Il contagio islamista in Tunisia occidentale
Ansa
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Il contagio islamista in Tunisia occidentale

L'attentato contro i turisti nel museo del Bardo e la penetrazione dei gruppi jihadisti provenienti dalla Libia nella provincia di Kasserine

Qualche settimana fa, all'indomani dell'imboscata dove avevano trovato la morte quattro guardie di frontiera tunisine nella provincia di Kasserine, era stato il premier libico Abdallah Al Thani a lanciare il più più circostanziato allarme sul pericolo che il contagio jihadista potesse estendersi anche alla Tunisia: «Sono decine i membri dell'Isis e di Boko Haram che, dopo aver raggiunto i gruppi terroristici presenti nel mio Paese - aveva dichiarato Al Thani alla radio Express Fm - sono già sconfinati in Tunisia».

L'allarme, che seguiva alla decisione del governo algerino di schierare decine di tiratori scelti al confine con la Tunisia, cadde nel vuoto. Ma la verità è che sono mesi che, nella provincia ribelle di Kasserine, agiscono vari gruppi fondamentalisti locali che, nascondendosi sul monte Chaambi, attaccano postazioni militari, case di parlamentari o ministri e gestiscono un lucroso mercato per il passaggio di armi e anche droga dalla Libia all’Algeria fino al nord del Mali.

Quello che è accaduto stamane al Museo del Bardo, dove secondo Al Jazeera avrebbero trovato la morte anche due italiani, si potrebbe inserire in questo contesto. Era noto per altro da mesi che è proprio la Tunisia, un tempi oasi pacifica nel ribollente Medioriente, ad avere dato, tra tutti i Paesi del Maghreb, con 3000 persone, il maggior numero di combattenti che sono andati in Siria a combattere sotto le bandiere Isis.

Oltre ad Ansar El Sharia, operativo anche in Libia, il principale gruppo jihadista della Tunisia  occidentale è la brigata Okba Ibn Nafaa, affiliata ad Al Qaeda nel Maghreb e guidata dal super ricercato Mourad Gharsalli. Avrebbe anche una serie di basi sulle montagne di Cabilia in Algeria, un altro territorio irredento dove la penetrazione dei miliziani dell'Isis tornati dalla Siria starebbe avanzando a larghi falcate. 

È ancora presto per capire se l'imboscata contro i turisti a Tunisi sia effettivamente opera di Al Qaeda nel Maghreb, dell'Isis o più semplicemente di una banda di guerriglieri islamisti locali che puntavano ad accreditarsi presso il gruppo di Al Baghdadi, un po' come avvenne a Parigi, con l'attentato dei fratelli Kouachi alla redazione di Charlie Hebdo. Quello che appare chiaro però è che la montuosa Tunisia occidentale, secondo tutti i report delle intelligence mediorientali, la nuova porta di ingresso del contagio jihadista.

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