Come l'Isis recluta gli adolescenti
Ayesha, una ragazza di 20 anni, ha raccontato alla BBC come è stata avvicinata, quattro anni fa, dai combattenti dello Stato islamico
Ayesha (nome inventato per proteggere l'identità della testimone), una ventenne inglese di religione musulmana, ha raccontato alla BBC come è stata contattata dai militanti dell'Isis circa quattro anni fa.
All'epoca aveva 16 anni e come tante ragazze adolescenti, utilizzava i social network. Il primo contatto era avvenuto su Facebook. In un messaggio, le rivolgevano apprezzamenti sul suo aspetto fisico: "Sei molto bella. È arrivato il momento di coprire la tua bellezza, sei così preziosa...”.
Per una ragazzina in cerca di conferme, i complimenti che le rivolgevano erano efficaci. Oltre a questo, come da lei dichiarato, gli apprezzamenti si univano ai principi della sua stessa religione e questo risultava molto persuasivo. “Mi hanno preso di mira nel modo più efficace possibile”, ha detto Ayesha.
Non solo, nei video da lei cercati su YouTube, i giovani combattenti erano tutti di bell'aspetto, dagli occhi gentili. "Vederli è stata una scoperta in qualche modo affascinante per me”, ha ammesso la ragazza. A questo si aggiunge il mito dell'eroe: i ragazzi dovevano essere raggiunti velocemente prima che andassero a morire per la Jihad. E le ragazze erano coinvolte nel loro sacrificio: "Quando morirà come un martire, tu ti unirai a lui in cielo".
Una sorta di gloria eterna che coinvolgeva i combattenti del califfato e le loro donne.
Ayesha, però, è rimasta a casa e può raccontarci cosa è successo quando ancora era una ragazzina.
Purtroppo a oggi ben 22 adolescenti hanno intrapreso il viaggio per raggiungere i gruppi estremisti in Siria, comprese le ultime tre ragazzine britanniche che hanno lasciato Londra alla volta di Instabul, per poi arrivare in Siria.
E si sa come, una volta arrivate lì, il loro sogno romantico si trasformi in un vero e proprio inferno da cui voler scappare.
Ma non sempre è possibile. Anzi, quasi mai.