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Così Israele vuole usare la Russia per contrastare l'Iran

La preoccupazione per il protagonismo di Teheran in Siria e in Iraq e il sostegno a Hezbollah guidano la politica estera di Netanyahu nei confronti di Mosca

Israele è molto preoccupata dell’espandersi dell’egemonia dell’Iran e di Hezbollah in Siria e sente minacciata la sua sicurezza nazionale. Per arginare la minaccia ha avviato un'offensiva diplomatica che ha coinvolto anche la Russia.

Il ministro russo della Difesa Sergei Shoigu è andato in visita ufficiale in Israele, il 16 e il 17 ottobre, per la prima volta, da quando ha assunto la carica nel 2012. Nell’incontro si è discusso delle preoccupazioni dello stato ebraico sulla presenza dell’Iran in Siria. Shoigu ha incontrato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro israeliano della difesa Avigdor Liberman.

Gli argomenti affrontati sono stati la cooperazione tra la Russia e Israele, il loro coordinamento militare in Siria, l’influenza iraniana in Siria e il trasferimento di armi da Teheran a Hezbollah attraverso Damasco. Anche se è la prima visita del ministro russo in Israele dopo diversi anni, i due paesi coordinano già le loro azioni in Siria con lo scopo di evitare incidenti.

INTERESSI DIVERGENTI

Ma Israele è anche pronta alle maniere dure. Ha più volte dichiarato che interverrà militarmente in Siria se verrà violata una delle sue "red line", ovvero se Hezbollah verrà rifornito da parte dell’Iran di armi sofisticate, e se ci sarà una presenza dell’Iran ai suoi confini.

Ma la Russia considera l’Iran la chiave per risolvere la crisi in Siria, e ha sottolineato più volte l’importanza del ruolo di Teheran nella guerra.

A dimostrazione di ciò, Shoigu ha incontrato il presidente siriano Bashar al Assad a metà settembre per discutere della cooperazione militare tra i due paesi. E a questa visita è seguita a Sochi quella del ministro degli esteri iraniano, Javad Zarif, al ministro della difesa russo.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha incontrato il mese scorso a Sochi il presidente russo Vladimir Putin e in questa sede ha ribadito la pericolosa presenza iraniana in Siria, “una minaccia non solo per Israele e per il Medio Oriente, ma per l’intero mondo”.

Netanyahu ha anche criticato l’accordo per il cessate il fuoco concordato da Stati Uniti e Russia in Siria, sottolineando che non prevede nulla "per fermare l’espansione iraniana nell’area".

"L’IRAN MINACCIA LA DISTRUZIONE D’ISRAELE"

Netanyahu a Sochi, non ha avuto mezze misure, ha picchiato duro: “Stiamo sconfiggendo l’Isis con uno sforzo concertato internazionale. Non dimentichiamo però per un minuto che l’Iran continua a minacciare ogni giorno la distruzione d’Israele, sta armando organizzazioni terroristiche, istiga al terrorismo e sta sviluppando missili intercontinentali con l’obiettivo di armarli con testate nucleari". "Ci difenderemo in qualsiasi modo contro questa minaccia e contro qualsiasi minaccia”, ha concluso Netanyahu.

TENSIONI LUNGO LE ALTURE DEL GOLAN

Il timore di Israele è che l’Iran aiuti Hezbollah a produrre missili sempre più precisi e a rafforzare la sua presenza sul confine delle alture del Golan. Anche l’Iran sta creando qui basi e infrastrutture militari molto pericolose dal punto di vista di Israele.

Ma nonostante la preoccupazioni dello stato ebraico, la Russia ha respinto la sua richiesta di creare una zona tampone di 60 chilometri tra le alture del Golan e le milizie iraniane in Siria, e ha accettato invece solo che nessun combattente sciita penetri a 5 chilometri da Israele.

MURO DI ACCIAIO SUL CONFINE LIBANESE

Il ministero della difesa di Israele nel frattempo ha aumentato le sue difese lungo il confine settentrionale negli ultimi anni, costruendo barriere elevate per prevenire qualsiasi attacco da terra di Hezbollah.

Ha costruito muri con pannelli di cemento armato, blocchi di cemento e calcestruzzo e torri di guardia fortificate, ma sta anche costruendo un nuovo "recinto intelligente" di sei metri di acciaio e filo spinato che si estende per diversi chilometri con centri di raccolta di informazioni, e sistemi di allarme, sul confine libanese.

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Chiara Clausi