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Corea del Nord: ecco come gli Usa fermano i missili di Kim Jong-un

Razzi abbattuti appena dopo il decollo e cyberwar: sabotaggio con hacking degli impianti e dei programmi grazie al progetto avviato da Obama

Gli Stati Uniti potrebbero abbattere il prossimo missile che la Corea del Nord decidesse di testare.

Sarebbe un'operazione con due effetti:

- in primo luogo dimostrerebbe la potenza delle forze armate e di intelligence americane e la determinazione dell'amministrazione a non tollerare le provocazioni di Pyongyang.

- In secondo luogo, indebolirebbe tutto il programma di progettazione e produzione dei missili di Kim Jong-un, dimostrando di poter tenere ulteriormente lontana la minaccia di un Icbm (missile balistico intercontinentale) capace di colpire gli Stati Uniti.


Il Guardian ha rivelato martedì questa intenzione degli Stati Uniti. Nell'articolo vengono però citati anche alcuni esperti e ex funzionari delle forze americane che precisano i rischi: un attacco per abbattere un test missilistico nord coreano potrebbe causare una escalation della situazione, provocando una reazione micidiale della Corea del Nord in grado di colpire in modo devastante la Corea del Sud e il Giappone.

Cyberwar Usa contro i missili della Corea del Nord

Detto questo, va anche detto che la tensione fra Stati Uniti (e resto del mondo) e Corea del Nord, avrebbe potuto essere molto più forte di quanto non sia oggi. 

Vale a dire, lo sarebbe stata se domenica 16 aprile non fosse fallito il lancio, pomposamente pre-annunciato, del missile sperimentale nord coreano.

Il missile si è disintegrato nel giro di pochi secondi. Una delle possibili cause è stata un attacco di cyberwar.
In sostanza un'intrusione nell'apparato tecnologico nordcoreano: non certo in una sorta di fantascientifico intervento sull'interruttore che ferma le macchine.

Si tratterebbe invece di una serie di intrusioni ripetute nel corso dei mesi passati, forse degli anni addirittura.

Intrusioni che avrebbero piazzato del codice informatico "infetto" (malware) lungo tutta la catena di componenti necessari per realizzare e configurare il missile. Quando il malware avesse intercettato alcune attività e circostanze predefinite - tali da indicare un lancio imminente - sarebbe entrato in azione effettuando il sabotaggio e bloccando il tutto.

Alcuni esperti di conflitti e di cyberwar ritengono probabile questo scenario, peraltro descritto con dettagli dal New York Times in marzo.

Sarebbe un progetto di sabotaggio della Corea del Nord avviato e realizzato dall'amministrazione Obama ed ereditato da Trump.

È un'ipotesi che però suscita dubbi.

Come quelli espressi da Jeffrey Lewis del Middlebury Institute of International Studies di Monterey, Usa, citato da Axios. Lewis spiega il fallimento, semplicemente con il fatto che fare dei missili che funzionano è maledettamente complicato. Ed è facile sbagliare, e la Corea del Nord è ancora in dietro.

Sempre Axios però cita Michael Sulmeyer del Cyber Security Project della Harvard Kennedy School, che invece trova ragionevolmente probabile lo scenario del fallimento causato da un hackeraggio prolungato.

Vedremo: se davvero c'è il malware nella catena di produzione preparazione al lancio dei missili, allora il progetto di Kim Jong-un subirà ancora incidenti e interruzioni. E forse non servirà quanto raccontato nella prima parte di questo articolo, a proposito di abbattimenti del prossimo missile testato da Kim Jong-un.

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Luigi Gavazzi