Le elezioni fra mercati e mercanti di notizie
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Le elezioni fra mercati e mercanti di notizie

Cosa c'è dietro gli attacchi a Berlusconi dopo la sua proposta sull'Imu - Lo Speciale elezioni -

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Ma vi pare giusto che una proposta indubbiamente opinabile, come quella di Berlusconi sull’Imu, debba essere trattata alla stregua di un reato? Monti ha parlato di voto di scambio. Dio, che brutta campagna elettorale...
Luisa Scavia, via email

In campagna elettorale, si sa, non si va tanto per il sottile. È anche il bello di una competizione altrimenti ingessata e noiosa. L’avversario si può combattere con la forza degli argomenti, con il ragionamento politico, con il sarcasmo e perfino con il dileggio. Sono tutte armi proprie della campagna elettorale.

C’è poi un’arma impropria, quindi assai scorretta: la criminalizzazione del dissenso. Ed è quella dispiegata da più parti dopo la proposta di Silvio Berlusconi di restituire l’Imu sulla prima casa versata nel 2012, per abolirla da quest’anno. L’ex sobrio Mario Monti ha creduto bene di paragonare la proposta a reati come l’usura o addirittura l’estorsione, e d’accordo con l’ex magistrato Piero Grasso si è spinto a ipotizzare perfino il voto di scambio. E all’ipotesi di voto di scambio con i tifosi del Milan è ricorso, con quel suo volto serio e accigliato, Umberto Ambrosoli, candidato di sinistra alla Regione Lombardia, estendendolo all’arrivo di Mario Balotelli nella squadra presieduta dal Cavaliere. Di questo passo volete che Antonio Ingroia resti indietro e non paragoni il Pdl a un’associazione per delinquere di stampo mafioso?

La verità, supportata dalle rilevazioni di tutti gli istituti di statistica, dice semplicemente che l’agitazione di Monti e Pier Luigi Bersani è determinata dal recupero di consensi di cui gode la coalizione guidata da Berlusconi. Ed è per questo che, pur di dare addosso all’ex premier, gli si è attribuita persino la responsabilità dello scivolone della borsa di lunedì 4 febbraio mettendolo in connessione con le promesse sull’Imu e le paure degli investitori internazionali. Chi ha un minimo, ma proprio un minimo credetemi, di familiarità con i mercati sa che si tratta di una truffa informativa.

A determinare il patatrac a Piazza Affari sono stati altri fattori, che con la politica non hanno alcun legame: come il report negativo su una banca con annesso invito a vendere le azioni o l’allarme sui mancati utili di una grande azienda quotata. Eventi che hanno solleticato l’appetito degli speculatori, pronti a sguazzare in queste situazioni. Chiedetevi altrimenti: che cosa disse Berlusconi il 30 gennaio per determinare un calo dell’indice di ben il 3,3 per cento? Nulla, il Cav. non disse alcunché. Parlò Monti, per la verità, per attaccare frontalmente Nichi Vendola. Forse che qualcuno ebbe l’ardire di incolpare il Professore di quel crollo, visto che si poteva ben ipotizzare un Paese ingovernabile in assenza di un’allenza Monti-Pd-Sel? Ovviamente no, perché chi l’avesse sostenuto avrebbe detto un’enorme fesseria. La borsa perse così tanto sull’onda delle vendite di un titolo.

La stessa, identica commedia l’abbiamo già vista dopo le dimissioni di Monti rassegnate a dicembre in seguito a un duro attacco del segretario del Pdl, Angelino Alfano: indice giù di poco più del 2 per cento e giornali e televisioni in coro a parlare di «crollo». Con conseguenze ovviamente nefaste per l’intera popolazione. E il tutto dovuto, «ça va sans dire», all’«irresponsabile» atteggiamento del Pdl che aveva staccato la spina al governo. Il giorno dopo la borsa guadagnò l’1,50 in assenza di qualsiasi notizia. Un normalissimo rimbalzo. Come quello registrato anche il 5 febbraio senza che Berlusconi si rimangiasse la proposta shock sull’Imu. Ah, questi mercati e questi mercanti di notizie…

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Giorgio Mulè