Corea del nord e del sud
JUNG YEON-JE/AFP/Getty Images
News

La Cina deve fermare la Corea del Nord

È l'unica potenza con concrete possibilità di mediare tra Stati Uniti e Pyongyang. E convincere Trump e Kim Jong Un a fare concessioni

Se la Cina stava cercando un modo per fare capire al mondo di essere una potenza che conta, l'escalation di tensioni che rischia di far precipitare lo status quo nella Penisola coreana rappresenta senza dubbio un'occasione che Pechino farebbe bene a non farsi sfuggire. 

Cosa sta succedendo in Corea del Nord
Dopo che Donald Trump ha dato l'ordine di spostare una flotta della Marina militarenei pressi della Corea del Nord per "essere pronto a intervenire in ogni momento" qualora Pyongyang dovesse continuare a eseguite test missilistici, il vice ministro degli esteri Han Song Ryol ha dichiarato nel corso di una intervista ufficiale con la BBC come non solo il suo paese non abbia nessuna intenzione di farsi intimidire da questa "fastidiosa provocazione americana" e tantomeno di interrompere questa importante serie di test operativi perché un paese straniero ha deciso di immischiarsi in faccende che non lo riguardano".

Ma anche che qualora Washington approverà un attacco militare contro Pyongyang, la Corea del Nord reagirà con un attacco nucleare preventivo che seguirà "stile e metodi coreani".


Una presa di posizione forte ma allo stesso tempo scontata dopo il monito del vice-presidente americano a "non testare la credibilità della strategia statunitense" perché così facendo non avrebbero ottenuto altro che un peggioramento della crisi.

Chi può fermare la Seconda Guerra di Corea
Rischiamo davvero di ritrovarci tutti coinvolti in una nuova guerra, per giunta nucleare? Sentendo le dichiarazioni dei leader di Corea del Nord, Stati Uniti, ma anche Russia e Giappone sembrerebbe davvero di sì. Opinione, questa, condivisa anche dalla stampa internazionale, al punto da aver spinto testate come il Guardian a pubblicare approfondimenti su quelle che potrebbero essere le conseguenze di un conflitto di questo tipo, naturalmente non tanto dal punto di vista degli equilibri geostrategici dell'Asia, ma da quello delle persone comuni che vedrebbero le loro vite stravolte, se non distrutte.

L'obiettivo è quello di indurre Trump a non attaccare e Kim Jong Un a non lanciare bombe nucleari.

Il ruolo della Cina
Che ruolo ha, in tutto questo, la Cina? Sono mesi che leggiamo sui giornali che Pechino non sta facendo abbastanza per indurre Kim Jong Un a rispettare l'attuale status quo. Eppure, persino Trump, dopo il faccia a faccia con il Presidente cinese Xi Jinping a Mar-a-Lago ha ammesso di essersi reso conto che la Repubblica popolare non ha più la capacità di orientare le scelte di Pyongyang, a prescindere da quanto rispetti le sanzioni internazionali o tenga monitorato il confine tra i due paesi.

E in effetti Trump ha ragione. Se la Cina avesse mantenuto su Kim Jong Un lo stesso ascendente che aveva sul padre Kim Jong Il, di certo non ci troveremmo a questo punto. Essenzialmente perché i due leader si sarebbero incontrati, si sarebbero parlati, avrebbero quindi chiarito in maniera più diretta e esplicita la rispettiva opinione sul regime altrui, e avrebbero costruito un canale di comunicazione privilegiato che non avrebbe favorito la distensione ma quanto meno avrebbe ridotto la probabilità di un conflitto.

E invece non solo tutto questo non è successo, ma mentre Pechino perdeva il suo appeal agli occhi di Pyongyang, quest'ultima di certo deve essersi legata a qualcun'altro. Altrimenti non si comporterebbe in maniera tanto sfacciata.

Come si può sbloccare la situazione
Per quanto la Cina possa sembrare ricoprire una posizione marginale sullo scacchiere coreano, resta l'unica potenza in grado di dialogare con tutti gli attori in gioco. Ed è per questo che, nonostante tutto, Xi Jinping è l'unico in grado di sbloccare la situazione. Per fortuna il leader cinese dovrebbe anche essere estremamente interessato a farlo visto che ne va della stabilità e, ancora più importante, del prestigio della Cina come grande potenza.

Se Cina e Corea del Nord non hanno più un rapporto disteso come quello che hanno mantenuto fino a qualche anno fa una ragione c'è, quindi le pretese di Pyongyang saranno certamente cambiate anche per quel che riguarda Pechino. Del resto, il regime coreano non avrebbe mai avuto il coraggio di ordinare l'assassinio del fratellastro di Kim sapendo che quest'ultimo viveva sotto protezione in territorio cinese. Eppure, nonostante tutto, non ha sfidato la Cina in maniera così plateale organizzando l'agguato a Macao, ma ha scelto la Malesia in quanto "territorio neutrale".

Economicamente, senza l'aiuto della Cina, la Corea del Nord non può sopravvivere. Ma anche una guerra sarebbe un suicidio, e Pyongyang lo sa bene. Il rischio che tutti stiamo correndo è che a forza di provocazioni il conflitto scoppi davvero, anche come conseguenza di un imprevisto o di un incidente. Ed è questo che la Cina deve evitare.

Promuovendo il dialogo, bilaterale e segreto oggi, multilaterale domani. Quello che però sia Pyongyang che Washington devono capire è che è arrivato il momento di fare delle concessioni, altrimenti questo pericoloso momento di impasse non verrà superato.

L'incognita di un nuovo alleato della Corea del Nord
Difficile classificare come indifferente il fatto che Kim Jong Nam sia stato assassinato con il VX, una sostanza classificata come arma di distruzione di massa e accessibile solo in America e in Russia. Senza accusare nessuno, è evidente che il VX in qualche modo sia arrivato in Corea del Nord, e per la Cina è molto importante scoprire come, visto che una Corea più autonoma strategicamente potrebbe finire col diventare ingestibile anche per lei.

L'isolamento del regime è la chiave per limitare velleità e ambizioni di Kim Jong Un, e se per arrivare a questo risultato sarà necessario fare concessioni su più fronti non importa. Ciò che conta è evitare lo scenario peggiore per tutti, vale a dire la guerra nucleare. Se poi, a concessioni fatte, sarà possibile riaprire un dialogo multilaterale meno segreto meglio ancora. E se questo succederà sarà solo per merito della Cina, che quindi confermerà per l'ennesima volta anche ai più scettici di essere una potenza che conta.

I più letti

avatar-icon

Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

Read More