Tfr in busta paga, di quanto crescerebbero gli stipendi
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Tfr in busta paga, di quanto crescerebbero gli stipendi

Per rilanciare i consumi, il governo vuol permettere ai lavoratori di percepire sul salario anche le quote della liquidazione. Ecco cosa cambierebbe

Una parte del Tfr liquidato nella busta paga. È l'idea avanzata dal premier Matteo Renzi che  potrebbe trasformarsi presto in una misura concreta del governo, in vigore a partire dal 2015 . In pratica, per far crescere gli stipendi e rilanciare i consumi, l'esecutivo onsentirebbe ai lavoratori di percepire subito, nella busta paga, almeno la metà della quota di salario che viene accantonata ogni anno per la liquidazione e che si chiama appunto trattamento di fine rapporto (Tfr).


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Quali sarebbero gli effetti sulle retribuzioni?

I potenziali aumenti dipendono da quanto guadagna il lavoratore, visto che il Tfr è proporzionale allo stipendio e ammonta a circa il 6,9% del salario annuo, esclusi i compensi occasionali e straordinari. Per calcolare gli effetti del provvedimento studiato dal governo si possono fare a grandi linee alcuni esempi, che vanno presi però con il beneficio di inventario, poiché restano da chiarire diversi punti. Primo, non è ancora chiaro se tutti i lavoratori potranno avere il Tfr in busta paga. Inizialmente, potrebbe esservi una sperimentazione riservata ai dipendenti del settore privato (saranno esclusi gli impiegati pubblici) e sembra quasi sicuro che si tratterà di un'opzione facoltativa. Spetterà cioè allo stesso lavoratore la scelta se incassare le quote della liquidazione o tenersele da parte.

Inoltre, non è ancora ben chiaro come i potenziali aumenti di stipendio verranno tassati, cioè se saranno soggetti all'irpef (come gli stipendi) o, più probabilmente, a un'aliquota agevolata. Infine, va ricordato che circola anche l'ipotesi che il trattamento di fine rapporto venga liquidato in un'unica soluzione, sotto forma di quattordicesima, anziché mensilmente come un aumento di stipendio.


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Le Simulazioni

Fatte queste premesse, ecco alcune ipotesi dei potenziali benefici che avrebbero le buste paga.

- Un dipendente che guadagna 15mila euro lordi all'anno (cioè 1.000-1.100 euro netti, a seconda del numero di familiari a carico) accantona ogni anno 1.100 euro di Tfr. Facendosi liquidare la metà di questa somma sulla busta paga, avrebbe un aumento di 550 euro lordi all'anno, circa 45 euro al mese. Se su questi importi venisse applicato un prelievo fiscale agevolato del 9-15% (come quello che grava sulle quote di liquidazione destinate alla previdenza integrativa), l'incremento netto di salario sarebbe di circa 470-500 euro all'anno, corrispondente a una media di 40 euro circa mensili.

- Se un lavoratore ha un reddito di 30mila euro lordi (cioè 1.700-1.800 euro netti, a seconda del numero di familiari a carico) mette da parte ogni anno 2.200 euro di Tfr. Facendosi dare il 50% di questa somma sulla busta paga, avrebbe un aumento di 1.100 eurolordi all'anno, cioè circa 90 euro al mese. Se su questi importi viene applicato un prelievo fiscale agevolato del 9-15%, l'incremento netto di salario è di circa 950-1.000 euro all'anno, corrispondente a una media di circa 80 euro mensili.

- Più fortunato sarebbe un lavoratore che guadagna 45mila euro lordi (cioè 2.400-2.500 euro netti, a seconda del numero di familiari a carico) che di solito accantona ogni anno 3.300 euro di Tfr. Il 50% di questa somma liquidato sulla busta paga comporta un aumento di 1.650 euro lordi all'anno, cioè una media di circa 135 euro al mese. Se su tale somma fosse applicata un una tassazione agevolata del 9-15%, l'incremento netto di salario sarebbe di circa 1.400-1500 euro all'anno, corrispondente a una media mensile di circa 120 euro.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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