Corea del Nord: perché è giusto un processo per crimini contro l'umanità
MARK RALSTON/AFP/Getty Images)
News

Corea del Nord: perché è giusto un processo per crimini contro l'umanità

Dopo l'uscita del Rapporto dell'Onu che accusa Pyongyang di omicidi sistematici e torture, anche tre giuristi chiedono che Kim Jong-un venga incriminato

L’Onu ci aveva provato nel 2014. Dopo quasi 4 anni, con il sostegno dell'International Bar Association (la più grande organizzazione mondiale di professionisti del settore legale) tre giuristi hanno dato seguito all'indagine delle Nazioni Unite secondo cui il dittatore della Corea del Nord, Kim Jong-un dovrebbe essere processato per crimini contro l’umanità.
Nella nuova relazione si conferma che sotto il giovane leader nordcoreano sono stati aperti nuovi campi di prigionia dove sono stati commessi omicidi sistematici e torture, come durante il regime Nazista in Germania e di quello di Pol Pot in Cambogia.

I campi di sterminio nordcoreani

Secondo il documento dei tre noti giuristi internazionali, che si basa sulla testimonianza di coloro che sono riusciti a fuggire o sono stati obbligati a prestare servizio nei campi, si ritiene che all’interno delle strutture siano imprigionate ad oggi dalle 80 mila alle 130 mila persone (tra cui stranieri). A sostegno del dossier, le numerose prove di omicidi sistematici, tra cui infanticidi, torture, persecuzioni, stupri, aborti forzati, fame e superlavoro che negli anni anni portato a "innumerevoli morti".

Chi sono i tre giuristi

I giuristi che hanno stilato il seguito del rapporto Onu pagine sono ben noti alla Corte internazionale di giustizia poiché negli anni i tre si sono distinti prestando servizio proprio nei tribunali internazionali: Navi Pillay è un ex alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani; Mark Harmon ha lavorato al processo contro alcuni leader dei Khmer rossi che avevano orchestrato il genocidio cambogiano; Thomas Buergenthal è sopravvissuto ad Auschwitz da bambino e ora è proprio uno dei giudici della Corte internazionale di giustizia.

Le motivazioni sull’incriminazione di Kim

Per i tre la Corea del Nord "continua a negare l'esistenza stessa di queste prigioni politiche". "Eppure le immagini satellitari dettagliate, così come le testimonianze confermate di decine di ex prigionieri e impiegati statali che hanno lavorato direttamente nelle carceri, hanno denunciato l'esistenza di questo sistema carcerario e le orribili pratiche che vi si verificano all’interno. Al di là di ogni dubbio".

Nella conclusione del dossier si legge che, tra i 10 crimini commessi in Corea del Nord sugli 11 riconosciuti a livello internazionale contro l'umanità, ci sarebbe quello di aver imprigionato i familiari delle persone accusate di reati politici, una forma di punizione collettiva contro i "nemici di classe" che risale a oltre 50 anni fa e che viene eseguita ancora oggi. Queste vittime sarebbero così soggette a detenzione arbitraria, tortura, esecuzione sommaria o ergastolo fino alla terza generazione. Si stima che centinaia di migliaia di loro, detenuti nei campi, siano morti negli anni.

Le testimonianze

Chi è riuscito a sopportare le torture e la fame, chi è sopravvissuto alle violenze dei campi ha raccontato delle atrocità commesse lontano dagli occhi del mondo in Corea del Nord. Da più di mezzo secolo, e quindi anche sotto Kim Jong-un,  i prigionieri affamati vengono regolarmente giustiziati se sorpresi con del cibo, alle donne incinte vengono eseguiti aborti forzati iniettando loro olio per motori nell’utero, chi tenta la fuga viene fucilato.

Chi è contro all’incriminazione di Kim

Sebbene la pressione internazionale sulla Corea del Nord sia aumentata per la drammatica situazione in cui versano le persone i cui diritti sono sempre più calpestati, per il rapporto Onu 2014 permangono poche possibilità di un rinvio alla Corte penale internazionale. Il motivo? La Cina e la Russia, membri permanenti del consiglio di sicurezza con poteri di veto, si oppongono proponendosi invece come mediatori.

Cosa chiedono i tre giudici

A quasi 4 anni dalla stesura del primo Rapporto delle Nazioni Unite, secondo cui "negli ultimi 50 anni, centinaia di migliaia di prigionieri politici sono morti nei campi di prigionia", i tre giudici ora chiedono alla comunità internazionale di avviare un procedimento presso la Corte penale internazionale o uno speciale tribunale internazionale, per far far sì che i responsabili vengano riconosciuti come tali. Una volta per tutte.

I più letti

avatar-icon

Chiara Degl'Innocenti