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Elezioni a Roma: le pagelle del confronto Sky fra i candidati

Format ormai un po' logoro. In evidenza scenica soprattutto Meloni e Marchini. Virginia Raggi telecomandata. Giachetti a disagio

Almeno per i primi dieci minuti buoni di diretta è sembrato che tutti sedessero su sgabelli ricoperti di spuntoni acuminati.

I cinque principali candidati sindaco di Roma (gli sgabelli li ha comprensibilmente richiesti Giorgia Meloni) si sono sfidati ieri sera nel primo e unico confronto televisivo pre-elettorale al quale tutti hanno accettato di partecipare. Buche, sicurezza, debito del Comune di Roma, dipendenti capitolini, trasporti, rifiuti, Olimpiadi: questi i temi della città su cui si sono confrontati. Ricchezze personali, omissioni nei curriculum, candidati impresentabili, rapporti interni alle rispettive coalizioni le domande più politiche e personali alle quali hanno dovuto rispondere. Con effetti talvolta apprezzabili, talvolta decisamente no.

Format: da rivedere

Un format sempre decoroso ma che necessita ormai di un tagliando al quale, pare, i vertici dell'azienda starebbero effettivamente già pensando. Non ci si annoia mai, è vero, ma sopportare quel ritmo forsennato, quando i candidati in studio sono ben cinque, risulta alla fin fine sfiancante sia per chi deve sforzarsi di rispondere in soli 30 secondi su questioni anche molto complesse, sia per chi sta seguendo. Non si fa in tempo ad afferrare il concetto di uno che parte il dong e attacca un altro. Una sequela di slogan suggeriti dagli staff di comunicazione, pochi contenuti, zero pathos

Virginia Raggi: accorata

La più inquadrata dalle telecamere di Sky alle quali ha consegnato la rassegna completa di sguardi cerbiattosi, scrollate di spalle, smorfie e svolazzate di capelli. Dopo il suo per farsi votare, sui social è stato lanciato un appello per trovarle al più presto una parte in una telenovela sudamericana. Ha criticato i colleghi per l'uso di slogan di cui lei stessa ha abusato. L'espressione “vecchi partiti” infilata in ogni frase. Contro di lei ha funzionato alla perfezione lo smaccato gioco di squadra tra Giachetti e Meloni, avversari in questa competizione elettorale ma grandi amici nella vita che ieri si sono dati di gomito per tutto il tempo. Tutti comunque hanno giocato la stessa partita contro un unico avversario: lei. Beppe Grillo l'aveva messa in guarda chiamandola al telefono prima dell'inizio della diretta: “ti provocheranno, ti insulteranno, ti irrideranno. Tu mantieni sempre la calma”. Lei ha obbedito diligentemente contribuendo ad aumentare a dismisura la sensazione di assistere alla recita di un copione scritto da altri.

Roberto Giachetti: "spompo"

Si è sciolto con il passare dei minuti ma quando si è accesa la lucina rossa il più a disagio era lui. Il candidato del centrosinistra non ha mai brillato particolarmente, non ha mai affondato un colpo se non quando si è rivolto a Raggi per chiederle di smetterla di “buttarla sempre in caciara”. Ha centrato la risposta sulle tasse che ha promesso di voler abbassare attraverso una rinegoziazione del debito. E' stato sincero quando ha ammesso che lui probabilmente non si sarebbe fermato a soccorrere Sara, la ragazza assassinata dall'ex fidanzato nei giorni scorsi a Roma ed efficacie nell'appello finale. Gli è mancato tuttavia il graffio, la sana bava alla bocca da fame di vittoria che non ha mai dimostrato davvero di avere per tutta la campagna elettorale.

Giorgia Meloni: leonessa

Frequenta i salotti televisivi da anni e si vede. Nonostante il pancione è senza dubbio la più disinvolta davanti alle telecamere. E tuttavia, a chi la conosce meglio, non può essere sfuggita quell'ombra che ogni tanto le attraversava il volto tradendo un malessere più profondo. Le sue smorfie, gli occhi rivolti al cielo ogni volta che Raggi apriva bocca (e anche quando stava zitta) hanno fatto più delle sue parole. Tranne quando ha spezzato la candidata grillina sui soldi che anche il Movimento prende e al quale non rinuncia. Quasi assenti i contenuti. Impacciato l'appello finale. E' risultata comunque la più grintosa. Materna e coriacea al tempo stesso. Peccato per quella citazione di Cicerone, uscita male e fuori luogo.

Alfio Marchini: tonico

Al netto dei numerosi strafalcioni lessicali e grammaticali (“riduceremo le tasse” è già un tormentone), Alfio Marchini ha reso ieri la sua migliore prova televisiva da quando ormai tre anni fa si è messo in testa di voler fare il sindaco di Roma, dimostrando di essere ancora quello a desiderarlo di più. Non solo una bella faccia insomma, ma un candidato preparato che ha studiato a fondo tutti i dossier. Non si è sottratto alla domanda sul suo patrimonio personale (un milione di euro di reddito esclusi il patrimonio immobiliare e le partecipazioni) e anche quando Raggi lo ha attaccato sul suo assenteismo in Aula durante la scorsa consiliatura, uno dei suoi punti deboli, ha saputo come difendersi. Simpatico quando ha dichiarato di aver già speso per questa campagna elettorale circa 600mila euro e ha lanciato un appello a mettersi una mano sul portafoglio. Peccato solo che alla fine Marchini risulti sempre più personaggio che persona.

Stefano Fassina: abbacchiato

Azzeccatissimo il dress code: con quella cravatta rossa su completo blu, il candidato di Sel-Si è risultato sicuramente il più elegante. Peccato per la faccia e per il tono di voce: ogni volta che Fassina apriva bocca sembrava di assistere a un'assemblea di saldatori precari della Cgil in rassegnato ascolto del delegato di turno del partito. Noioso. Apprezzabile comunque la sua consapevolezza di essere lì non a giocarsi l'accesso al ballottaggio ma per continuare a parlare a un popolo che non si riconosce più in una comunità guidata da un leader che guarda sempre più al centro e sempre meno a sinistra. E' stato l'unico a ricordare la condizione di grave impoverimento in cui versa una parte consistente di cittadini romani. Non bastava però e non basterà nemmeno a trasformarlo in un vero leader.

Televoto: drogato

La vittoria di Virginia Raggi al televoto attraverso l'applicazione Sky (ha ottenuto il 43% dei consensi contro il 20 di Giachetti, il 19 di Meloni, il 13 di Marchini e il 5% di Fassina) corrisponde ai risultati degli ultimi sondaggi ma in parte è stata drogata dall'organizzazione militaresca che i grillini vantano sui social. L'app per esprimere “chi ti ha convinto di più” era infatti stata scaricata sul blog di Beppe Grillo e i militanti grillini potevano votare direttamente da là.

In corsa per il Campidoglio

Candidati sindaco Roma: Giorgia Meloni
ANSA/CLAUDIO PERI
Giorgia Meloni, 39 anni, è in corsa a Roma per "Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale", di cui è Presidente, con il sostegno della "Lega Noi con Salvini" e del "Partito Liberale Italiano", oltre che delle liste civiche "Con Giorgia Meloni Sindaco" e "Federazione Popolare per la Libertà". Già Ministro per la gioventù nel governo Berlusconi IV (2008-2011).

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Maria Franco