Cuba-Usa: il vertice delle Americhe dopo 55 anni di gelo
Epa/Glen Johnson/ Us Department of State
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Cuba-Usa: il vertice delle Americhe dopo 55 anni di gelo

Il bilaterale tra Rodriguez e Kerry, e la possibile stretta di mano tra Obama e Raul, segna la fine di un'epoca nei rapporti tra i due Paesi

Era il 1959 e Fidel Castro prendeva il potere a Cuba. Iniziava allora la lunga guerra fredda con gli Stati Uniti. Washington di fronte a un regime comunista in un'isola a poche decine di miglia dalle sue coste, decideva di imporre l'embargo, el bloqueo. Due anni dopo la Baia dei Porci, il tentativo fallito della Cia di rovesciare Castro e dodici mesi dopo, la crisi dei missili, il punto più acuto dello scontro tra gli Usa e l'Unione Sovietica.


Sono passati più di 50 anni da questi avvenimenti. Cinque decadi durante le quali i due paesi sono stati nemici. Un lungo periodo che trova oggi, al vertice di Panama, la sua plastica conclusione, con la possibile e storica stretta di mano tra Barack Obama e Raul Castro a significare, dopo 55 anni, che il Muro sta cadendo e che Cuba, finalmente, non sarà più considerato uno degli Stati che finanziano il terrorismo.

Quanto tempo sarà necessario perché Cuba e Washington riavviino le auspicate relazioni diplomatiche dopo mezzo secolo di guerra dipenderà naturalmente da una serie di fattori, non ultimo l'ostilità di parte del Congresso americano, in maggioranza repubblicano, a voltare definitivamente pagina. Ma la svolta, in qualche modo, c'è già stata, simbolizzata anche dalla stratta di mano anche tra John Kerry e Bruno Rodriguez su twitter a Panama. 

Tutto, apparentemente, ha avuto inizio qualche mese orsono, grazie a uno scambio di prigionieri per ottenere il quale entrambe le diplomazie hanno lavorato segretamente e alacremente per mesi. Cuba ha rilasciato il contractor americano Alan Gross in carcere da cinque anni con l'accusa di essere una spia di Washington, arrestato mentre distribuiva materiale elettronico alla comunità ebrea all'Avana e condannato a 15 anni.

Per il rilascio di Alan Gross, gli Usa accettaronodi liberare per motivi umanitari 3 agenti cubani detenuti in Usa dopo un processo che li ha condannati per spionaggio nei confronti di gruppi anti-Castro a Miami.  I colloqui per lo scambio si sono tenuti negli scorsi mesi. Partiti dalla questione dei prigionieri si sono poi ampliati alle relazioni tra i due paesi. Il Vaticano avrebbe giocato un ruolo da garante nelle trattative. La presenza di di Papa Francesco sul Trono di Pietro, di un pontefice latino americano, avrebbe facilitato il dialogo tra le parti, come ha testimoniato Obama nel suo discorso.

I colloqui sono sfociati in una vera e propria caduta del muro tra i due paesi. Obama ha deciso di rivedere la politica americana nei confronti di Cuba, un altra storica eredità che il primo presidente afroamericano vuole lasciare. Fonti dell'amministrazione Usa hanno fatto sapere che nei prossimi mesi potrebbe essere aperta un'ambasciata a l'Havana.

Di fatto, la fine all'embargo è vicina, anche se non imminente: termineranno le restrizioni ai viaggi e al trasferimento di denaro con Cuba, le carte di credito americane potranno essere usate a Cuba e verrà aperta l'esportazione verso il paese di attrezzature americane per le telecomunicazioni.

Barack Obama ed il leader cubano Raul Castro si sono già parlati al telefono più volte. Ora si attende il simbolo di una stretta di mano, indipendentemente da quanto di concreto potrà emergere dal vertice di Panama.

Che il terreno fosse fertile lo si era capito un anno fa, durante i funerali di Nelson Mandela. Barack Obama si era fermato per stringere la mano a Raul Castro. La foto di questo incontro aveva fatto il giro del mondo e aveva fatto capire ai più che un dialogo tra i due paesi fosse possibile. Un anno dopo, la Storia ha compiuto il suo giro. Cade uno degli ultimi muri della Guerra Fredda. Era stato eretto più di cinquanta anni fa.

Immagini dall'Isola

Fidel Castro in Vietnam
Getty Images
Castro esamina un fucile durante la sua visita ad Hanoi verso la fine della guerra del Vietnam, nel settembre 1973.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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