Egitto: una crisi partita da lontano
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Egitto: una crisi partita da lontano

Il malessere, secondo un sondaggio della Gallup realizzato mesi fa proprio al Cairo, non è cominciato per caso - l'analisi - foto - video -

Lo scorso mese di Giugno l'istituto americano Gallup ha effettuato, mediante interviste personali, un sondaggio su un campione rappresentativo (escludendo alcune distorsioni introdotte da difficoltà intrinseche) di circa 1.150 egiziani di oltre quattordici anni.

Questo studio oggi diventa importante per cercare di comprendere quale fosse la situazione sociopolitica in Egitto prima della deposizione del presidente Morsi.

Già dal primo approccio ai risultati, risulta evidente come, se prima esso avesse subito un calo di tipo fisiologico, il livello di fiducia nel governo abbia subito un tracollo dal 57% del novembre 2012 al 29% del giugno 2013.

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Quello che è stato definito da molti osservatori come "l'inizio della fine", ha dunque coinciso con il momento dell'approvazione del decreto con cui lo stesso presidente egiziano cercava di ottenere poteri praticamente illimitati. Uno per tutti, l'inappellabilità delle proprie decisioni davanti a qualsiasi tipo di corte.

A seguire, nonostante il decreto venisse ritirato già dal dicembre successivo - le proteste divamparono immediate nelle piazze - il tentativo di Morsi di riconciliazione con le opposizioni risultava inefficace. Non solo la fiducia nell'esecutivo, ma anche l'intera struttura del Fronte di Salvezza Nazionale (il partito del presidente) perdeva in maniera considerevole il sostegno della popolazione, passando dal 67% della metà del 2011 al 19% del giugno scorso. Un calo di quasi cinquanta punti percentuali nel giro di due anni.

I dati sottolineano anche come in generale, proprio lo stesso processo democratico in cui sembrava che il paese stesse avviandosi, subisca oggi una battuta d'arresto che lo riporta in pratica ai tempi di Mubarak. Negli ultimi anni del trentennale potere del generale, la fiducia nella correttezza e trasparenza delle elezioni in Egitto otteneva pressoché stabilmente una percentuale inferiore al 30%; con la "rivoluzione" del 2011 e le dimissioni del despota, risaliva fino all'89%, un valore assimilabile a quello delle democrazie occidentali. Nel solo volgere di pochi mesi, con il 34% registrato a Giugno si ritorna praticamente ai tempi di Mubarak. Inoltre la pancia della gente percepisce come da quelle dimissioni, la "honesty of election" abbia subito un calo e non un aumento (56%).

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Il quadro si qui delineato ci indica come Morsi ed in generale il sistema da lui retto, in special modo dalla fine del 2012, abbia perso in modo costante e deciso la propria credibilità. I valori registrati nel Giugno 2013 sono tali da far supporre che l'estromissione di Morsi sia avvenuta grazie al concorso di più forze politico-sociali espresse del paese, anche in competizione tra esse, e non di una singola e coesa opposizione.
La drammatica perdita di fiducia nei metodi della democrazia e, come presenteremo a breve, la nuova sensazione da parte di una grande parte della popolazione dello "si stava meglio quando si stava peggio", mettono oggi a rischio il processo di transizione del paese con una possibilità di ritorno a sistemi propri dell'"Era Mubarak".

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Arnaldo Ferrari Nasi

"Arnaldo Ferrari Nasi; Sociologo, specializzato nel campo della Pubblica Opinione.
Membro della Società Italiana di Scienza Politica e della Società Italiana di Sociologia, è docente a contratto presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università di Genova. Collabora inoltre con il Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università di Bari e con la Scuola Superiore di S. Anna di Pisa. Fornisce consulenza ad alcune tra le più autorevoli istituzioni ed enti dello Stato, importanti nomi del mondo politico e di quello delle aziende private. E' Maggiore della Riserva dell'Esercito Italiano."

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