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Clima: se Israele ruba le nuvole all'Iran

Secondo il capo della protezione civile iraniana, la siccità che sta colpendo il paese avrebbe un solo colpevole

Ora che anche il clima-scettico capo dell'Agenzia per la protezione ambientale del governo americano Scott Pruitt si è dimesso, travolto da vari scandali di natura pecuniaria, possiamo dirlo nuovamente forte e chiaro: il cambiamento climatico è causato dalle attività umane. L'effetto però non è proprio immediato. O forse sì?

Sembra pensarlo il generale iraniano Gholam Reza Jalali, capo dell'Organizzazione per la protezione civile dell'Iran, che qualche giorno fa parlando a una conferenza sull'agricoltura a Tehran ha affermato che Israele starebbe estraendo umidità dalle nuvole dirette verso l'Iran, privando il paese di pioggia e neve.

Furto con destrezza

A sostegno della sua tesi il generale ha citato uno studio che mostrerebbe come oltre i 2.200 metri tutte le aree montuose tra l'Afghanistan e il Mediterraneo siano coperte di neve, ad eccezione dell'Iran. E' ovvio che sotto ci debba essere un complotto mirato. "Forse hanno documenti in questo senso, che non hanno condiviso con me, ma sulla base delle informazioni meteorologiche, non c'è possibilità che un paese rubi neve o nuvole", ha commentato il direttore generale delle previsioni meteorologiche e dell'Ufficio di allerta presso l'Organizzazione meteorologica Iraniana, Ahad Vazife.

Vazife ha affermato che l'intera regione è stata colpita da siccità, non solo l'Iran. E ha aggiunto che se fosse possibile per un paese rubare le nuvole, gli Stati Uniti non soffrirebbero a loro volta di un problema di carenza d'acqua, perché a Washington basterebbe rubarla da altri paesi nella sua forma di vapore.

Il primo a suggerire l'ipotesi del furto di nuvole era stato già nel 2012 l'allora presidente conservatore iraniano Mahmoud Ahmadinejad, amante delle teorie del complotto, secondo cui i crescenti problemi di siccità del paese sarebbero stati ascrivibili in parte a cause involontarie e in parte a deliberate operazioni di distruzione delle nuvole in movimento verso il paese da parte di forze ostili.

Emergenza reale

Se l'idea che sia Israele a privare l'Iran della sua sacrosanta dose di pioggia annuale suona quantomeno fantasiosa, il problema della mancanza d'acqua è invece dolorosamente reale e ha già causato violente proteste in alcune città meridionali dell'Iran i cui residenti sono scesi in strada lamentandosi dell'acqua salata e fangosa che esce dai rubinetti di casa al posto di quella potabile.

Sulla graticola c'è il governo, accusato di non riuscire a gestire le forniture d'acqua mentre la domanda da parte della popolazione in crescita è in aumento e le temperature hanno superato i 50 °C. Come si sa, accusare un nemico esterno è una strategia furba per scrollarsi di dosso scomode responsabilità, e le accuse a Israele sembrano andare proprio in questa direzione.

Tra i due paesi le relazioni sono tese da tempo a causa delle presunte attività nucleari dell'Iran e del suo aiuto al presidente siriano Bashar al-Assad nella guerra civile in Siria, dove l'Iran ha schierato milizie sciite musulmane che Israele ha accusato di danneggiare la sua sicurezza nazionale.

Ma sollevare simili dubbi sulle cause di un problema come la siccità, spiega il capo meteorologo iraniano, "non solo non risolve nessuno dei nostri problemi, ma ci impedirà di trovare le giuste soluzioni". Che l'Iran si è invece impegnato a cercare, di concerto con tutti gli altri paesi del mondo, esclusi gli Stati Uniti, firmando l'accordo sul clima di Parigi.

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Marta Buonadonna