Arabia, Emirati e Qatar: partita a tre per lo Yemen
JAMES L. STANFIELD /National Geographic
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Arabia, Emirati e Qatar: partita a tre per lo Yemen

L’interventismo di Doha nel conflitto contro gli Houthi spiazza Riad e Abu Dhabi, alle prese con un alleato ingombrante. Come dimostra la guerra in Siria

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Lo sceicco Mohammed bin Zayed, principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti e comandante supremo delle forze armate, aveva promesso una vendetta immediata dopo l’uccisione di 45 soldati dell’esercito di Abu Dhabi, eliminati il 4 settembre in un attacco missilistico sferrato dagli Houthi nell’area di Marib, provincia situata nella parte centro-occidentale dello Yemen. I missili Tochka lanciati dai ribelli sciiti hanno colpito un deposito di armi innescando esplosioni a catena in cui hanno perso la vita anche dieci soldati dell’Arabia Saudita, cinque del Bahrain e quattro delle forze armate yemenite rimaste fedeli al presidente Abdrabbuh Mansour Hadi, costretto ad abbandonare il Paese nel gennaio scorso.

 All’attacco, il più pesante per numero di vittime subito dagli Emirati Arabi dalla nascita dello Stato nel 1971, sono seguiti tra il 5 e 6 settembre una serie di raid aerei che hanno colpito postazioni degli Houthi a Sanaa, sulle colline che attorniano la capitale, a Nahdain, Fajj Attan, Saada e Ibb. Secondo l’agenzia di stampa iraniana IRNA i bombardamenti hanno causato decine di vittime tra i civili.

 Nei prossimi giorni il principale terreno di scontro potrebbe però essere Marib, dove nelle ultime ore Al Jazeera ha segnalato l’arrivo di rinforzi alla coalizione araba da parte del Qatar: circa mille soldati, 200 veicoli corazzati e 30 elicotteri Apache, che presto potrebbero in parte essere dispiegati anche nella provincia settentrionale di Jawf. È la prima volta che truppe di Doha partecipano ad operazioni di terra in questo conflitto. La scelta di intervenire proprio a Marib e Jawf non è affatto casuale, considerato che si tratta di due delle province in cui si concentra buona parte della produzione petrolifera yemenita.

 

Il futuro dello Yemen
Arabia Saudita ed Emirati Arabi, le due principali potenze impegnate nella guerra contro gli Houthi, dovranno tenere conto di questa mossa e prevedere delle contromisure quando sarà il momento di disegnare il futuro assetto istituzionale e amministrativo dello Yemen. Secondo fonti ben informate, i governi dei due Paesi da tempo sono in trattativa per spartirsi le aree di controllo sul Paese. L’ultimo incontro di alto livello si è tenuto il 20 agosto a Tangeri, in Marocco: da una parte Mohammed bin Zayed, suo fratello Hazaa bin Zayed e il ministro degli Interni Mansour bin Zayed per gli Emirati Arabi; dall’altra Mohammed bin Salman, ministro della Difesa, per l’Arabia Saudita

 

In base agli accordi raggiunti, al termine della guerra lo Yemen potrebbe venire così suddiviso: il nord sarebbe sotto l’influenza dell’Arabia Saudita, della parte orientale sarebbero responsabili gli Emirati Arabi Uniti, mentre il centro – in particolare la ricca provincia di Marib – sarebbe soggetta a un controllo congiunto.

 Nel corso del vertice Mohammed bin Salman avrebbe illustrato nel dettaglio il piano d’attacco programmato dall’Arabia Saudita: riprendere prima il controllo di Taiz, città chiave del sud, per poi puntare a Sanaa, mandando a combattere soldati yemeniti – addestrati in questi ultimi mesi da Riad – con la copertura aerea dei caccia della coalizione. Gli Emirati Arabi Uniti guideranno invece le operazioni militari nelle province di Mahra e Hadramout, nello Yemen orientale, dove è ben radicata la presenza di cellule jihadiste legate ad AQAP (Al Qaeda nella Penisola Araba). I generali dell’esercito di Abu Dhabi contano di avere la meglio puntando sull’alleanza strategica con diverse tribù locali, tra cui quella di al-Ahmar.

 Il piano avrebbe già iniziato a prendere forma con i bombardamenti degli ultimi giorni. Eppure, nonostante la netta superiorità in termini di uomini e mezzi, sconfiggere gli Houthi non sarà semplice. Grazie al sostegno militare dell’Iran, i ribelli sciiti hanno sì perso il controllo di cinque province nel sud, compresa quella di Adan e del suo capoluogo Aden, ma hanno mantenuto le posizioni a Sanaa e in altre vaste aree del centro e del nord del Paese. Inoltre Riad e Abu Dhabi dovranno confrontarsi con l’improvviso interventismo di Doha. Un alleato “ingombrante”, difficile da gestire come dimostrano gli altri conflitti in corso in Medio Oriente. A cominciare da quello siriano.

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Rocco Bellantone