Cuba. La rivoluzione castrista perde anche lo zucchero
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Cuba. La rivoluzione castrista perde anche lo zucchero

CHE COSA È SUCCESSO
L’economia cubana è in crisi nera e il Brasile corre in soccorso. Per esempio, a partire dal 2013 la multinazionale brasiliana Odebrecht gestirà gran parte della produzione cubana di canna da zucchero grazie a un accordo siglato con il gruppo statale Azcuba. L’accordo prevede la guida brasiliana sino al 2026 dello zuccherificio 5 Settembre, costruito negli anni 80 da Fidel a Cienfuegos per «rafforzare la revolución». All’epoca, l’industria della canna da zucchero era il motore economico cubano e produceva 7 miliardi di chili all’anno. Oggi è diventata obsoleta, al punto che la raccolta è crollata nel 2011 a 1,38 miliardi di chili. Con un credito enorme concesso dalla banca pubblica brasiliana Bndes, la Odebrecht, che si occupa anche della ricostruzione del porto di Mariel, diventa così la prima impresa straniera a entrare nel settore agricolo del regime castrista.

CHE COSA HANNO SCRITTO
"La Odebrecht si sta già organizzando e studiando i migliori impianti e gli innesti più adatti per aumentare la produttività del settore a Cuba": ha usato toni entusiastici Hippolito Rocha, direttore generale dell’agenzia di promozione all’export del Brasile, con l’agenzia di stampa Reuters. Sono numerosi i tipi di canna da zucchero (comprese alcune nuove tecnologie di coltivazione e semina, a cominciare dalla Plene della Syngenta) che potrebbero entrare sul mercato cubano con la Odebrecht. Per la Bbc "la metà delle aziende cubane di canna sono state chiuse per i costi di produzione più alti del prezzo internazionale dello zucchero". Ma adesso, grazie al "massiccio investimento del Brasile, il trend dovrebbe invertirsi". E Cuba potrebbe tornare ad avere "un ruolo importante nel settore come quello avuto prima del crollo del Muro di Berlino".

CHE COSA SUCCEDERÀ?
Il Brasile vuole approfittare del suo boom per fare crescere tutta la regione latinoamericana, Cuba compresa. Non continueremo a prosperare in mezzo a vicini in crisi. Se non investiamo qui, la povertà si trasferirà da noi. A Cuba si sta anche pensando di ricavare elettricità dai residui della canna da zucchero. Il prossimo passo sarà proprio questo: trovare altri crediti dello stato brasiliano per portare sull’isola i macchinari, le caldaie e le turbine per produrre energia pulita. L’isola ne ha tanto bisogno e noi abbiamo il giusto know-how.

Il parere di José Felicio
ambasciatore del Brasile a Cuba.

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