In Est Europa riparte la corsa al nucleare
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In Est Europa riparte la corsa al nucleare

Dalla Slovenia all’Ucraina, molti paesi (soprattutto Ue) progettano l’espansione dei vecchi impianti esistenti e la costruzione di nuovi reattori. Un affare che fa gola a russi, americani e cinesi.

L'Europa dell’Est è la terra promessa dell’energia atomica. Nuovi reattori sono previsti in Ungheria, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Repubblica Ceca, Slovenia e Ucraina. Vogliono entrare nel club anche Polonia, Bielorussia e Lituania, che aveva chiuso la vecchia centrale sovietica di Ignalina. «Il nucleare è di vitale importanza per l’economia europea» hanno ribadito i premier del gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) nel summit del 14 ottobre. L’impianto considerato più pericoloso della regione è quello di Kozloduy in Bulgaria, dove la russa Rosatomenergo e la francese Elf sono in gara per la costruzione di un nuovo reattore. Il governo di Budapest vuole espandere la centrale di Paks, vecchia di 30 anni, con due reattori.

La centrale romena di Cernadova, sul Danubio, esiste fin dai tempi del dittatore Nicaolae Ceausescu ed entro 10 anni verrà ampliata: un investimento di 4 miliardi di euro che fa gola anche ai cinesi. Nell’impianto slovacco di Mochovce entreranno in funzione nel 2014 un paio di reattori e altri due sono in fase di progettazione. Nella vicina Repubblica Ceca gli impianti di Dukovany e Temelin hanno sei reattori funzionanti e due in più sono stati annunciati lo scorso ottobre.

Per potenziare l’impianto di Temelin è riscoppiata la guerra fredda fra l’americana Westinghouse e un consorzio russo. In Slovenia è ancora incerto il raddoppio della centrale di Krsko, la più vicina all’Italia, che ha registrato diversi malfunzionamenti. Nel frattempo il governo di Lubiana si oppone al rigassificatore nel Golfo di Trieste, considerandolo pericoloso. La Lituania progetta il ritorno al nucleare, mentre nel 2023 dovrebbero essere completati due reattori da 3 mila megawatt in Polonia. La Bielorussia ha previsto per il 2019 un megaimpianto a Ostrovets. L’Ucraina, patria di Chernobyl, non demorde. Ha 15 reattori in funzione, ne ha pianificati tre e vuole costruirne altri 11.

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Fausto Biloslavo