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A Deir ez-Zour l'ultima battaglia contro l'Isis

Ma il conflitto rappresenta anche il terreno di scontro tra il regime siriano, appoggiato dalla Russia, e le forze di opposizione, supportate dagli Usa

È a Deir ez-Zour che si è combattuta l’ultima battaglia contro l'Isis e anche la sfida fra Stati Uniti e Russia in Medio Oriente. La città è rimasta per oltre tre anni nella mani degli islamisti.

La rottura dell’assedio, il 10 settembre, è stata considerata una vittoria dell’armata di Damasco, e in più conseguita in un arco di tempo relativamente breve, circa tre settimane. Ora Deir ez-Zour è stata completamente liberata.

Alla battaglia però si sono unite le Forze democratiche siriane (SDF), composte da curdi e arabi supportate dagli americani, in competizione con le forze fedeli al regime del presidente Bashar al-Assad, appoggiate dall’Iran, da Hezbollah e dalla Russia.

Nell'aprile 2014, l'Isis aveva conquistato quasi tutta la provincia di Deir ez-Zour. La sua riconquista da parte dell’esercito siriano completa la vittoria di Assad, che ha guadagnato lentamente terreno dopo che la Russia è intervenuta nel conflitto nel 2015.

Il 13 settembre in visita a Damasco, il ministro della Difesa russo Serghei Shoigu aveva ragione di festeggiare insieme al presidente siriano Bashar El Assad, e gli ha portato anche di persona le felicitazioni del presidente russo Vladimir Putin.

Le forze in campo

Lo scacchiere in cui si svolge la battaglia è complicato. Da una parte ci sono i russi e dall’altra gli americani. I russi avanzano da ovest e gli americani da est. Una sorta di nuova guerra fredda.

Gli americani hanno combattuto al fianco di curdi e arabi delle forze democratiche siriane (SDF), invece al fianco del Presidente siriano Bashar Al Assad c'erano russi, iraniani e milizie di Hezbollah libanesi. Russi e americani sanno che la battaglia non è finita, perché ci sarà poi una spartizione da fare tra i vincitori, nonché nemici di vecchia data: Mosca e Washington.

Raqqa, liberata il 17 ottobre, è destinata a rientrare nella zona d'influenza americana, Assad e russi così hanno velocizzato le manovre per prendersi Deir Ez Zor. E ci sono riusciti.

Gli interessi dell’Iran

Deir Ez Zor potrebbe essere il punto nevralgico per la costituzione di un corridoio sciita che unirà Damasco, Baghdad e Teheran, a dispetto dei sunniti, che sembrano destinati a uscire sconfitti dal conflitto. E a questo punto sarà una chiara vittoria di Assad, ma soprattutto dell’Iran.

L’Amministrazione Trump non vede di buon occhio una vittoria sul terreno dell’Iran e un espandersi della sua influenza nella regione.

Anche Israele è preoccupata che ciò possa accadere, ed è convinta che il potere dell’Iran potrebbe diventare una minaccia sempre più grande per sé e un fattore destabilizzante dell’area.

L'importanza di Deir Ez Zor

Deir Ez Zor è di fondamentale importanza strategica. È sull'Eufrate, e ciò permette la gestione dell'acqua in tutta la zona. È a un crocevia che collega le aree a maggioranza sunnita di Siria e Iraq dove il fondamentalismo ha messo le sue radici più profonde. Controllare la città significa avere in mano una delle zone nevralgiche del Medio Oriente.

La provincia di Deir Ez Zor è anche ricca di petrolio e di gas naturale. Secondo un articolo pubblicato nell'aprile 2014 dal Carnegie Middle East Centre, nel 2011 Deir Ez Zor infatti ha prodotto 100.000 barili al giorno. Per 40 anni, il regime degli Assad ha sfruttato i pozzi attraverso concessioni a compagnie petrolifere occidentali.

L’analista di Siria Aron Lund in una recente analisi sul britannico The Guardian ha detto che “Deir Ez Zor è una delle vittorie più simboliche della guerra. La sua perdita è un disastro strategico per l’Isis, che è ora nel momento più debole dal 2014. Lo Stato islamico infatti sembra quasi essere sconfitto completamente, dopo aver incassato una spirale accelerata di insuccessi”.

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Chiara Clausi