Tasi, chi paga in ritardo non rischia niente
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Tasi, chi paga in ritardo non rischia niente

Il Ministero dell’Economia ha fatto sapere che i contribuenti che non rispetteranno la scadenza del 16 giugno non pagheranno sanzioni

Continua la girandola di interventi normativi riguardati la Tasi, la nuova tassa sulla casa che sta diventando un vero tormento per i milioni di contribuenti chiamati a pagarla. L’ultima novità in ordine di tempo è arrivata ieri nel corso di un question time che si è svolto presso la Commissione Finanze alla Camera. Rispondendo infatti ad una specifica interrogazione parlamentare, un rappresentante del ministero dell’Economia ha fatto sapere che per chi dovesse provvedere con ritardo a saldare il primo acconto della Tasi, programmato per il 16 giugno nei Comuni che hanno adottato le delibere sulle aliquote entro il 23 maggio, potrebbero non scattare le sanzioni normalmente previste per i mancati esborsi erariali.

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In realtà, si badi bene, non si tratta certo di un regalo che il fisco intende fare ai contribuenti. La decisione discende infatti da una norma precisa dello Statuto dei diritti del contribuente, in base alla quale, in situazioni di incertezza normativa che caratterizzano il meccanismo di versamento di una tassa, per quest’ultima non scattano le sanzioni in caso di ritardato pagamento. Ebbene, forse mai nella storia fiscale del nostro Paese vi è stata imposta, come nel caso della Tasi, intorno a cui ci sia stata più confusione, più incertezza e dunque più spaesamento da parte del contribuente. Da qui la possibilità, ovviamente legata alla corretta  e puntuale applicazione del citato Statuto del contribuente che, nel caso di mancato pagamento della nuova tassa sulla casa, non scattino i normali aggravi previsti dalle nostre leggi tributarie.

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In sostanza, inutile negarlo, la scelta appare come una palese conferma di impotenza da parte della macchina tributaria statale che, di fronte al caos generatosi intorno alla Tasi, cerca almeno di salvare la faccia allettando i vincoli sanzionatori normalmente previsti. Tra l’altro sulla stessa lunghezza d’onda in queste ore si sta muovendo anche Confedilizia. In un comunicato pubblico, l’associazione che raccoglie a livello nazionale i proprietari di case, ha chiesto espressamente ai Comuni che hanno deliberato le aliquote entro il 23 maggio, di rinviare il termine per il pagamento dell’acconto della Tasi dal 16 giugno al 15 luglio o almeno al 30 giugno. La richiesta si basa sul fatto che innanzitutto molte amministrazioni locali, di propria iniziativa, hanno già deciso autonomamente di prorogare i termini di pagamento del nuovo tributo sugli immobili.

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Inoltre, secondo quanto rilevato dall’Ufficio legale della stessa Confedilizia, l’eventuale differimento della scadenza che altri Comuni potrebbero decidere sulla stesa falsariga, poggerebbe su solide basi legislative. L’art. 52 del DLgs. n. 446/97, secondo Confedilizia, attribuirebbe infatti ai Comuni la potestà di regolamentare le proprie entrate, con i soli limiti relativi all’individuazione e alla definizione delle fattispecie imponibili, dei soggetti passivi e dell’aliquota massima dei singoli tributi, nonché “nel rispetto delle esigenze di semplificazione degli adempimenti dei contribuenti”. E, come già accennato, forse mai in passato, come nel caso della Tasi, si sente la necessità assoluta in questo momento di semplificare la vita ai cittadini, magari ricorrendo proprio ad una proroga sulla scadenza per il versamento dell’acconto del 16 giugno.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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