Telecom Italia e la cordata di fondi per evitare il «ribaltone»
Economia

Telecom Italia e la cordata di fondi per evitare il «ribaltone»

Francesco De Leo cerca di coinvolgere una serie di investitori istituzionali da affiancare agli spagnoli della Telefonica. Per scongiurare lo scontro tra soci

C’è un italiano ben noto nel mondo delle telecomunicazioni fra coloro che, in questi giorni, stanno lavorando per trovare una soluzione allo scacco in cui è finita la Telecom Italia. È Francesco De Leo, ex consigliere della Telecom in quota Ifil all’epoca della fallimentare privatizzazione e da allora sempre attivo ad alto livello nel settore, compresa una lunga frequentazione del vertice della Telefónica come advisor, nata anche dall’amicizia tra l’ex capo dell’Ifil Gabriele Galateri e Cesar Alierta, leader del gruppo spagnolo azionista del gruppo Telecom.

De Leo infatti non lavora contro gli spagnoli ma vuole affiancare loro un po’ di investitori istituzionali che, se non altro, metterebbero dei soldi in Telecom e forse ne eviterebbero il declino per inedia finanziaria: un fondo sudamericano per conto del magnate Carlos Slim (Telecom Mexico), un fondo inglese, uno statunitense e, più prudenti e defilati, gli americani di Blackrock e gli gnomi di Goldman Sachs, in rappresentanza della Findim di Marco Fossati, due soci (Findim e Blackrock) già forti di oltre il 5 per cento ciascuno in Telecom. Intanto il titolo in borsa sta assestandosi dopo l’impennata che l’ha portato dal minimo di 0,48 euro toccato il 6 agosto scorso a quota 0,74 del 21 ottobre.

Tuttavia, il quadro istituzionale in cui si gioca il futuro della Telecom non potrebbe essere più confuso. Il governo è diviso: da una parte ha approvato la normativa sul «golden power», per formalizzare il proprio diritto a imporre lo scorporo e la vendita della rete telefonica fissa (l’asset strategico del gruppo), salvo veti europei; dall’altro lato, per bocca del premier Enrico Letta, ha auspicato la nascita di «campioni europei» delle telecomunicazioni, un apparente assist per le nozze Telecom-Telefónica. Intanto il senatore Massimo Mucchetti ha promosso un vasto movimento bipartisan che sostiene la riduzione al 20 per cento dell’attuale soglia del 30 delle partecipazioni azionarie per l’opa obbligatoria, il che in teoria, e retroattivamente rispetto al contratto tra Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo e Telefónica, imporrebbe agli spagnoli un’offerta pubblica d’acquisto che non hanno né l’intenzione né i soldi per fare.

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Giulio Genoino