I sosia di Twitter che valgono miliardi ma non fanno utili
Economia

I sosia di Twitter che valgono miliardi ma non fanno utili

Il social network ha sfondato i 20 miliardi di dollari di capitalizzazione e perde 134 milioni. Ma sono tante le aziende di internet dalle valutazioni stellari che non hanno mai guadagnato

Sono territori di bit popolati da milioni di utenti e, potenzialmente, miniere d’oro per pubblicità e servizi a pagamento. Gli analisti li premiano con valutazioni da capogiro in vista di una possibile quotazione in borsa. Eppure, non producono un becco di un quattrino. Twitter è il caso più recente ed emblematico: oltre 11 miliardi di dollari di valutazione prima della quotazione, 25 di capitalizzazione al debutto a Wall Street, ma un bilancio con perdite nette per 134 milioni nei primi nove mesi del 2013. Il regno dei cinguettii è in nutrita compagnia, fa parte di un catalogo di grandi promesse che potrebbero anche non essere mai mantenute.

Pinterest, il social delle bacheche d’immagini di gusti e passioni con 70 milioni di iscritti, è valutato 3,8 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto a otto mesi fa. Piace, dicono le ricerche di mercato, ai giovani e alle donne con alta capacità di spesa, ma non incassa un centesimo o quasi: ha appena introdotto piccoli annunci, per ora in fase di test.

Snapchat fa impazzire gli adolescenti, che si scambiano miliardi di foto con l’effetto speciale di scomparire in pochi secondi dal telefono del destinatario. La app varrebbe già 3,6 miliardi di dollari ma è gratis e senza pubblicità, così come Path, social network dal potenziale di 1 miliardo. Solo un terzo rispetto a Spotify, il popolare servizio di streaming musicale svedese, che però non chiude i bilanci in attivo. Anzi, ha iscritto perdite per 78 milioni nel 2012 in aumento rispetto ai 60 del 2011. Tuttavia, queste valutazioni non sono stellari, esagerate, senza fondamento. Trovano riscontro nelle operazioni messe a segno dagli stessi big dell’hi-tech. Yahoo! ha speso 1,1 miliardi di dollari per la piattaforma di blog Tumblr, Facebook ha sborsato 1 miliardo per Instagram, il social delle foto ritoccate, Google ha scucito la stessa cifra per il sistema di condivisione dei dati del traffico Waze. L’elemento comune fra i tre servizi? Non avere realizzato, almeno per ora, nemmeno l’ombra di un profitto.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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