Imu, Iva, Cig, Esodati: quanto costano gli impegni del governo Letta
Economia

Imu, Iva, Cig, Esodati: quanto costano gli impegni del governo Letta

Voce per voce i principali problemi del nuovo Esecutivo, la spesa e le modalità su come risolverli

IMU

Per la sospensione della prima rata, in scadenza a giugno, servono almeno 1,4 miliardi, che potrebbero diventare 2 miliardi se si eliminassero anche le addizionali dei comuni. Per mantenere la promessa di toglierla del tutto sulla prima casa (indipendentemente da reddito e patrimonio) servono 4 miliardi l’anno per il 2013 e per tutti gli anni a venire. Se poi si volesse anche restituire quella pagata nel 2012 servirebbero 8 miliardi.

IVA

La rinuncia all’aumento iva dal 21 al 22 per cento del 1° luglio, annunciata per non peggiorare i conti delle famiglie, costa altri 2 miliardi. Anche in questo caso la cifra è calcolata sui 6 mesi che mancano alla fine del 2013. Su base annua, «e per tutti gli anni a venire» sottolinea l’ex presidente della commissione Bilancio del Senato, Enrico Morando, servono altri 4 miliardi.

CASSA INTEGRAZIONE

Un intervento urgente dello Stato è richiesto per la cassa integrazione «in deroga», concessa dal governo Berlusconi e rinnovata dal governo Monti ai lavoratori delle piccole aziende che non ne avrebbero diritto. Il prolungarsi della crisi, con conseguente aumento della disoccupazione, ha portato 

all’esaurimento dei soldi. Per arrivare a fine anno, secondo i calcoli del segretario della Cisl Raffaele Bonanni, servono 1,5 miliardi. Ma, se non riprende l’occupazione, ci vorranno almeno altri 2 miliardi nel 2014.

ESODATI

Gli esodati (lavoratori rimasti senza copertura previdenziale) del 2013 sono coperti dai 9,5 miliardi impegnati dal governo Monti. Per il 2014 potrebbero servire altri 4-500 milioni, ma il problema sorgerà negli anni successivi, quando arriverà l’ondata degli altri 190 mila (calcoli Inps) che si trovano più o meno nella stessa situazione. Accanto a loro ci sono i disoccupati considerati anziani dai datori di lavoro ma non abbastanza per andare in pensione. Quanto costerà occuparsene? Il neosottosegretario Carlo Dell’Aringa ipotizza una spesa di almeno 3-4 miliardi l’anno.

PRECARI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

È un problema che il presidente del Consiglio nel suo discorso alla Camera ha detto di voler «superare». L’ipotesi minimale è quella di rinnovare il contratto fino a fine 2013 a tutti gli 80-100 mila lavoratori precari, per una spesa di circa 150 milioni di euro. Ma poi? Stabilizzarli costerebbe un’enormità. Per rinnovargli il contratto per un altro anno (magari con due proroghe semestrali) ci vorrebbero altri 600 milioni.

CUNEO FISCALE

La riduzione dello scarto fra retribuzioni lorde e nette (il cuneo fiscale) sarebbe un segnale formidabile della volontà di abbassare le tasse, ma costerebbe un sacco di soldi. Secondo quanto calcolato dall’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, 3 punti di cuneo su tutti gli occupati a tempo indeterminato, ossia una misura in grado di farsi sentire anche sui consumi, valgono 5 miliardi di euro all’anno, stima che alcuni considerano decisamente bassa. Ma si possono immaginare anche soluzioni meno impegnative, a partire dalla limitazione dell’intervento ai nuovi assunti.

TARES

Il pagamento della Tares, la nuova tassa sui rifiuti per sostituire la Tarsu, è stato spostato da aprile a dicembre, cosa che non comporta alcun obbligo di spesa, rimanendo all’interno dello stesso esercizio. Ma se si volesse eliminare l’aggravio rispetto alla tassazione precedente bisognerebbe trovare almeno 1 miliardo.

IRAP

Correggere la stortura più grave dell’Irap, ossia la penalizzazione fiscale che deriva dall’aumento del numero dei dipendenti, sarebbe un modo per abbattere il cuneo fiscale dal lato delle imprese. L’ipotesi su cui si sta lavorando il governo prevede il raddoppio delle deduzioni fiscali per donne e under 30. Ci vorrebbero almeno 1,5 miliardi.

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Stefano Caviglia