Università, le dieci migliori per trovare lavoro
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Economia

Università, le dieci migliori per trovare lavoro

La Global Employability Survey premia l'Europa, e soprattutto l'Italia, ridimensionando Cina e Stati Uniti

Circa un mese fa il Times Higher Education ha diffuso l'ultima classifica sulle Università più prestigiose del mondo, il World University Rankings 2013-2014  (WUR). Una classifica che giudica gli Atenei da cinque diversi punti di vista: prospettive di impego, didattica, pubblicazioni, ricerca e scenario internazionale. Una graduatoria che, come tutti gli anni, ammette alla top ten solo i college più prestigiosi di Inghilterra e Stati Uniti, relegando quelli italiani (e di molte altre capitali del vecchio Continente e dei paesi emergenti), alle ultime posizioni, nonostante gli enormi passi avanti compiuti negli ultimi anni dalle Univeristà asiatiche.

Tutto questo succede per due motivi: anzitutto perché si utilizzano criteri di valutazione sfacciatamente anglosassoni, e gli Atenei del resto del mondo, anche se stanno (a volte disperatamente) cercando di adegarsi, hanno ancora bisogno di molto tempo per riuscire a mettersi in linea con gli standard anglosassoni, e devono farlo senza dimenticare le loro specificità nazionali e culturali. In secondo luogo, perché le prospettive di impiego sono valutate alla pari di tutti gli altri criteri. Dettaglio che influenza non poco la graduatoria finale.

Conferma questa ipotesi un'altra classifica, la Global Employability Survey realizzata dalla società Emerging and Trendence. Questo studio si è posto l'obiettivo di individuare quali sono le Università dove le aziende preferiscono reclutare giovani da assumere, rendendosi conto che anche se nelle prime dieci posizioni la rapresentanza anglosassone continua ad essere dominante, la top 150 lascia molto più spazio al resto del mondo, e anche all'Italia.

Ai primi dieci posti si sono piazzati, rispettivamente, Oxford (GB), Harvard (Usa), Cambridge (GB), Stanford (Usa), Massachusetts Institute of Technology (Usa), Princeton (Usa), Columbia (Usa), Yale (Usa), California Institute of Technology (Usa), e l'Università di Tokyo (la prima delle non anglosassoni). Rispetto alla classifica del WUR, ad esempio, dalla top ten sono rimaste fuori University of California, Berkeley (Usa), University of Chicago (Usa), e l'imperial College of London (GB).

Tra gli istituti che offrono maggiori opportunità di impego, invece, dopo la principale Università giapponese troviamo il TU Munchen (Ger, 11), l'École Polytechnique ParisTech (Fr, 16), l'H.E.C. Paris (Fr, 17), l'Hong Kong University of Sciences and Technologies (HK, 18), l'École Normale Supérieure Paris (Fr, 19), e l'Australian National University (Aus, 20).

A seguire università indiane, canadesi, spagnole e svizzere. Altro dato particolarmente rilevante è il fatto che gli Atenei cinesi siano praticamente assenti da questa classifica. Ne sono citate solo cinque, Peking University (26), Fudan University (43, Shanghai Jiao Tong University (56), Tsinghua University (64), e Zhejiang University (147). Ancora, vale la pena sottolineare che le italiane presenti sono quattro: Bocconi (46), Politecnico di Milano (74), Scuola Normale Superiore di Pisa (144), e La Sapienza (146). Infine, guardando al panorama mondiale, domina l'Europa con ben 65 Università, seguita da Nord America (52) e Asia (24).

Cosa vuol dire tutto questo? Anzitutto bisogna sperare che questa nuova classifica aiuti a sfatare il mito dell'eccellenza cinese. La Repubblica popolare ha speso moltissimi fondi per aiutare le sue Università ad allinearsi ai criteri di valutazione anglosassoni, con un successo più che discreto. Questo, però, non significa che nel frattempo sia riuscita a migliorare il sistema educativo nazionale al punto da poter essere competitiva rispetto ai grandi Atenei dell'Occidente. In secondo luogo, questi dati potrebbero risultare utili per convincere anche i più scettici che per avere una buona istruzione non è necessario spendere le cifre folli richieste dalle Univresità statunitensi, perché in Europa, e soprattutto anche in Italia, le strutture di ottimo livello non mancano.

 

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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