Borussia Dortmund
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Borussia Dortmund, la ricostruzione dell'attentato

È di probabile matrice jihadista la triplice esplosione contro il pullman della squadra tedesca. Nessuna prova contro l'iracheno fermato

"Era richiesto molto coraggio e coraggio abbiamo dimostrato", ha detto l'allenatore del Borussia Dortmund, Thomas Tuchel. I suoi giocatori hanno perso 2 a 3 in casa contro il Monaco nella partita di andata dei quarti di finale di Champions League, posticipata dalla sera dell'11 aprile al 12 aprile alle 18.45 dopo l'attentato al pulman della squadra, probabilmente di matrice jihadista. Hanno però vinto contro la paura e contro l'iniziale spaesamento e la giustificabilissima difficoltà di concentrazione (hanno chiuso il primo tempo sotto di due gol). 

Cos'è successo
Se l'attentato ha ancora dubbie rivendicazioni e motivi da chiarire, è sicura la ricostruzione della dinamica. Ecco la ricostruzione
Tre cariche esplosive collocate sul ciglio della strada sono state fatte detonare intorno alle 19.15 di martedì 11 aprile, vicino al pullman che trasportava i calciatori del Borussia Dortmund allo stadio Signal Iduna Park per la partita contro il Monaco. L'ordigno, azionato a distanza, era nascosto dietro una siepe ed era stato "arricchito" di punte metalliche.

Sono rimaste ferite due persone: il difensore spagnolo del Borussia Marc Bartra è stato colpito dai vetri dei finestrini andati in frantumi ed è stato già operato al polso per la frattura del radio distale destro; un poliziotto che precedeva in moto il bus ha subito un trauma da scoppio e uno shock.
La procura federale tedesca, che ha assunto la guida delle indagini, è convinta che si sia trattato di terrorismo. Una pista islamica "appare possibile", ha spiegato la portavoce Frauke Koehler. 

Le intenzioni degli attentatori
Chi ha piazzato gli esplosivi lungo la strada che parte dall'hotel in cui alloggiava la squadra ha messo in conto la possibilità di uccidere. Le bombe, capaci di sprigionare la loro forza esplosiva su una distanza di oltre cento metri, erano dotati di punte metalliche, una delle quali è stata ritrovata conficcata nel poggiatesta di uno dei sedili del bus, che risulta gravemente danneggiato. La presenza delle punte metalliche fa pensare che oggi il bilancio avrebbe potuto essere ben peggiore.

Stando a quanto ricostruito dalla Bild e dalla Sueddeutsche Zeitung, dietro l'attacco ci sarebbero dei professionisti. I tre ordigni sarebbero stati costruiti da persone esperte usando esplosivo militare convenzionale e sarebbero stati azionati a distanza in modo simultaneo al passaggio del mezzo. Inoltre sono stati piazzati al di fuori del raggio d'azione delle telecamere dell'hotel.

Ci sono lettere di rivendicazione
Nelle vicinanze del luogo dell'attacco sono state ritrovate tre lettere di rivendicazione con lo stesso contenuto. Il testo fa riferimento all'attentato di Anis Amri a Berlino, menziona Angela Merkel e minaccia nuove azioni se non verranno ritirati i Tornado tedeschi che sorvolano la Siria e non verrà chiusa la base statunitense di Ramstein, in Germania. 

Le lettere, tuttavia, hanno sollevato diversi interrogativi tra gli esperti: l'Isis non è solito lasciare rivendicazioni sui luoghi degli attentati, né aveva chiesto finora la chiusura di Ramstein; nel testo inoltre non compaiono simboli che rimandino allo Stato islamico. Il testo contiene per di più singolari errori di ortografia: parole tedesche semplici sono scritte in modo sbagliato, mentre espressioni complesse sono state rese in modo corretto.
Gli inquirenti non escludono del tutto altre piste, che vanno dall'ipotesi di frange violente di tifosi, fino agli estremisti di destra oppure a un tentativo di ricatto. Appare invece poco plausibile la matrice della sinistra radicale: la procura federale ha espresso "forti dubbi sull'autenticità" di una seconda rivendicazione, diffusa online, che attribuiva l'attacco ad ambienti antifascisti. Probabilmente si tratta di un fake orchestrato da esponenti dell'estrema destra.  

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Chi è stato arrestato
È stato arrestato un iracheno vicino agli ambienti islamici radicali, in un primo momento sospettato di essere coinvolto nell'attentato. La procura federale tedesca ha però specificato che "le indagini non hanno fornito finora nessuna prova che l'accusato abbia partecipato all'attacco". Il 26enne iracheno Abdul Beset A. è sospettato di aver aderito all'Isis in Iraq; avrebbe guidato in Iraq un gruppo composto da circa dieci persone, tra i cui compiti rientravano anche sequestri, ricatti e omicidi.

Insieme a lui, nel mirino degli inquirenti è rientrata una seconda persona, un 28enne tedesco di Froendenberg, vicino Dortmund, ma anche questo non è più tra i sospettati per le esplosioni contro il bus del Borussia Dortmund.

Allo stadio contro il terrore
Il tecnico del Borussia Dortmund, Thomas Tuchel, è rimasto amareggiato per l'atteggiamento della Uefa, che ha voluto la sua squadra subito in campo, all'indomani dell'attentato, quando ancora tra di loro regnava disorientamento o paura: "Ci hanno trattato come se avessero gettato contro il nostro bus una birra mentre non sappiamo neanche quale sia stato il motivo dell'attentato", ha detto.

Allo stadio, però, è andato in campo uno spettacolo di solidarietà, contro il terrore. Durante il riscaldamento prima del match i giocatori - primo fra tutti il portiere Roman Burki - hanno indossato maglie dedicate al compagno ferito, tra gli applausi dello stadio intero: "Mucha Fuerza!", la scritta vicina alla foto di Marc Bartra.
"Sto meglio, ora tifo per i miei compagni", aveva scritto il difensore postando una foto sorridente.


Sugli spalti i tifosi sono stati uniti in un unico abbraccio. Lo stesso partito già la sera dell'attentato, quando i tifosi di Dortmund avevano aperto le loro case per ospitare i francesi del Monaco, costretti a rimanere a Dortmund per una notte in più. Sui social l'hastag è stato "un letto per i tifosi ospiti".
I monegaschi hanno ricambiato applaudendo lungamente i tedeschi al loro ingresso in campo. Per tutto il tempo in un clima di concordia e rispetto reciproco. 

Alla squadra e al club tedesco è arrivato anche il messaggio di Angela Merkel, che ha telefonato all'amministratore delegato del Borussia, Hans Joachim Watzke, per esprimere il supporto del governo di Berlino. La Cancelliera si è detta contenta che la squadra abbie reagito al terrore giocando la partita. Non solo per il Borussia, ma per il mondo intero.

Immagini della partita e del post-attentato

Roman Buerki
PATRIK STOLLARZ/AFP/Getty Images
Roman Buerki, il portiere svizzero del Borussia Dortmund, indossa una maglia in sostegno del suo compagno di squadra Marc Bartra, ferito nell'attentato contro il pullman della squadra, 12 aprile 2017.

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Redazione