WindJet, cosa fare per ottenere i rimborsi. Ma la speranza è appesa a un filo
Economia

WindJet, cosa fare per ottenere i rimborsi. Ma la speranza è appesa a un filo

Le associazioni dei consumatori consigliano di inviare una raccomandata alla società o di rivolgersi al proprio tour operator se il biglietto fa parte di un pacchetto-vacanze

L'invio di una lettera raccomandata alla società, con poche speranze di ottenere un risarcimento (almeno per chi ha scelto il fai-da-te e non si è rivolto a un tour operator).  E' questa l'unica arma a disposizione  dei clienti di WindJet, la compagnia aerea siciliana che è finita in bancarotta nei giorni scorsi, lasciando a piedi circa 300mila passeggeri.

Dopo l'estremo tentativo di salvataggio dell'azienda, andato in fumo, molti  turisti che hanno acquistato un biglietto dalla compagnia fondata da Antonio Pulvirenti sono oggi costretti a masticare amaro: chi è già partito per le vacanze e non ha più voli a disposizione per tornare a casa, deve necessariamente aggrapparsi alla ciambella di salvataggio lanciata da altri vettori come Alitalia, Blue Panorama o Easyjet, che offrono il rimpatrio dei passeggeri sui  loro aeroplani, a fronte del pagamento di un soprapprezzo massimo di 75-80 euro, sulla tariffa del biglietto originario.

RIMBORSI DIFFICILI.

Terminata la fase di emergenza, però, i passeggeri di Wind Jet rimasti a terra devono aspettarsi un'altra beffa. Sarà infatti difficile ottenere il rimborso del biglietto dalla compagnia, che oggi è in stato di dissesto e non ha più nemmeno un euro in cassa. L'unica strada da percorrere, secondo i consigli delle associazioni dei consumatori, consiste appunto nell'inviare una lettera raccomandata alla società per chiedere un risarcimento, con lo scopo di insinuarsi al passivo dell'azienda in un momento successivo, non appena le pratiche di fallimento saranno avviate.

ECCO IL MODULO PER INVIARE LA RACCOMANDATA PREDISPOSTO DAL CODACONS

In questa sede, i passeggeri potranno far valere il proprio credito (rappresentato appunto dal prezzo del biglietto), ma le speranze di poter scucire qualcosa a quel che resta WindJet sono davvero appese a un filo. Contrariamente ai dipendenti e ai fornitori, i clienti della società non rientrano infatti tra i creditori privilegiati e dovranno accontentarsi dei pochi spiccioli rimasti disponibili, dopo la spartizione del patrimonio della compagnia fallita.

DOPPIA BEFFA.

“L'invio della raccomandata è una scelta giusta e consigliabile”, dice Pietro Giordano, segretario nazionale dell'associazione dei consumatori, Adiconsum , “ma i viaggiatori non devono farsi illusioni sui risultati positivi che potranno ottenere seguendo questa strategia”.  Un'altra beffa si profila all'orizzonte per chi ha sottoscritto anche una polizza assicurativa contro l'annullamento del viaggio (offerta di solito dalle compagnie aeree in maniera facoltativa a chi acquista i loro biglietti). Quasi sempre, infatti, queste coperture scattano soltanto quando la mancata partenza è dovuta a motivi riconducibili al viaggiatore, ad esempio per  un'improvvisa malattia o per  un infortunio, mentre il fallimento della compagnia e le calamità naturali gravi, sono esplicitamente escluse dai contratti.

CHI HA SCELTO UN TOUR OPERATOR.

Ben diversa è invece la situazione dei clienti di WindJet che hanno comprato il biglietto aereo all'interno di un pacchetto vacanze pre-confezionato. Questi passeggeri, secondo Giordano, hanno ottime chance di ottenere un rimborso dal loro tour operator o dall'agenzia-viaggi, i quali hanno stipulato con la clientela un contratto di diritto privato, in cui non sono ammessi inadempimenti. Spetterà dunque a chi ha organizzato il pacchetto vacanze il compito erogare il risarcimento, indipendentemente dalle vicende che hanno colpito WindJet. In questi casi, dunque, il presidente dell'Adiconsum consiglia ai passeggeri di inviare la raccomandata di protesta (con la relativa richiesta di risarcimento) direttamente al tour operator, senza rivolgersi alla compagnia aerea.

IL FONDO FANTASMA.

I disagi di questi giorni potevano essere evitati  facilmente (o almeno attenuati) se oggi i consumatori italiani potessero disporre della protezione un fondo di garanzia contro i fallimenti delle compagnie aeree, come stabilito anche da una direttiva europea. A ben guardare, questo fondo esiste già da tempo nel nostro paese ed è gestito dal Dipartimento del Turismo, presso la  Presidenza del Consiglio. Si tratta di un organismo la cui istituzione è prevista, nero su bianco, da una legge dello scorso anno (la n. 79 del maggio del 2011, meglio nota come Codice del Turismo ). Di fronte all' insolvenza o al fallimento di una compagnia aerea o di qualsiasi organizzatore di un viaggio, il Fondo nazionale di garanzia dovrebbe infatti provvedere al rimborso dei biglietti e a coprire le spese del rientro a casa del viaggiatore.

“Peccato, però”, dice Giordano, “che questo organismo abbia delle risorse molto limitate e, di fatto, non sia mai divenuto realmente operativo in Italia ”. Per questo, l'Adiconsum oggi propone una soluzione molto più efficace: la nascita di un nuovo fondo gestito dall'Enac (l'Ente Nazionale dell'Aviazione Civile), che tuteli qualsiasi passeggero incappato in una vicenda simile a quella di WindJet. Le risorse di questo organismo potrebbero essere reperite facilmente, attraverso l'imposizione di un  sovrapprezzo di appena 50 centesimi su ogni biglietto aereo. Pagando un piccolo balzello in più sulle tariffe ordinarie, i viaggiatori di tutta Italia potrebbero così partire davvero tranquilli.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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