Tutti parlano di Grexit, tranne i greci
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Economia

Tutti parlano di Grexit, tranne i greci

Analizzando Google e i principali giornali ellenici, emerge come il rischio di un’uscita della Grecia dall’euro sia meno sentito di quanto si pensi

Ormai tutti parlano di Grexit, ovvero l’uscita della Grecia dall’area euro. Lo fanno i politici europei, come il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici e il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schäuble, ma lo fanno anche quelli internazionali, come il segretario del Tesoro USA Jack Lew, e anche il direttore generale del Fondo monetario internazionale (Fmi) Christine Lagarde. Eppure, analizzando i dati relativi alle chiavi di ricerca su internet, emerge che in Grecia l’attenzione a questo scenario è assai minore che nel resto del mondo. 

L’analisi di Google

Google Trends è uno degli strumenti più veloci e immediati per analizzare l’andamento delle ricerche sul web. E così, verificando quante volte in Grecia è stato cercato il termine Grexit su Google, viene evidenziato un quadro singolare. La prima volta che compare questo termine, ormai diventato di uso comune, risale al 2012, quando il capo economista di Citi, Willem Buiter, lo coniò. La stampa specializzata lo ha adottato presto, seguita poi da quella generalista, e infine dai comuni cittadini. A oggi, parlare di Grexit significa evocare quello scenario estremo, e legalmente impossibile da realizzare, che vede la secessione della Grecia dalla zona euro. Eppure, il termine Grexit continua a essere ricercato su internet. Il suo picco, spiega Google Trends, è avvenuto nello scorso febbraio, proprio dopo la tornata elettorale che ha visto la vittoria di Alexis Tsipras e del suo Syriza. In effetti, andando a ritroso fra i titoli e gli articoli dei media europei sulle vicende elleniche, si potrà notare quante volte è stato utilizzata la parola Grexit. A oggi però, nonostante il pericolo di un’uscita accidentale sia aumentato e i policymaker parlino senza problemi di questa via, chi per smentirla e chi per avallarla, si è registrato un calo nelle ricerche web in Grecia. Non bisogna stupirsi, dati i risultati dei sondaggi ellenici.

Il sondaggio

Uno dei più recenti e più ampi, condotto dalla società demoscopica GPO per Mega tv, ha evidenziato a fine aprile che il 75,6% dei cittadini greci interpellati vuole restare nell’eurozona “a ogni costo”. Il 72,2% di essi, inoltre, si è detto contrario all’idea di un nuovo round alle urne in giugno in caso di totale deragliamento delle negoziazioni tra il governo Tsipras e il Brussels Group composto da Fmi, Banca centrale europea (Bce), Commissione Ue e European stability mechanism (Esm). Allo stesso tempo, però, nel 49,4% dei casi, sostengono di aver paura del Grexit, mentre il 48,9% ha risposto di non considerare questo scenario un pericolo. A ogni modo, la ricerca di notizie, e informazioni, sul Grexit è in calo, sebbene lo stallo nelle trattative sia sempre più lungo, i depositi bancari sempre più ridotti e la liquidità nelle casse del Tesoro greco sempre più risicata. 

I media greci

La situazione è più o meno analoga per quanto riguarda la presenza del termine nei media ellenici di lingua inglese. Il quotidiano Kathimerini, dall’inizio dell’anno a oggi, ha visto la presenza di 125 articoli con al proprio interno la parola Grexit. Solo in maggio, che non è ancora terminato e quindi il numero finale potrebbe essere maggiore, è stato citato 27 volte. È facile prevedere che si sia sullo stesso livello dello scorso aprile, quando il Grexit è stato pubblicato 29 volte su Kathimerini. Su uno dei blog greci in lingua inglese più seguiti nell’ambito della crisi dell’euro area, ovvero GreekReporter, il termine è stato citato per 17 volte in maggio, in netto calo rispetto alle 25 citazioni di aprile e alle 24 di marzo. Il numero più elevato di citazioni, 176 nell’ultimo mese - ma comunque in calo rispetto ad aprile e marzo -, lo detiene l’agenzia di stampa CapitalGr. Ma in questo caso bisogna tener conto che, trattandosi di un tipo di pubblicazione differente per numero di articoli rispetto a un quotidiano, è normale che il volume delle citazioni sia maggiore. 

Il quotidiano Kathimerini, dall’inizio dell’anno a oggi, ha visto la presenza di 125 articoli con al proprio interno la parola Grexit

E i media tedeschi

Chi ne parla molto meno di quanto si possa immaginare è la stampa tedesca. Tre esempi su tutti. La Frankfurter Allgemeine Zeitung nell’ultimo mese ha scritto di Grexit per 22 volte, mentre nello stesso orizzonte temporale Der Spiegel, tenendo conto sia dell’edizione cartacea sia di quella online, ha scritto di Grexit 12 volte. Die Zeit, anche in questo caso unendo digitale e cartaceo, è risultato essere il fanalino di corda, con solo 6 citazioni. E si tratta di numeri in calo rispetto ai mesi precedenti. Contrariamente alle previsioni, unendo citazioni online e cartaceo, la testata più pop della Germania, ovvero la Bild, ha totalizzato 14 Grexit nell’ultimo mese. In totale controtendenza è invece il quotidiano economico Handelsblatt, che solo in maggio ha parlato per 39 volte di Grexit, risultando quindi essere il giornale continentale più ciarliero sul tema, battendo pure il Financial Times, fermo a 31 citazioni.

Handelsblatt, solo in maggio, ha parlato per 39 volte di Grexit, risultando quindi il giornale continentale più ciarliero sul tema

Scarsa percezione?

Ciò che si evince dall’analisi dei dati è che si parla di Grexit più fuori dai confini nazionali che in Grecia. Ciò che cambia potrebbe essere, il condizionale è d’obbligo in assenza di ulteriori dati certi, la percezione data ai cittadini greci dai media domestici rispetto alla reale condizione del Paese. Una situazione, quest’ultima, che in assenza di sorprese nelle prossime settimane, è destinata a peggiorare in modo esponenziale.

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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