Israele - Gaza: Obama non ha armi per la pace
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Israele - Gaza: Obama non ha armi per la pace

Fonti israeliane parlano di una prossima invasione della Striscia. La Casa Bianca non sa che cosa fare per impedire il conflitto

Secondo fonti israeliane, l'operazione di terra a Gaza potrebbe iniziare molto presto. I raid aerei e i bombardamenti di questi giorni contro la Striscia (che hanno provocato decine di vittime tra i palestinesi, compresi donne e bambini) non hanno prodotto i risultati sperati; Hamas ha continuato  a sparare i suoi razzi contro Tel Aviv e altre località israeliane. 

Si avvicina il momento in cui Barack Obama dovrà dire una parola chiara sul conflitto. Finora l'atteggiamento della Casa Bianca è apparso tanto prudente da apparire quasi distaccato. Ben lontano da quello adottato nel 2012, quando Washington fu l'artefice del cessate il fuoco tra le parti dopo più una settimana di conflitto.

La spola della Clinton

Due anni fa, grazie alla mediazione dell'allora presidente egiziano Mohamed Morsi, leader dei Fratelli Musulmani, uomo di grande influenza su Hamas, la spola tra Il Cairo e Tel Aviv di Hillary Rodham Clinton ebbe successo. La tenacia e l'autorevolezza dell'allora segretario di stato portò a una tregua tra le parti che è stata rispettata fino a qualche giorno fa. A 24 mesi di distanza, molto è cambiato. Non solo il flemmatico John Kerry ha preso il posto dell'energica Clinton, ma si è modificato anche e soprattutto il quadro regionale in cui si inserisce questa nuova puntata del conflitto israelo - palestinese.

L'Egitto si offre ancora come sponda per la mediazione, ma Morsi è in prigione dopo il golpe del Generale Al Sisi. Quest'ultimo, ha sposato - di fatto - una politica alla Mubarak: repressione interna dei Fratelli Musulmani e blanda cooperazione con Israele contro Hamas. Solo negli ultimi giorni, di fronte alla sempre più difficile situazione a Gaza, il presidente egiziano ha assunto una posizione di vera mediazione tra le parti.

Gli Stati Uniti puntano su questo per arrivare a un cessate il fuoco. Non hanno molte altre carte. Barack Obama sembra essere immobile, senza le energie necessarie per risolvere la situazione. Tanto prudente da risultare ininfluente.

Obama non ha armi o non le vuole usare

Fino ad ora, la posizione ufficiale di Obama è stata: Israele ha il diritto di difendersi dagli attacchi di Hamas. In un incontro ufficiale con la comunità musulmana, il presidente ha ripetuto lo stesso concetto, aggiungendo però che la situazione umanitaria a Gaza è catastrofica. "Nelle ultime due settimane, siamo stati sconvolti da quello che abbiamo visto, dalla violenza che ha prodotto tante vittime innocenti, donne e bambini, vittime dello scontro tra le parti. Faremo di tutto affinché si arrivi a un cessate il fuoco".

Ma, Obama che cosa può fare? A questo punto, sembra poco. Due anni fa, gli israeliani accolsero la Clinton e le diedero fiducia nella ricerca di una soluzione pacifica. Questa volta, John Kerry non è stato neppure invitato a Tel Aviv. Non c'è la spola americana tra le capitali mediorientali che due anni fa portò al cessate il fuoco.

Le indiscrezioni dicono che l'operazione di terra israeliana sta per iniziare e la Casa Bianca non ha alcuna vera arma a sua disposizione per poterla fermare. Obama si è giocato ogni autorevolezza. le rituali pressioni servono a poco. E poi, non può neppure puntare sulla minaccia del ritiro degli aiuti militari ed economici che gli Usa ogni anno concedono a Israele. Le posizioni espresse da Obama a favore del diritto alla sicurezza degli israeliani non gli permettono di giocarsi questa carta.

Con i palestinesi, le armi di pressione sembrano essere ancora minori. Washington ha rapporti con l'Autorità Nazionale Palestinese (alla quale manda milioni di dollari di aiuti ogni anno), ma non ci sono relazioni con Hamas. Il presidente Abu Mazen è uno degli elementi chiave della possibile trattativa, ma il suo spazio di manovra è molto limitato. Esiste un governo di unità nazionale palestinese, ma a Gaza, chi guida le danze ora è l'ala militare di Hamas.

La perdita dell'autorevolezza

L'immobilismo della Casa Bianca nel conflitto israelo palestinese ha portato Obama a essere quasi ininfluente nella questione. Il gelo con il governo israeliano di Benyamin Netanyahu, la colpevole distrazione nei confronti dei palestinesi hanno come conseguenza quello che adesso è sotto gli occhi di tutti: l'America non riesce più a far sentire la sua voce in Medioriente.

l processo di pace si è arenato anche per questo. Israele non si fidava del nuovo inquilino della Casa Bianca Ha preferito quindi seguire una propria politica di sicurezza senza dare troppo ascolto ai consigli prima e alle richieste poi degli Stati Uniti. Non si è sentito garantito.

I palestinesi sono rimasti molto delusi da un arbitro che aveva promesso loro che le regole sarebbero state rispettate e poi invece si è distratto al primo fallo.

Ora Obama promette tutti gli sforzi necessari per mettere fine al conflitto, per evitare l'invasione di terra di Gaza. Ma nessuno sembra più ascoltarlo.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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