La mappa degli arsenali chimici in Medio Oriente
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La mappa degli arsenali chimici in Medio Oriente

La polveriera chimico-batteriologica della regione è la Siria, dove i terroristi dell'Isis regnano su alcuni territori

La notizia dell'utilizzo da parte dei terroristi dello Stato islamico di bombe al cloro in Iraq ha scatenato una nuova ondata di paura sulla presenza e sull'uso di armi chimiche e biologiche nei teatri di guerra mediorientali. Una paura non certo infondata, dal momento che - secondo le stime delle organizzazioni internazionali - esistono ancora decine di bunker per armi chimiche e batteriologiche che rappresentano una risorsa militare per una serie di regimi, a cominciare da quello di Bashar al Assad a Damasco.

Proprio la Siria a fine gennaio ha cominciato la distruzione di una dozzina di bunker sotterranei e di hangar utilizzati per la produzione e lo stoccaggio di armi chimiche. Un processo in ritardo rispetto alla tabella di marcia su cui più di due anni fa si era impegnato Bashar al Assad, quando vennero utilizzate bombe di gas neurotossico su interi villaggi.

Oggi l'allarme in Siria è ancora alto. A settembre del 2014 l'Opac (Organizzazione americana per la proibizione delle armi chimiche) ha denunciato l'utilizzo da parte dell'esercito di Damasco di bombe al cloro come una risorsa "ripetuta e sistematica". Ma non c'è solo Assad nel mirino. Alcune aree della Siria sono in mano ai terroristi del Califfato, che hanno il loro quartier generale a Raqqah e che saccheggiano tutti gli arsenali che trovano nei territori conquistati, sia quelli di armi convenzionali che non convenzionali.

L'utilizzo di armi chimiche e batteriologiche in Medio Oriente è una storia dal sapore antico. Il gas al cianuro fece la sua prima comparsa in Iraq nel 1961. Non c'era ancora Saddam Hussein, ma nel mirino di Baghdad sin da allora c'erano i kurdi.

Poi, per tutti gli anni Ottanta Saddam, con l'aiuto del suo braccio destro Alì il chimico, si dedica ad attaccare sistematicamente la popolazione curda con armi chimiche, fino al massacro di Halabja, il 16 marzo del 1988, quando nel giro di poche ore furono sganciate sui villaggi kurdi delle bombe al cianuro che causarono la morte di più di 100.000 persone e gravissimi danni ai sopravvissuti.

Nonostante le convenzioni firmate e gli accordi internazionali, nonostante la pressione delle Nazioni Unite e quella dei Paesi occidentali, tuttora il Medio Oriente è una "polveriera chimica", e nuove armi batteriologiche più facili da creare si stanno diffondendo nei laboratori clandestini dei regimi. Con il rischio che l'Isis ci metta sopra le mani, aggiungendo orrore a orrore.

Vediamo qual è la situazione Paese per Paese.

EGITTO

L'Egitto non ha firmato la convenzione sulle armi chimiche.

Armi Biologiche - Ufficialmente bisogna risalire al 1972 per trovare un accenno alla capacità batteriologica e chimica del Paese. Era il 1972 e al Cairo regnava Sadat. Secondo le dichiarazioni dei governi che sono succeduti a Hosni Mubarak, l'Egitto è "impegnato nella proibizionedello sviluppo, della produzione e dello stoccaggio di armi batteriologiche e tossine". Ma, secondo le stime delle organizzazioni internazionali, Sin dagli inizi degli anni '70 il Paese ha sviluppato la produzione di armi batteriologiche che non sono state completamente distrutte.

Armi Chimiche - L'Egitto ha stoccato e utilizzato armi chimiche contro lo Yemen tra il 1963 e il 1967, violando il protocollo di Ginevra. Le armi chimiche vengono sganciate tramite missili tattici, bombe, mine e altre munizioni. 

IRAN

L'iran ha firmato la convenzione sulle armi chimiche.

Armi Biologiche - Teheran ha ufficialmente denunciato l'utilizzo di armi batteriologiche. Secondo l'intelligence statunitense nel 2009 l'Iran potrebbe aver raggiunto la capacità per produrre piccole quantità di agenti batteriologici, ma non ha la capacità di trasformarli in armi. L'Iran ha comunque un'industria farmaceutica abbastanza sofisticata.

Armi Chimiche - Teheran ha ufficialmente denunciato in diversi consessi internazionali sia il possesso che l'utilizzo di armi chimiche, che ha impiegato in fase difensiva durante la guerra con l'Iraq. Secondo gli Usa prima del 2003 l'Iran aveva siti di stoccaggio di armi chimiche, ma secondo stime più recenti (2012/2013) i siti non sono certi, anche se l'Iran continua a mantenere intatta la sua capacità di produrre armi ed agenti chimici che potrebbero avere un'applicazione offensiva.

IRAQ

L'Iraq ha aderito alla convenzione sulle armi chimiche nel 2009.

Armi Biologiche - Dall'invasione delle truppe della coalizione guidata dagli Usa nel 2003 in Iraq non si registra l'uso di armi batteriologiche. A metà degli anni '90 Baghdad ha ammesso i test e lo stoccaggio di armi biologiche, ma i siti di stoccaggio sono stati distrutti prima del 2003.

Armi Chimiche - Secondo le dichiarazioni ufficiali, l'Iraq non ha "uno stoccaggio significativo di armi chimiche", il che significa che ci sono, ma non in grosse quantità. Prima della Guerra del Golfo Baghdad produceva vari tipi di agenti chimici, incluso il gas sarin. Il Paese ha largamente utilizzato armi chimiche durante la guerra con l'Iran e contro la popolazione kurda, colpita da bombe di gas neurotossico al cianuro dagli effetti devastanti. Il programma chimico iracheno è stato smantellato dagli ispettori delle Nazioni Unite negli anni '90. Tuttavia, sul territorio ci sono ancora arsenali di vari agenti chimici che richiano di cadere nelle mani delle truppe dello Stato islamico.

ISRAELE

Israele ha firmato la convenzione sulle armi chimiche nel 1993, ma non l'ha ratificata.

Armi Biologiche - Le dichiarazioni ufficiali dicono poco in termini di capacità e programmi di sviluppo di armi biologiche, ma Israele finora non ha dato una spiegazione alla mancata firma della convenzioni sulle armi biologiche. Secondo gli studi è probabile che il Paese in passato avesse un programma offensivo batteriologico, ma non ci sono prove che sia ancora in piedi. Israele ha un'industria biomedica e farmaceutica altamente avanzata.

Armi Chimiche - Il governo israeliano non ha fatto nessuna dichiarazione ufficiale sulle sue capacità "chimiche". La spiegazione della mancata ratifica della convenzione firmata nel 1993 è che altri Paesi della regione non l'hanno ratificata. Si stima che Israele abbia avuto un programma per la guerra chimica in passato, ma non ci sono prove né nei rapporti degli ispettori del 2005 e né in quelli del 2010. Israele ha un'industria chimica molto sofisticata.

LIBIA

La Libia ha aderito alla convenzione sulle armi chimiche nel 2004.

Armi Biologiche - Nel 2003 la Libia ha annunciato di voler eleiminare il suo programma di guerra batteriologica e di aderire alla convenzione sulle armi biologiche. Finora ha rispettato gli annunci.

Armi Chimiche - Sempre nel 2003, la Libia annuncia anche di voler abbandonare il suo programma per la guerra chimica. Al potere c'è il Colonnello Muammar Gheddafi. Nel 2004 dichiara agli ispettori Onu il possesso di agenti chimici e annuncia l'inizio dello smantellamento dei siti di produzone e stoccaggio. La Libia era in possesso di 26 tonnellate di armi chimiche, che si era impegnata a distruggere entro il 2011. Ma, a causa della caduta di Gheddafi e dell'esplosione della guerra civile, la deadline non è stata rispettata. Il 26 gennaio del 2014 il governo ha annunciato la distruzione dell'ultimo sito ancora in piedi.

SIRIA

La Siria ha aderito alla convenzione sulle armi chimiche nel 2013. In quell'occasione il governo di Damasco ha inviato una lettera al segretario generale delle Nazioni Unite in cui si dichiara che Assad ha firmato un decreto legislativo per aderire alla convenzione sulle armi chimiche, impeghnandosi a rispettare gli obblighi della convenzione da subito. Ma questo, nonostante gli annunci, non è successo.

Armi Biologiche - Il presidente Bashar al Assad ha accennato alla capacità di guerra biologica della Siria, ma non ha fornito dettagli ufficiali. Quello che è certo è che Damasco ha più volte messo in campo attività criminali secondo la convenzione sulle armi batteriologiche. Secondo gli ultimi rapporti, non esiste prova che la Siria abbia abbandonato le sue attività passate o abbia deciso di interrompere lo sviluppo di nuove armi biologiche ad alto potenziale offensivo. Il conflitto che va avanti da quattro anni ha aumentato il caos e il pericolo che gli arsenali cadano nelle mani dei terroristi dell'Isis. 

Armi Chimiche - Il 20 settembre del 2013 la Siria ha diffuso una dichiarazione ufficiale sulle armi chimiche e gli arsenali governativi in suo possesso, dopo anni passati a negare l'esistenza di programmi per la guerra chimica. Il governo ha ripetutamente usato armi chimiche contro i ribelli anti-Assad in varie aree del Paese. Secondo i dati in possesso degli ispettori dell'Onu, la Siria ha un programma molto esteso per la produzione di vari agenti chimici, incluso il gas sarin, utilizzato anche il 21 agosto 2013 in un attacco a Damasco.


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Anna Mazzone