Unicredit: cosa prevede il piano per il 2019
ANSA/FABIO PEREGO
Economia

Unicredit: cosa prevede il piano per il 2019

Aumento di capitale da 13 miliardi, svalutazioni per 12,2, circa 6.500 esuberi di cui 3.900 in Italia. E l'ad Mustier si taglia lo stipendio

"Abbiamo sviluppato un piano pragmatico basato su presupposti prudenti, con obiettivi concreti e raggiungibili, in funzione di leve di gestione del rischio e dei costi che sono saldamente sotto il nostro controllo". Così il ceo di Unicredit, Jean Pierre Mustier, nella nota in cui viene presentato il piano al 2019 per il Gruppo. Un piano che prevede una forte riduzione dei costi (anche del personale), svalutazioni per 12,2 miliardi e un aumento di capitale per 13 miliardi di euro.

Obiettivi

Il piano industriale di Unicredit prevede un obiettivo di utile al 2019 pari a 4,7 miliardi di euro, un rapporto tra costi e ricavi inferiore al 52%, un costo del rischio di 49 punti base, un ritorno sul capitale tangibile al 9% e un indicatore di solidità patrimoniale (Cet1 fully loaded) superiore al 12,5%, con una distribuzione cash superiore al 20%.
Inoltre una migliore redditività con Rote (return on tangible equity) superiore al 9% dal 2019 e un . Al 2019 inoltre viene visto un costo del rischio del Gruppo a 49 punti base, in calo di 40 punti base rispetto al 2015.

Aumento di capitale

13 miliardi di euro. A tanto ammonta l'aumento di capitale lanciato da Unicredit che dovrà essere deliberato dall'assemblea straordinaria dei soci convocata per il 12 gennaio. L'aumento è interamente garantito grazie a un accordo di pre-garanzia (pre-underwriting agreement) con una serie di banche che si sono impegnate, "a condizioni in linea con la prassi di mercato per operazioni analoghe - a sottoscrivere un contratto di garanzia per l'eventuale inoptato dell'aumento dell'aumento di capitale". Le banche sono, oltre a UniCredit Corporate & Investment Banking, Morgan Stanley, UBS, BofA, Merrill Lynch, J.P. Morgan, Mediobanca, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs.

Svalutazioni

Il gruppo ha deciso per una svalutazione di asset e crediti per 12,2 miliardi nel quarto trimestre dell'anno contestualmente ad un processo di riduzione del rischio che prevede una cartolarizzazione di 17,7 miliardi di sofferenze (Npl) di cui è prevista la cessione nel corso del piano strategico. A questo scopo, il gruppo ha siglato due accordi separatamente, uno con Fortress e l'altro con Pimco, per trasferire due portafogli di npl in una nuova e indipendente entità in cui Unicredit avrà una quota di minoranza.


I tagli previsti

Sono previsti risparmi annui ricorrenti netti per 1,7 miliardi di euro e un rapporto costi/ricavi del Gruppo inferiore al 52% dal 2019.

Riduzione del personale

Il piano prevede ulteriori 6.500 esuberi netti entro il 2019 di cui 3.900 in Italia (800 filiali) per una riduzione totale netta degli FTE (dipendenti a tempo pieno, ndr) di circa 14.000 unità entro il 2019. Quedti tagli "riguardano il nuovo perimetro del gruppo" e dunque escludono le cessioni di banca Pekao e di Pioneer.



Politica sui dividendi

Nessun dividendo è previsto per il 2016 ma il piano parla di una politica di distribuzione dei dividendi cash compresa tra 20% e 50% entro il 2019.

Mustier si taglia lo stipendio

L'a.d. di Unicredit, Jean Pierre Mustier, si taglierà lo stipendio del 40% a 1,2 milioni di euro. Inoltre non percepirà bonus annuali per il 2016 e per tutta la durata del piano, e neppure buonuscite nel caso lasci l'incarico nella banca. L'unica forma variabile di remunerazione sarà costituita dai consueti piani di
incentivazione a lungo termine. Mustier inoltre investirà 2 milioni di euro in azioni Unicredit. La revisione della retribuzione, che dovrà essere approvata dall'assemblea risponde al principio - si afferma - di dare l'esempio dall'alto, allineare gli interessi a quelli degli azionisti e della creazione di valore a lungo termine, avere degli interessi in gioco e non premiare il fallimento.

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