Basta con la Germania in campagna elettorale
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Basta con la Germania in campagna elettorale

Dopo la Merkel anche il ministro Schauble ha detto chi votare e chi no. Intervenga Napolitano - lo speciale Elezioni 2013 -

Intervenga il presidente Napolitano. Dica qualcosa perché finiscano queste oltraggiose interferenze da parte tedesca nella nostra campagna elettorale.

Insomma, ora basta. È certo sbagliato prendersela con la Germania per la crisi in Italia. È giusto riconoscere ai tedeschi di aver fatto per tempo quei sacrifici e quelle riforme che consentono loro, oggi, di prosperare e avere la leadership dell’economia europea. È ragionevole non collidere con un Paese che è il nostro primo partner economico e industriale. Ma non se ne può più delle intromissioni e interferenze di Berlino.

Ai tedeschi non va a genio Berlusconi, lo sappiamo e si può capire. Ricordo benissimo quando il Cavaliere, anche per un legittimo sussulto di orgoglio nazionale, bloccò la nomina già decisa da Germania e Francia (senza consultare i partner Ue grandi e piccoli) di Guy Verhofstadt come presidente della Commissione Europea. Berlusconi fece su due piedi asse con Tony Blair e con i “nuovi” membri dell’Unione dall’Europea orientale (in primis la Polonia) portando vittoriosamente al timone della Commissione il portoghese Barroso. Uno smacco per Parigi e Berlino. Imperdonabile.

Ricordo benissimo quando, in tante occasioni, l’Italia con Berlusconi ha minacciato e in concreto posto il veto a decisioni che non rientravano nel nostro interesse nazionale. Ricordo quanto si è battuto, per esempio, per spostare l’agenzia per la sicurezza alimentare a Parma (era già deciso che fosse in Finlandia) e come ha saputo correggere l’accordo che è alla base del fiscal compact introducendo elementi a nostro favore nella valutazione dello stato di salute delle economie nazionali (dal risparmio privato al Pil sommerso).

Ricordo come era corteggiato nei momenti in cui serviva per mettere a posto situazioni d’emergenza come l’impasse sulla nomina del nuovo segretario generale della Nato, Rasmussen, che Ankara non voleva e che Berlusconi ha convinto ad accettare parlando con il turco Erdogan.

Ricordo come ottenne da Tripoli di superare il “no” ai visti per i cittadini dell’Unione europea, decidendo di restare a oltranza in Libia a margine di una riunione della Lega araba a cui era stato invitato come unico leader occidentale. Affermazioni, successi, che non è possibile smentire. Sì, ci sono pure le “gaffe”, i comportamenti inusuali, gli scherzi e le battute, qualche defaillance ai vertici. Ma le ostilità di Berlino e di alcuni leader europei non dipendono da questo. Non possono dipendere da amenità. Devono per forza dipendere dal fatto che Berlusconi era visto come un leader autorevole perché forte, con un ampio consenso popolare e con la determinazione a sostenere senza remore e senza complessi quello che riteneva essere (e era) l’interesse italiano.

Adesso, che i governanti tedeschi dalla Merkel al ministro delle Finanze, Schäuble, entrino a gamba tesa, verrebbe quasi da dire a passo d’oca, nelle questioni interne italiane, addirittura a dieci giorni dalle elezioni, dicendo di non votare Berlusconi ma Monti (futuro alleato di Bersani), è davvero una violazione delle elementari regole di rispetto democratico tra nazioni sovrane europee.

L’Italia è uno dei “grandi” paesi della Ue, fondatore della comunità europea nonché terza economia dell’Eurozona. Abbiamo dato e diamo all’Europa più di quello che abbiamo ricevuto e riceviamo, anche paragonato a quanto danno e ricevono Germania e Francia. E continuerà a essere così. Non vogliamo ringraziamenti, ma neanche schiaffi.

Proviamo a immaginare che cosa succederebbe se il premier e il ministro dell’Economia italiani in carica il prossimo settembre, durante le elezioni federali in Germania, lanciassero appelli ai tedeschi per non votare uno dei candidati, o addirittura pronunciassero un esplicito appoggio a qualcuno. Ecco, magari, a tutela della dignità nazionale e dello svolgimento libero e sovrano delle elezioni, sarebbe giusto che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenisse per metter fine a dichiarazioni dal sapore coloniale dei nostri amici teutonici. Insomma, presidente Napolitano, dica qualcosa a difesa della sovranità del popolo italiano che tra pochi giorni è chiamato a scegliere da chi essere governato.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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