Vertice Europeo, meno uno all'Eurogruppo della verità. Le partite in campo
Economia

Vertice Europeo, meno uno all'Eurogruppo della verità. Le partite in campo

Italia, Francia, Spagna, Grecia e Germania di nuovo insieme in un vertice, divisi nelle proposte

Ci siamo quasi. Manca un giorno soltanto all’Eurogruppo della verità. Per i capi di Stato il loro momento, la fase della diplomazia e delle alleanze, è già arrivato. Il premier italiano, Mario Monti , giocherà di sponda con presidenti del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy, della Bce, Mario Draghi , dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, e della Commissione, José Manuel Barroso. In sette pagine hanno disegnato l'architettura della futura Unione (in fondo al pezzo il documento integrale): si baserà su un solo sistema di vigilanza sulle banche, piena integrazione dei bilanci e delle politiche economiche, un unico ministero del Tesoro nell'Eurozona e soprattutto una robusta dose di legittimità democratica.

Regolare: Frau Merkel l’ha già bocciato. E non si è risparmiata. “No alla piena mutualizzazione del debito finché avrò vita”, ha affermato nel corso di una riunione fra Cdu e Liberal Democratici. Nella partita a scacchi più lunga per l’euro si scavano solchi. Quelle distanze che dovranno essere colmate entro lunedì ore 9, per la riapertura delle Borse, la dicono lunga sulle posizioni in campo. Ecco quali sono:

- L'Italia promuoverà l'utilizzo del fondo salva stati Esfs-Esm per calmierare la speculazione sui titoli di Stato dei Paesi in difficoltà;

- La Francia chiederà il ruolo della Bce come prestatore di ultima istanza e del fondo Esm di agire come una banca;

- La Spagna rivendicherà l’implementazione del fondo salva Stati che conceda aiuti al sistema bancario, senza appesantire i conti pubblici;

- La Grecia cercherà di rinegoziare il piano di austerità;

- La Germania punterà all’unione fiscale, che incalzi sul controllo dei bilancio;

E infine ci sarà anche lui, il mercato, dove tutti sanno che non esistono sfide impossibili, anche se qualche volta sarebbe meglio non chiedere troppo. Un po’ come oggi in cui l'impasse politica creata dalla dicotomia tra austerità e solidarietà potrebbe essere una scommessa decisamente ambiziosa da battere.

Almeno su un punto i dubbi sono pochi. Sarà lui il grande regista: il Professore Monti del super vertice che inizia domani. Ancora una volta promuoverà l’utilizzo dell’Efsf-Esm, il fondo salva Stati, per intervenire sul mercato dei titoli di Stato. Che ha precisato riguarderebbe solo i Paesi in regola con la disciplina fiscale. Perché - ha specificato - non è in gioco il controllo della Bce. L’obiettivo, infatti, è più ardito: tagliare le ali ai falchi tiratori della speculazione, pronti a colpire all’apertura delle Borse lunedì 2 luglio. E per riuscirci, a stabilizzare l’euro, è disposto a lavorare no stop.

Potrà contare sul presidente francese Francois Hollande, che si siederà al tavolo delle discussioni con i suoi cavalli di battaglia: il meccanismo di porre un tetto agli spread attraverso la Bce che si dovrebbe impegnare a intervenire e poi sponsorizzerà la possibilità di fare operare il meccanismo di stabilità come una banca, così potrebbe prendere euro dall’Eurotower e comprare titoli dei paesi in difficoltà.

La Spagna che secondo quanto promesso dal premier Mariano Rajoy introdurrà nuove misure economiche per stimolare la crescita e l'occupazione chiederà invece l’implementazione di un fondo salva Stati che conceda aiuti direttamente al sistema bancario, senza appesantire i conti pubblici, mentre la Grecia, che sarà rappresentata dall’83 enne presidente della Repubblica Karolos Papoulias, cercherà di rinegoziare il rigido e impopolare piano di austerità firmato da Atene a febbraio in cambio di consistenti aiuti economici.

Tutto fumo negli occhi per Frau Merkel, votata alla regola aurea del rigore. Lei si accontenterebbe di mandare in porto un’unione bancaria ma senza poteri forti, e un’unione fiscale che preveda un’entità centrale di controllo dei bilanci. Nebbia alta da Berlino anche sul fondo in cui far confluire i debiti oltre il 60% del prodotto lordo, idea promossa dal Consiglio degli economisti tedeschi, e sugli Eurobill, titoli emessi dai singoli paesi ma garantiti dalla Ue. Potrebbero essere il primo passo verso gli invisi Eurobond.

E poi infine ci sono loro, in un angolo a seguire la storia moderna della valuta nata incompleta, i mercati. Aspettano solo un’indicazione, sperano nel lampo di genio. Per salvare una partita che potrebbe prendere una brutta piega. Quella che nessuno dopo lo strappo Lehman Brothers o la Grande Depressione vorrebbe essere costretto a rivivere.

I più letti

avatar-icon

Micaela Osella