I tre paesi migliori per il business nel 2013
Nonostante gli strascichi della crisi economica, l’Irlanda scala la classifica dei mercati che si sono rivelati più accoglienti
Per la prima volta, in testa alla classifica dei Paesi dove è più facile fare business, c’è l’Irlanda. Lo certifica Forbes che ha rielaborato numerosi dati, fra cui quelli del World Economic Forum, della Banca Mondiale e della Cia che sono serviti per mettere a punto la ricerca “The best countries for business ”. L’inchiesta ha preso in considerazione 145 Paesi e undici indicatori come tasso di innovazione, pressione fiscale, corruzione, libertà di commercio, performance azionarie, protezioni per gli investitori.
A dispetto della situazione economica travagliata, dunque, l’Irlanda è riuscita a mantenere in vita un ambiente molto favorevole al business. Anzi, un ambiente sempre più favorevole, perché, nell’ultimo anno, il Paese è riuscito a scalare la classifica: nel 2012, infatti, era in sesta posizione. Sono stati la stabilità dei prezzi e l’andamento esplosivo del suo mercato azionario (che ha segnato +44% nei dodici mesi fino al 20 novembre), oltre a ottime performance per tutte le altre voci del ranking che hanno permesso a Dublino di fare un salto in avanti. Quanto alle imprese, sono attratte dall’alto tasso di istruzione e dalla bassa tassazione che si attesta al 12,5%, una fra le più limitate in Europa. A questo si aggiunge l’impatto della crisi economica sul mercato del lavoro che, se da un lato ha ridotto i salari del 17% fra il 2008 e il 2011 rendendo per le imprese più economico il costo del lavoro, dall’altro ha prodotto una disoccupazione a doppia cifra: il 12,8% della popolazione, infatti, non lavora. Per le imprese, questo si traduce in un vasto pool di talenti a disposizione.
Al secondo posto, c’è la Nuova Zelanda che cede il podio all’Irlanda. Con un Pil da 170 miliradi di dollari, è il mercato più piccolo fra i primi dieci, ma uno di quelli che registra la crescita più rapida con +2,5%. In particolare, la Nuova Zelanda ha ottenuto i risultati migliori in quattro parametri fra cui libertà personale, protezione per gli investitori, bassi limiti burocratici all’impresa e bassa corruzione. Terza posizione, infine, per Hong Kong, che mantiene il risultato raggiunto lo scorso anno, nonostante un rallentamento della crescita economica. Il Pil, infatti, ha registrato + 1,4% lo scorso anno, contro il +5% del 2011. Hong Kong, inoltre, ha ottenuto alcuni fra i punteggi più alti nella protezione degli investitori, nella libertà del commercio, nella pressione fiscale e nelle basse barriere burocratiche all’ingresso.
Infine, nei primi cinque posti della classifica seguono Danimarca e Svezia. L’Italia si deve accontentare del 37° posto, mentre gli Stati Uniti continuano la parabola discendente. Il programma di allentamento monetario della Federal Reserve ha portato a una distorsione dei prezzi e, sul lungo periodo, potrebbe tradursi in una crescita dell’inflazione. Il Paese, inoltre, riceve voti molto bassi anche per quanto riguarda il peso della tassazione e la complessità del sistema fiscale che, è stato stimato, richiede 175 ore di lavoro all’anno a un’azienda di medie dimensioni per far fronte alle richieste del fisco.