Egitto: la Guerra Santa contro la satira
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Egitto: la Guerra Santa contro la satira

Sotto processo il 'Grillo-Letterman' egiziano. Bassem Youssef, popolare presentatore egiziano, è accusato di avere insultato l’Islam e il Presidente

di Matteo Colombo

Se da questa parte del Mediterraneo c’è un comico che ha ottenuto un quarto dei voti alle elezioni, sull’altra sponda del mare c’è chi viene messo in carcere per avere scherzato sul Presidente e sull’Islam.

Si chiama Bassem Youssef ed è un comico molto popolare tra gli egiziani che hanno poca simpatia per i Fratelli Musulmani. È l’unico personaggio che riesce a mettere d’accordo i giovani rivoluzionari, divisi tra i due leader El Baradei e Hamdeen Sabahi, al punto che cliccare “mi piace” sulla pagina Facebook del suo programma televisivo equivale spesso ad una dichiarazione di voto per un partito liberale o laico.

Bassem Youssef è quasi un leader politico dell’opposizione egiziana che, senza creare né un blog né un partito, è diventato ormai uno dei simboli della lotta contro il potere della “casta” politico-religiosa egiziana, ossia i Fratelli Musulmani. Questo comico, pur prendendo in giro spesso anche l’opposizione, non ha mai negato le sue idee politiche liberali, preferendo la satira e lo scherno all’invettiva politica.Bassem Youssef è stato arrestato con l’accusa di avere insultato il Presidente egiziano Morsi e l’Islam durante il suo show El Barnameg (il programma).

Il comico ha pagato 1.500 euro di cauzione ed è ora in libertà provvisoria, in attesa dell’apertura del processo. Non è l’unico giudizio cui dovrà sottoporsi perché sarà presto interrogato anche da un’altra Corte con l’accusa è di avere messo in pericolo la sicurezza nazionale e di avere diffuso delle notizie false.

Nonostante le vicissitudini giudiziarie, Bassem Youssef non ha perso il buon umore. Durante l’udienza ha scritto su Twitter di avere scattato alcune foto con i poliziotti e il giudice, chiedendosi se non fosse questa la vera ragione della sua convocazione in tribunale. Non è chiaro a quali siano specificatamente gli episodi incriminati, Il comico non ha mai risparmiato battute sui Fratelli Musulmani e il Presidente.

Nelle ultime puntate mostrava spesso un cuscino rosso con il volto di Morsi per sostenere ironicamente che “un uomo con questa faccia non può essere un dittatore”. Di recente aveva anche scherzato sulle dichiarazione di alcuni islamisti, imprigionati con l’accusa di avere partecipato all’omicidio di Sadat, che avevano dichiarato di aver digiunato tre mesi per espirare la colpa dell’uccisione di persone innocenti durante l’attentato.

Il comico aveva dichiarato ironicamente: “Che bel messaggio! Ora tutti possono creare un gruppo, uccidere nel nome della religione. Tanto basta digiunare e tutto passa!”. Nell’ultima puntata Bassem Youssef si è preso gioco del discorso in inglese del Presidente egiziano a Berlino e della frase “non mischiate il gas con l’alcool” che aveva provocato una certa ilarità nella sala.Il comico ha promesso di continuare a condurre lo show anche nei prossimi mesi.

D’altronde non aveva smesso di condurre il suo programma nemmeno durante la rivoluzione. Le proteste di piazza Tahrir l’avevano infatti spinto a registrare su internet alcuni episodi del suo programma, ispirato dal “dailyshow” di Jon Stewart. Bassem Youssef, che aveva prestato servizio nella piazza come medico e aveva quindi curato molti ragazzi feriti dalla polizia di Mubarak, voleva così prendersi gioco della propaganda ufficiale. Successivamente aveva accettato di registrare il suo show per ON TV, diventando uno dei comici più popolari in Egitto.

Oggi ha più di due milioni di fan sulla pagina Facebook del suo programma.In questi giorni lo stesso Jon Stewart che ha ospitato Bassem Youssef alcuni mesi fa, ha deciso di prendere le sue difese.Il comico comunque ha continuato a parlare processo con leggerezza, come è nel suo stile, diventando serio soltanto per scrivere di essere commosso per il supporto dei media internazionali, chiedendo però analoga attenzione anche per gli altri casi di persone che sono sotto indagine per reati d’opinione e perciò meritano la stesso sostegno, nonostante non siano famosi quanto lui.

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