Tobin Tax al via e le altre tre tasse sul risparmio
Economia

Tobin Tax al via e le altre tre tasse sul risparmio

Come funziona e chi deve pagare la nuova imposta sulle compravendite di azioni e derivati, che si aggiunge a una sfilza di balzelli sugli investimenti

Temuta da molti e attesa da mesi, alla fine è arrivata. Oggi è entrata ufficialmente in vigore la Tobin Tax, la nuova imposta sulle compravendite di azioni che, dal prossimo 1° luglio, colpirà anche la negoziazione di prodotti derivati. Per adesso, l'effetto atteso da diversi osservatori non c'è stato: oggi, a Piazza Affari, il volume di azioni scambiate in mattinata è rimasto invariato attorno a 340 milioni di pezzi, in linea con i livelli di ieri, anche se bisognerà aspettare la serata di oggi per tirare un bilancio definitivo. Il debutto della Tobin Tax non ha provocato dunque un crollo degli scambi, come invece qualcuno temeva.

TOBIN TAX: LA TEGOLA SUL RISPARMIO

Ecco come funziona il  balzello che ha debuttato oggi e che si aggiunge a una sfilza di  tasse sul risparmio e sugli investimenti entrate in vigore in Italia negli ultimi 2 anni.

La Tobin Tax (il cui nome deriva dall'economista americano e premio Nobel, James Tobin, che la ideò negli anni '70) è un prelievo dello 0,12% (0,1% dal 2014) che viene innanzitutto applicato sul capitale investito in un'azione quotata alla borsa di Milano. Per i titoli comprati su mercati non regolamentati (over the counter-Otc), l'aliquota è pari allo 0,22% (0,2% nel 2014). Esempio:chi compra azioni per 10mila euro, dovrà versare in linea di massima una tassa di 12 euro (10 euro nel 2014), che salgono a 22 euro se l'acquisto avviene al di fuori del listino milanese, su un mercato Otc.

La tassa sarà pagata soltanto dall'acquirente e non dal venditore. Sono però esenti i titoli di società estere, quelli di aziende con una capitalizzazione (cioè un valore in borsa) inferiore a 500 milioni di euro e le operazioni intraday, che si concludono (con l'ordine di acquisto e vendita) nell'arco di una sola seduta di borsa. Dunque, per l'esistenza di tutte queste esenzioni, possono presentarsi molte casistiche diverse. Ecco, di seguito alcuni esempi concreti, ricavati da sito www.tobin-tax.it , in cui è possibile calcolare l'importo dell'imposta dovuta.

- Un investitore italiano compra le azioni di una società a piccola capitalizzazione, inferiore a 500 milioni (per esempio il gruppo siderurgico Danieli&C.)  oppure quelle di una società estera non quotata a Piazza Affari  (per esempio la francese Total) In questo caso, non dovrà versare nessuna tassa.

- Un investitore acquista i titoli di una società a grande capitalizzazione (per esempio le  azioni Eni o Enel che sono soggette all'imposta) e li rivende prima della fine della seduta. Anche in questo caso, l'investitore non dovrà pagare la Tobin Tax.

- Un investitore acquista i titoli di una società a grande capitalizzazione (su cui si applica la  tassa) e, alle 20.30 dello stesso giorno (cioè al termine della  seduta ordinaria e della fase del dopo-borsa), le ha ancora nel  portafoglio. In tal caso caso, l'investitore dovrà versare al fisco lo 0,12% del capitale investito (con una trattenuta che viene  prelevata dall'intermediario)

- Un investitore acquista alcuni titoli di una società a grande capitalizzazione (su cui si applica  la tassa) e, alle 20.30 dello stesso giorno, ne rivende soltanto una parte, per esempio 500 azioni, su 1.000 comprate. In questo  caso, l'imposta graverà soltanto su 500 titoli, cioè sulla  differenza tra il numero di azioni tenute nel portafoglio e quelle  rivendute (che si chiama saldo positivo di fine giornata).

Per gli investitori prefessionisti, invece, è prevista un'ulteriore imposta in forma ridotta, con aliquota dello 0,02%, che colpirà le compravendite ad alta frequenza (high frequency trading). Si tratta degli ordini di acquisto e di vendita immessi nell'arco di pochi minuti o secondi (con obiettivi speculativi) che spesso vengono annullati. Il prelievo scatterà quando il numero di operazioni annullate supera il 60% di quelle realmente concluse.

Diverso è invece il sistema dei prelievi che colpiranno da luglio i prodotti finanziari derivati. Saranno soggetti alla Tobin Tax le opzioni, i future, i cfd (contract for differennce), i covered warrant e i certificati sulle azioni e sugli indici italiani. L'imposta verrà applicata in somma fissa su entrambe le parti  (cioè sia sul compratore che sul venditore), per un importo che varia tra 1,8 centesimi e 200 euro, a seconda del valore della transazione e della tipologia di strumento utilizzato. Sono invece esenti dalla Tobin Tax i derivati sulle azioni e sugli indici esteri, così come le compravendite di obbligazioni, di titoli di stato, di valute, Etc ed Etf (exchange traded fund), cioè i fondi le cui quote possono essere scambiate in borsa come le azioni.

Va ricordato, infine, che dall'inizio del 2012 il risoparmio degli italiani è colpito anche da altri balzelli, che hanno un peso ben maggiore della Tobin Tax. Eccoli elencati di seguito.

- Il  prelievo del  20% sulle rendite finanziarie,  cioè gli interessi e i guadagni in conto capitale (capital gain)  ottenuti con le azioni, le obbligazioni societarie, i fondi comuni di investimento, le polizze sulla vita (escluse quelle che investono esclusiavamente in Buoni del Tesoro), i conti correnti e i conti di  deposito. I titoli di stato, i buoni fruttiferi  e i libretti  postali sono soggetti invece a un'aliquota più bassa del 12,5%.

- L'imposta  di bollo,  cioè la mini-patrimoniale introdotta all'inizio del 2012 dal  governo Monti. Chi ha dei risparmi investiti in azioni, obbligazioni  societarie, buoni fruttiferi postali, conti di deposito e alcune categorie di polizze assicurative (unit e index linked) deve pagare  ogni anno una somma pari allo 0,15% del capitale investito con una soglia minima di 34,2 euro.

- L'imposta  di bollo viene applicata in una somma fissa di 34,2 euro soltanto sui libretti postali, sui conti correnti ordinari delle  banche e sulle polizze vita del ramo I (che investono  prevalentemente in titoli di stato). Sono esenti i libretti e i  conti con una giacenza inferiore a 5mila euro.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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