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Donald Trump e il decreto contro le città santuario, spiegato bene

Ecco cosa prevede il provvedimento presidenziale contro l'immigrazione, perché è stato bloccato dalla Corte Federale e le reazioni

Nuovo stop sull'immigrazione per Donald Trump. Un giudice della Corte federale di San Francisco ha bloccato l'applicazione del decreto voluto a gennaio dal presidente statunitense, per escludere dai finanziamenti federali le cosiddette "città santuario", ovvere le città che rappresentano un porto sicuro per gli immigrati irregolari. 

Cosa sono le "città santuario" e quali sono
Questa ingiunzione temporanea accoglie i ricorsi avanzati dai rappresentanti della città di San Francisco e della contea californiana di Santa Clara e potrà avere riflesso su oltre 300 tra città e contee degli Stati Uniti.

La città di San Francisco, la prima a fare ricorso dichiarando il decreto incostituzionale, ha stimato una perdita superiore al miliardo di dollari in fondi federali mentre Santa Clara ha denunciato a rischio 1,7 miliardi dollari, pari a un terzo delle sue entrate. 

Si definiscono "città santuario" quelle città che proteggono gli immigrati irregolari e limitano la loro collaborazione con le autorità federali accogliendo i migranti senza documenti. Gli amministratori di queste città vogliono ridurre la paura dell'espulsione e la possibile disgregazione familiare, affinché i residenti irregolari siano più disposti a segnalare reati, utilizzare servizi sanitari e sociali, iscrivere i propri figli a scuola. A tal fine, ai dipendenti municipali e della polizia locale è vietato mettere in discussione le persone sul loro status di immigrato. 

Tra queste "sanctuary cities" ci sono anche Los Angeles, Houston, New York, Chicago e Philadelphia

Cosa diceva la norma voluta da Trump
Il 25 gennaio 2017, a cinque giorni dall'inizio del suo mandato, Donald Trump aveva firmato l'ordine esecutivo che prevedeva che le giurisdizioni delle zone santuario "non fossero idonee a ricevere sovvenzioni federali, ad eccezione di quanto ritenuto necessario a fini di contrasto". 

Tramite il provvedimento "Enhancing Public Safety in the Interior of the United States" (Potenziamento della sicurezza pubblica negli Stati Uniti), ordinava al Dipartimento della Sicurezza Nazionale la pubblicazione settimanale di report con "una lista completa delle azioni criminali commesse da stranieri e da ogni giurisdizione che le ignori o si rifiuti di obbedire di conseguenza".

Fin dalla campagna elettorale Trump aveva messo nel mirino Stati e comunità locali che riconoscono la residenza agli immigrati irregolari, evitando loro il rimpatrio forzato nel Paese d'origine. Con la residenza viene riconosciuto anche l'accesso ai servizi sanitari, sociali e all'istruzione per i minori. 

Così aveva festeggiato su Twitter il "grande giorno per la sicurezza nazionale":

Perché la Corte suprema l'ha bocciata
Il giudice William H. Orrick della Corte federale di San Francisco, che il 25 aprile ha bloccato il decreto, ha stabilito che il presidente è andato oltre il suo potere. "Solo il Congresso ha il potere di imporre una simile condizione", ha spiegato. Trump violerebbe la Costituzione perché "cerca di privare le giurisdizioni locali di fondi assegnati dal Congresso senza alcun preavviso". 

La sentenza provvisoria, composta di 49 pagine, segue un'udienza del 14 aprile in seguito ai ricorsi delle contee di San Francisco e Santa Clara. "La decisione del tribunale è una vittoria per i più bisognosi nella nostra nazione; anziani che hanno bisogno di cibo, giovani che hanno bisogno di un riparo e bambini che hanno bisogno di cure mediche", ha commentato il supervisore della Contea di Santa Clara Cindy Chavez.

La decisione, sebbene temporanea, lascia presagire che i ricorsi sulla costituzionalità dell'ordine esecutivo saranno accolti. 

La reazione dell'amministrazione Trump
"Questa decisione sbagliata del giudice di San Francisco è un regalo alle gang criminali e ai cartelli (della droga) che rafforza il traffico di esseri umani e sessuale, mettendo a rischio migliaia di vite innocenti": è la reazione della Casa Bianca in una nota. "Ancora una volta un singolo giudice federale ha ignorato le leggi federali varate per delineare una nuova politica sull'immigrazione nell'intero Paese. Questa decisione è stata presa nella città santuario che ha rilasciato l'immigrato clandestino deportato cinque volte che ha ucciso l'innocente Kate Steinle nelle braccia del padre. San Francisco e altre città santuario stanno mettendo il benessere dei criminali clandestini prima della sicurezza dei nostri cittadini e gli ufficiali cittadini che autorizzano queste politiche hanno le mani insanguinate".  

La Casa Bianca ha annunciato che presenterà ricorso, dichiarandosi certa di vincere la battaglia legale presso la Corte Suprema dove si è appena insediato il giudice conservatore nominato dal presidente Donald Trump, Neil Gorsuch.

Le altre norme bocciate dalla Corte
Per Trump è il terzo stop sull'immigrazione, dopo il blocco dei due decreti sul bando agli ingressi da Paesi a maggioranza islamica a rischio terrorismo.

Il cosidetto "Muslim ban" raggruppa una serie di provvedimenti sull'immigrazione e i diritti dei rifugiati. Prevede la sospensione del piano di accoglienza di profughi siriani e il divieto di ingresso per le persone provenienti da sei paesi islamici (Iran, Iraq, Sudan, Siria, Libia, Somalia e Yemen).

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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