Tassi Bce al minimo storico: cosa cambia per famiglie e imprese
CARLO CARINO / Imagoeconomica
Economia

Tassi Bce al minimo storico: cosa cambia per famiglie e imprese

Le decisioni dell'Eurotower avranno effetti positivi anche se limitati sui mutui mentre a pagare saranno i piccoli risparmiatori

Le decisioni dell'Eurotower andranno a vantaggio di famiglie e imprese, anche se Draghi stesso ha ammesso che ci vorranno almeno 3 – 4 trimestri per fare un primo bilancio.

Gli effetti, inoltre, non saranno rilevanti come ci si potrebbe attendere con un tasso Bce allo 0,1%, nuovo minimo storico in Eurolandia.

Anzitutto perché i mutui ancorati al tasso Bce sono ancora pochissimi in Italia e per lo sparuto numero di mutuatari che hanno scelto questa opzione (1 - 2% delle famiglie italiane) una variazione di 15 punti base (dallo 0,25% precedente ad appunto lo 0,10%) si tramuterà in un risparmio di pochi euro all'anno: 72 euro per chi ha un mutuo di 100.000 euro a 30 anni e 96 euro per un mutuo di 150.000 euro a 20 anni, stando alle prime elaborazioni del Codacons.

Lo stesso dicasi anche per i mutui legati all'Euribor e all’Eurirs (gli indici ad hoc per le transazioni tra banche): quando i tassi Bce viaggiavano al 4,25% nel luglio 2008 e i tagli della Bce erano dell'ordine di 50 punti base, l'impatto sull'Euribor, e a cascata sui mutui a tasso variabile, era consistente.

Variazioni così ridotte (si parla di una riduzione dello 0,10% nei prossimi mesi), invece, comportano vantaggi risibili per i consumatori.

Per chi ha un finanziamento in corso a tasso fisso, ovviamente, non cambierà niente, mentre chi non l'ha ancora chiesto dovrà forse aspettare che il taglio deciso da Mario Draghi venga "adottato" sui tassi praticati dalle banche: le previsioni sono di spread sotto al 2% a fine anno.

L'ulteriore riduzione delle aliquote applicate dalle banche (spread), inoltre, potrebbe rendere nei prossimi mesi più vantaggiosa la surroga, ossia il passaggio a un tasso più conveniente.

Un discorso analogo a quello dei mutui a tasso variabile vale per i piccoli risparmiatori abituati a conti di deposito o polizze assicurative: vedranno diminuire (seppur di poco) le remunerazioni, anche se già pagano lo scotto dell'aumento di tasse e bollo.

L'ulteriore calo dei rendimenti di Bot e Btp, invece, rende sempre meno appetibili questi titoli, spingendo così molti risparmiatori ad allocare parte dei risparmi in azioni, che sono però più rischiose, oltre ad avere una tassazione svantaggiosa rispetto ai titoli di stato.

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Quanto al credito a imprese e famiglie, il nuovo Ltro e il passaggio in negativo dei tassi sui depositi dovrebbe disincentivare le banche a parcheggiare grandi somme di denaro che verrebbero quindi dirottate sull'economia reale sotto forma di finanziamenti, anche se è probabile che gli istituti, prima di aprire i cordoni della borsa, aspetteranno l’esito degli stress test in autunno.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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