Elezioni a Venezia e le altre: la lezione per il Pd e per il centrodestra
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Elezioni a Venezia e le altre: la lezione per il Pd e per il centrodestra

La sinistra ha scontentato tutti, vive nell'incubo degli astenuti e ha capito che Forza Italia non è a "trazione" leghista

Pessima primavera, per Matteo Renzi. E sì che ce l’aveva messa tutta, il nostro machiavellino di Rignano sull’Arno: aveva provato a mostrarsi decisionista, si era fatto fotografare con Obama, maniche di camicia e mani in tasca, come vecchi compagni di merende (pare sia un termine in uso, dalle sue parti), si era aggrappato a qualche zerovirgola nelle statistiche economiche per dimostrare che le cose in Italia starebbero migliorando, si vantava di aver messo nel sacco sia la destra che la sinistra. E invece la realtà ha messo nel sacco lui.

Se quindici giorni fa aveva dovuto giustificare un faticoso pareggio alle elezioni regionali, ora le comunali per lui, e per il suo PD, sono una vera e propria debacle.

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Il PD è riuscito a perdere i ballottaggi non solo contro il centro-destra, ma anche contro liste civiche, o dissidenti dello stesso PD (eclatante il caso di Giugliano, provincia di Napoli, dove il nuovo sindaco Poziello aveva vinto le primarie del PD, poi era stato rinviato a giudizio e di conseguenza di PD aveva cambiato candidato. Poziello si è candidato lo stesso, e – con l’appoggio esplicito del neo-governatore De Luca – è stato eletto trionfalmente, mentre il candidato ufficiale del PD non è neppure arrivato al ballottaggio).

Insomma, un disastro. Aggravato dal fatto che se i candidati renziani non vincono neppure nella sua Toscana – emblematica la sconfitta ad Arezzo del pupillo della dolce icona del renzismo, l’aretina Maria Elena Boschi – non vincono neppure i candidati anti-renziani, come quel Felice Casson che in teoria aveva tutte le carte in regola per ricuperare i voti della sinistra ed anche quelli dei grillini. Casson, storico “magistrato d’assalto”, doveva essere l’emblema della rigenerazione morale – anzi moralistica – del PD dopo lo scandalo Mose. E invece a Venezia, per la prima volta nella storia, ha vinto il centro-destra, che pure nella vicenda Mose è stato implicato quanto il PD.

A quanto pare, il PD di Renzi è riuscito a scontentare tutti, perde a sinistra e non recupera a destra. E poi c’è l’incubo dell’astensione. Quella metà degli italiani che non sono andati a votare non sono certo suoi sostenitori. Non stanno a casa per esprimere consenso al Governo. Se quella massa enorme di voti si scongelerà, non sarà certo per votare per lui.

Infine, per completare le cattive notizie per il giovane Matteo, c’è lo stato di salute del centro-destra. Che indubbiamente non è buono, ma questo non fa che peggiorare le cose. Se un centro-destra che viene dipinto – in parte a ragione – come diviso, litigioso, incerto sul futuro e senza una guida univoca – è così competitivo da vincere anche nelle tradizionali roccaforti della sinistra, cosa potrà fare il centro-destra unito, con una guida stabile, e un grande progetto per cambiare l’Italia?

C’è di peggio, per Renzi: il centro-destra ha dimostrato di non essere a "trazione" leghista come gli strateghi del PD speravano. Certo, la Lega ha ottenuto ottimi risultati, ma il centro destra ha vinto anche laddove la Lega è poco (Arezzo) o nulla (Chieti, Matera) presente. A Venezia la Lega, che si presentava con un suo candidato, non è andata al ballottaggio, scegliendo di appoggiare al secondo turno quello proposto da Forza Italia e da alcune liste civiche.

Insomma, da un lato la Lega si dimostra in piena salute, vincendo comuni importanti, dall’altro la (presunta) OPA di Salvini sul centro-destra non sembra funzionare. Se Renzi sperava che la sfida politica si riducesse a un duello fra lui e Salvini, ritenuto un avversario facile da battere per le sue posizioni estreme, anche su questo fronte leggendo i risultati elettorali ha di che rimanere deluso.

D’altra parte Salvini è ben diverso dalla caricatura che ne fa la sinistra, è un leader pragmatico, molto meno rozzo e più accorto di come viene dipinto. Sa fare politica e sa quanto è il momento di alzare o abbassare i toni. Sa cosa può chiedere e quanto può ottenere.

Risultato: da oggi l’idea di Berlusconi di costruire un centro-destra nuovo, inclusivo, con regole di convivenza diverse dal passato, ma soprattutto con idee nuove per il paese, può andare avanti con più forza e con più fiducia.

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