Verona si mette alla guida del NordEst
Economia

Verona si mette alla guida del NordEst

La città si candida per il rilancio delle imprese venete

Il dimissionario presidente di Confindustria Veneto, Andrea Tomat, ne ha parlato a lungo e l’idea di una Confindustria del NordEst è stata abbozzata e discussa ma non è mai decollata. Ora però si cambia registro, e della riscossa, della necessaria alleanza economica, politica e finanziaria tra territori sembra farsi carico la ricca Verona.

Come leggere altrimenti l’appuntamento “Mettiamoci in gioco” organizzato nella città scaligera per “chiamare” l’alleanza delle imprese del NordEst? “Il nordest racchiude in sé gran parte delle best practice individuate dagli economisti come ricetta anticrisi” fa notare il presidente di Confindustria Verona Andrea Bolla. “Un territorio che è abituato a fare da solo, ma che ha una grande identità territoriale. Il rischio è che tale identità rischi di essere escludente e non coinvolgente”.

Parola chiave quest’ultima per riuscire a competere sui mercati globali. Cosa vuol dire? Coinvolgere significa far evolvere i distretti in reti di impresa cercando partner anche fuori dal territorio. Vuol dire unire gli sforzi per l’innovazione, superare insieme il nanismo d’impresa. Vuol dire aumentare il peso politico e la sinergia tra nordest e il resto d’Italia. Ma chi se ne fa carico? “Se abbiamo un punto di riferimento, questo per noi è il Veneto” dice Bolla. E la sua è una virata decisa.

Sembra infatti improvvisamente che Verona, dopo anni, abbia smesso di guardare verso gli affari e i salotti di Milano e Brescia, i capoluoghi lombardi delle grandi fabbriche, per accorgersi provvidamente che esiste l’oro veneto e che è doveroso chiedere le “royalties” per lo sfruttamento del giacimento. La faccenda si fa interessante se si guardano i dati strutturali. La città di Giulietta è infatti romantica nell’architettura ma ben solida nel portafoglio. Ha retto alla crisi grazie alla forza delle sue grandi industrie agroalimentari (Rana, Bauli, Arena). È la seconda città italiana per multinazionali produttive (65 solo tra gli associati a confindustria), un grande attrattore di investimenti esteri, in particolare tedeschi. E poi 65 marchi noti a livello nazionale e internazionale, 17 punti in più rispetto alla percentuale media del Pil pro capite e aziende manifatturiere che spaziano in tutti i settori produttivi.

Se a questo poi aggiungiamo il peso economico del NordEst (la locomotiva che nel 2009 trainava l’Italia con i suoi 16 punti in più di Pil della media nazionale pro capite) il quadro si fa ancora più interessante. Qui si concentrano nomi come Benetton, Coin, Diese l, Luxottica, Geox, Lotto, Dainese e tante altre, aziende che nell’anno della crisi hanno esportato per un valore di 80 miliardi contro i 64 dell’anno precedente. Anche qui il Pil cala, ma meno che sul territorio nazionale (-1,9 per cento contro -2,2) ed è nella macroregione dei grandi individualismi e delle grandi contraddizioni (i suicidi dei piccoli imprenditori e la forza delle grandi imprese internazionalizzate) che si cercano soluzioni e finalmente coesione.

Quali le istanze che il nordest porterà avanti? “Defiscalizzazione per chi investe in innovazione, ad esempio” dice Bolla. Insomma, meccanismi meritocratici. Traduzione: il Veneto e il NordEst tutto si stringono attorno alla tutela delle risorse del territorio. “Il Veneto ha già dato molto in termini di spending review. Prima di chiedere ai territori, occorre valutare cosa questi hanno dato” dice Bolla rispondendo al ministro delle Finanze Vittorio Grilli sulle possibili dismissioni di patrimonio pubblico locale.

Ricordiamo che Andrea Bolla all’inizio dell’estate finirà il suo mandato nella Confindustria veronese per poi dedicarsi anima e corpo alla battaglia fiscale nella Confindustria nazionale, dove è già delegato. Verona è amministrata da Flavio Tosi, neosegretario nazionale della Lega nord deciso a giocare il suo ruolo politico sul territorio italiano. E guardare un po’di più al “suo” Veneto forse interessa anche alla Fondazione Cariverona, che non ha sottoscritto per intero l’aumento di capitale in Unicredit riducendo la sua partecipazione. La riorganizzazione delle province inoltre, farà della città scaligera un baricentro nevralgico per gli spostamenti tra nord e sud, est ed ovest, lungo le grandi direttrici del traffico europeo. Un ruolo, quello di Verona, destinato a contare.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

Scrivimi a: antbersani@alice.it

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