisti, ma solo ragazzi che si divertono a fare musica”.

In effetti, la vicenda rivela di come sia cambiato il mondo dei Media egiziani dal 1997. Diversi organi di stampa e molte televisioni private si sono affrettate a difendere i ragazzi, distinguendo il mondo della musica metal da quello del satanismo e permettendo agli appassionati di questo genere musicale di precisare la loro posizione su questo tema, senza subire gli attacchi dei giornalisti più vicini al regime.

Il movimento metal egiziano è già molto vivace e conta diversi artisti di buon livello. La passione per questa musica unisce ragazzi molto giovani e nostalgici degli anni '70 e '80. In generale, la maggior parte delle band si ispira a gruppi stranieri e si sente una profonda influenza della tradizione europea e americana. Tuttavia, non mancano anche esempi di band storiche, come gli Origin, che cercano di rielaborare questo genere con le sonorità tipiche della tradizione mediorientale.

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Matteo Colombo

Vive tra Ankara e Il Cairo per studiare arabo e turco. Collabora con  diversi siti di politica internazionale. Le sue grandi passioni sono  l’Egitto, la Siria e la Turchia

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