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ANSA / MICHELE NUCCI
Economia

Tasse e incentivi sulle auto nuove: le cose da sapere

Sta suscitando vivaci proteste l’emendamento alla manovra che introduce la ecotassa sui veicoli nuovi in base alle emissioni di CO2

Ha scatenato subito polemiche l’emendamento del governo alla manovra, approvato in Commissione Bilancio alla Camera, che ha introdotto incentivi, ma soprattutto tasseper le auto nuove, in relazione al loro livello di emissioni di anidride carbonica (CO2), la famosa ecotassa.

Polemiche talmente roventi, che hanno condotto proprio in queste ultime ore il ministro Matteo Salvini a una sorta di precipitosa retromarcia. Nel corso di una trasmissione radiofonica il vicepremier e leader della Lega ha infatti precisato: “Sono contrario ad ogni ipotesi di nuove tasse sull'auto che è già uno dei beni più tassati".

Ma che cosa prevede l’emendamento in questione che, come detto, è stato comunque approvato e che, è bene ribadirlo, era stato promosso dallo stesso governo?

Incentivi e tasse

In sostanza, la novità, che era stata annunciata con grande evidenza dall’altro vicepremier, ossia dal leader dei Cinquestelle Luigi Di Maio, prevede che dal primo gennaio 2019 entri in vigore  un'imposta crescente, dai 150 ai 3.000 euro, se si immatricolerà un'auto nuova con emissioni superiori ai 110 g/km, mentre sarà dato un incentivo, da 6.000 a 1.500 euro, se si acquisteranno vetture con emissioni tra 0 e 90 g/km di CO2.

Un modo, in pratica, per rilanciare soprattutto le vendite di auto elettriche che, come ha sostenuto sempre Di Maio “costeranno di meno” e finalmente acquisteranno un peso maggiore sul mercato, “dove finora hanno avuto una quota irrisoria”.

Il paradosso della Panda

Peccato però che queste, che sicuramente potevano essere considerate delle buone intenzioni, in realtà si sono tramutate in un provvedimento legislativo che, secondo gli operatori del settore automotive, causerà invece non poche distorsioni sul mercato.

In effetti, facendo qualche veloce verifica e applicando le nuove regole contenute nell’emendamento, si scopre che in sostanza ad essere penalizzate saranno soprattutto le piccole vetture utilitarie, mentre i vantaggi maggiori si avranno per le auto di più grossa cilindrata.

Emblematico in questo senso l’esempio riportato dall’Anfia, l’Associazione nazionale filiera industria automobilistica: se si considera il modello più venduto in Italia, ovvero la Panda 1.2 prodotta a Pomigliano, tra le vetture non ibride con le più basse emissioni di CO2, con il nuovo sistema si pagherà un'imposta che varia dai 400 ai 1.000 euro.

Insomma, il vantaggio, come detto, potrebbe essere solo per chi comprerà costose auto elettriche.

Un fronte di protesta compatto

A far sentire la propria voce contraria, è anche l’Unrae, l’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri. “Riteniamo inaccettabile colpire così duramente gli automobilisti italiani con una nuova tassazione sui veicoli di ultima generazione. Più della metà dei veicoli immatricolati sarà infatti vessato da un nuovo tributo: su alcuni di questi, non di lusso, il costo dell’imposizione varrà circa il 10% del costo del veicolo, senza considerare il paradosso – conclude l’Unrae - di iper-tassare auto nuove mentre in Italia potranno continuare a circolare liberamente veicoli di oltre 15 anni”.

Per Federauto, la Federazione italiana concessionari auto, il provvedimento "disincentiva le vendite con gravi conseguenze occupazionali".

Una posizione di chiusura, condivisa anche dai sindacati. "Dal Governo l'ennesimo schiaffo all'industria nazionale e all'ambiente. Queste norme schizofreniche sono un danno per il Paese e i lavoratori" ha affermato infatti senza mezzi termini Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl. Vedremo ora se, alla luce di queste pesanti critiche, il provvedimento sarà rivisto. Ci sarebbe tempo e modo per farlo.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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