Telecom Italia, Sawiris e le paure di Patuano
Economia

Telecom Italia, Sawiris e le paure di Patuano

Se il magnate egiziano riuscirà a entrare nel capitale di Telecom Italia è presto per dirlo. Di certo, vorrà comandare. E cambiare la prima linea dei manager, come dichiarato al quotidiano francese Le Figaro

Se il magnate egiziano Naguib Sawiris riuscirà oppure no a diventare il primo azionista di Telecom Italia, ovviamente è presto per dirlo. Così come è presto per sapere se dietro la sua offerta di ingresso nell’azionariato della compagnia ci siano, come si vocifera, altri colossi del settore a partire dal poco amato (in Italia) Carlos Slim, che già in passato ci aveva fatto un pensiero.

Quel che è certo è che per tenere fuori dalla porta un signore che bussa con in mano una borsa da 4-5 miliardi di dollari, di questi tempi, ci vorrebbero motivi molto gravi. Tanto più in una società con un debito di oltre due volte gli utili che ne appesantisce da oltre un decennio conti e strategie industriali.

L’eventuale arrivo di Sawiris nella proprietà di Telecom Italia cambierebbe molti equilibri, sia nelle posizioni degli azionisti (che infatti sono subito entrati in fibrillazione) sia in quelle dei manager. In una intervista a Le Figaro sfuggita ai più il patron della Orascom dichiara che la sua offerta è "condizionata alla possibilità di cambiare il management dell’azienda".

Se mette i soldi, vuole poterla affidare a gente di sua fiducia. È quel che succede in genere in tutto il mondo ed è esattamente quel che lui stesso ha fatto quando comprò Wind (rivenduta un paio d’anni fa ai russi di Vimpelcom), sostituendo con ottimi risultati l’allora amministratore delegato Tommaso Pompei prima con Paolo Dal Pino e poi con Luigi Gubitosi.

Non a caso l’unico a manifestare apertamente freddezza verso l’operazione (dopo il commento relativamente amichevole del ministro Corrado Passera, e quello prudente del presidente Franco Bernabè) è l’amministratore delegato Marco Patuano. "Al momento non si vede la necessità di una ricapitalizzazione", ha detto, sentendo evidentemente traballare la poltrona.

A Sawiris non mancano esperienza e capacità per fare il bis di Wind su scala molto più grande. Gli interrogativi riguardano semmai i soldi. Per quanto possa aver ricavato dalla vendita di Wind a Vimpelcom è difficile che possa disporre di una cifra del genere. Ma non bisogna dimenticare che Naguib è l’esponente più povero di una famiglia di costruttori edilizi fra le più ricche del Medio oriente: insieme al padre e ai fratelli avrebbe sicuramente la forza per svolgere un ruolo di primo piano nell’ex monopolista telefonico italiano.

E per Telecom Italia che cosa cambierebbe con l’arrivo del "Faraone" ? Più di quanto si possa immaginare. A parte le possibili ripercussioni sul comportamento dei soci della holding Telco (Mediobanca, Intesa-Sanpaolo, Generali e la spagnola Telefonica) che oggi controlla l’azienda, la prima conseguenza sarebbe una significativa riduzione del debito, con annessa disponibilità di risorse per nuovi progetti industriali.

La posizione di Telecom si rafforzerebbe al tavolo della trattativa in corso da mesi con la Cassa depositi e prestiti sulla rete in fibra ottica. La spinta a scorporare la vecchia di rame, oggi vissuta quasi come una necessità inderogabile, sarebbe meno pressante, e forse si vedrebbero perfino le risorse per costruire in proprio quella rete ultraveloce da cui si aspetta il decollo dell’economia digitale in Italia.

Sempre che Sawiris i suoi miliardi voglia metterli davvero lì.

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Stefano Caviglia